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lunedì 29 luglio 2013

La tempesta

"Se con la vostra arte, mio caro padre, avete
spinto a questo ruggito le onde scatenate, placatele.
Sembra quasi che il cielo voglia rovesciare fetida pece, 
ma il mare, gonfiandosi fino al volto dell'aria, 
ne spegne bruscamente il fuoco. Come ho sofferto
con quelli che ho veduto soffrire! Una bella nave,
che senza dubbio aveva a bordo nobili creature,
ora è un mucchio di rovine. Oh, quel grido ha colpito in pieno
il mio cuore! Sono tutte morte, quelle povere anime.
Se io fossi una divinità potente, avrei
sprofondato il mare nella terra prima
che inghiottisse così quella bella nave
con il suo carico di anime."
"Sìì serena, 
non angosciarti più. Dì al tuo cuore pietoso
che non è accaduto alcun male."

Prendete una, anzi, due notti della seconda metà di luglio: una di pioggia e freddo fuori stagione, la successiva altra tiepida e piacevole.
Prendete una natura leonardesca che in quel periodo dell'anno offre spettacoli di verdi vigneti sciorinati al sole affiancati a campi sterminati di girasoli giallo oro, nel pieno rigoglio della fioritura, senza soluzione di continuità, circondati da filari di ascetici cipressi e macchie di boschi ubertosi.
Prendete un gruppo di abitanti di quelle rinascimentali terre, tra la Val D'Orcia e la Val di Chiana, pei quali tanta natura armoniosa al limite del sublime è abituale cornice dell'esistere, atmosfera che contagia lo spirito e lo inclina spontaneamente all'amore per il bello, per l'arte, pel godimento di quell'intensa, gioiosa sensualità che si effonde nel petto.
Prendete un metatesto ermetico, suggestivo, onirico come La tempesta di Shakespeare, e datelo in pasto a costoro, che dei suoi versi si nutriranno con diletto e devozione fino a farsene possedere, divenendone, non interpreti, ma veicoli semantici, parole vive, incarnate, risuonanti.
Prendete un teatro che è una piccola accogliente bomboniera, capiente al punto giusto per consentire ad uno spettatore di assaporare appieno la delizia di ogni dettaglio dell'amorosa condivisione di quest'ambrosia; e pigliate indi, la sera successiva,  la vasta e misteriosa corte, adorna di scenari fiabeschi, di un castello quattrocentesco in cima ad un colle, con la luna piena infissa allo zenith del cielo, ad arricchire a dismisura la malia di quella coralità di voci e di volti, ed aumentare esponenzialmente lo scambio di emozioni tra recitanti e pubblico, in un gioco di rimandi di sentimenti - passione dei primi, gaudio dei secondi, e passione amplificata pel gaudio percepito, e gaudio accresciuto dalla percezione del dono di quella passione potenziata - che è circolazione di purissima energia affettiva.
Unite tutti gli elementi, e avrete un'esperienza profondamente terapeutica per l'anima.
Una tempesta di vita.

(E questa settimana ci ho rifatto, regalandomi un altro meraviglioso week end in quegli ameni luoghi per assistere a La malattia della famiglia M, un gioiello di piéce messa in scena in un gioiellino di teatro liberty, il Concordi di Acquaviva di Montepulciano, da un altro grande artista che ho avuto l'onore di conoscere su FaceBook, che in questi frangenti va benedetto.

La stragrande maggioranza della gente cura la depressione farmacologicamente.
Io l'ho combattuta, e vinta, con il teatro, l'arte, la frequentazione di persone positive, il taglio di aborti di relazioni negative, e la contemplazione della natura.

Sono fiera di me stessa. E sono risorta.)



"Le nostre rappresentazioni sono finite. Questi nostri attori,
come vi ho detto, erano spiriti,
e sono svaniti nell'aria, nell'aria sottile.
E, come l'edificio senza fondamenta di questa visione,
così le torri ammantate di nubi, gli splendidi palazzi,
i templi solenni, lo stesso immenso globo,
sì, e tutto quel che racchiude, si dissolveranno,
e, simili all'incorporea rappresentazione ora svanita,
non lasceranno traccia. Siamo della sostanza
di cui sono fatti i sogni..."



giovedì 21 luglio 2011

Allegria di naufragi

... E poi, quando la tua barchetta ha superato avventurosamente anche quest'ultima burrasca, succede che sulla spiaggia deserta dove sei riuscita ad approdare e dove ora stai tirando il fiato e cercando di riparare ancora una volta alla bell'e meglio le falle tu ti veda venire incontro una persona che non ti aspettavi di trovare lì: un giovane scanzonato filibustiere che senza parere ti scarica ai piedi una cassa di pietre preziose, parte del bottino delle sue scorribande, e poi se ne va, ruvido e burbero, così come era arrivato, senza voltarsi indietro, e tu lo guardi andar via con la sorpresa negli occhi e nel cuore un caldo, profondo senso di gratitudine.
E ti dici che nel tuo viaggio che sta per riprendere cercherai di non disperderlo, il magnifico tesoro che questo generoso pirata ti ha donato.