giovedì 31 gennaio 2013

Edward scissorhands

"... se tagli un ramo non torna a crescere: una ferita vegetale è definitiva e l'unica cosa che possiamo fare è coprirla. Per questo troviamo alberi con cavità, all'interno delle quali nascono funghi che alimentano il tronco. In questo senso, il nostro cuore si comporta come i vegetali. Se lo ferisci non cicatrizza, e la ferita resta aperta. Quello che potrebbe succedere è che nuove esperienze ricoprano di vita quella stessa ferita.
Non riesco a rassegnarmi alla morte di uno dei miei figli: sono passati molti anni, ma ne soffro ancora. Però ho una vita felice insieme a questo ricordo, anche se non esiste conforto. Ho avuto la forza di creare, accanto allo sconforto, altri amori, altre opere, altre soddisfazioni. E' possibile vivere insieme alle ferite."

8 commenti:

  1. Non ho visto A che punto è la notte, non ho letto Jodorowsky, ma visto che il testo è virgolettato, presumo sia suo. L'associazione del cuore con il vegetale è perfetta ed è proprio così. Ma esperienza dopo esperienza, ferita dopo ferita, può succedere che il cuore sia così sanguinante da non riuscire più a pulsare, a vivere.

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    1. Sì, è Jodorowsky. Pur avendone sentito molto parlare - e avendo i suoi film che non ho mai avuto il coraggio di vedere - lo lessi, dapprincipio, giusto un anno fa, quando il mio casumano mi regalò uno dei suoi libri, La danza della realtà, parlandomene in termini entusiastici. Libro che mi ha coinvolta moltissimo al principio, ma che poi per mesi non ho potuto più leggere per ovvi motivi, finché il mio maestro jedi - Edoardo, il mio terapeuta - non me ne ha per caso parlato a sua volta, avendolo lui conosciuto di persona, Jodorowsky, ed essendo stato presente e partecipe ai suoi atti di psicomagia. Allora mi sono fatta coraggio e mi sono comperata quest'altro testo, Psicomagia, appunto, dove tra l'altro c'è quest'affermazione che mi ha colpita moltissimo. N(on virgoletto mai le citazioni. Stavolta l'ho fatto per prendere le distanze dal vissuto doloroso che racconta. Tuttavia queste parole mi sono sembrate di una tale esattezza psichica da parermi imprescindibili.)
      Hai ragione, Ambra. Ho letto la citazione ad Edoardo, prima di riportarla qui, e lui ha osservato che questo è vero solo se le ferite sono cicatrizzate. Perché una ferita cicatrizzata fa male solo quando cambia tempo, mentre una ferita viva, sanguinante, è fonte di grande e costante sofferenza che condiziona l'esistenza. Anche nell'albero, finché c'è la malattia, non c'è la germinazione della nuova vita intorno alla cavità ferita. Il mio obiettivo, oggi - per meglio dire, il mio tentativo - è quello di curarle e chiuderle, queste mie ferite. Ed è quello che auguro con tutto il cuore ad ogni creatura di questo mondo. Con tutto il mio cuore ancora sanguinante...

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    1. Cara, cara, Marti. E' una fatica che noi conosciamo bene... Però ogni infinitesimo passo avanti, compiuto con sforzi tali che al confronto quelli erculei o titanici sono bazzecole, quanto ci affranca, quanto ci arricchisce, quanto ci rende più forti. Il tuo ultimo post ne è l'esempio. Perché alla fine questo nostro avanzare travagliatissimo è, semplicemente, un avanzare all'interno di noi stessi, per riscoprire che là dentro, nel nostro nucleo profondo, essenziale, sta il nostro baricentro che è la nostra sicurezza interiore; e che il consolidamento di noi stessi è l'unico autentico, efficace appiglio a cui aggrapparci, e non ce n'è un altro in tutto l'universo, e alla fine è una cosa fantastica, perché sta tutta esclusivamente nelle nostre possibilità e non dipende dalla capricciosa volontà di nessun altro :)

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    2. preparati che non appena passa questo nebbione e questo gelo, un sabato vengo a Roma a trovarti ... queste cose vanno discusse di presenza ;)

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  3. Letto il testo e considerato il fatto che ho un bassissimo livello di cultura ed intelligenza, ciò che mi limito a dire è che per me rassegnarmi alla morte di un figlio - ne ho una solo - non ci riuscirei mai.

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    1. O sapientissimo amico mio, Jodorowsky ne ha cinque, di figli. Ma ognuno è come fossero tutti. E ognuno è un figlio unico. Anche se ne avessero dieci, nessuno può mai rassegnarsi alla morte di un figlio. Mai.

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