Qualche giorno fa mi sono scoperta una nuova cicatrice sull'avambraccio sinistro, appena più su del polso (o più giù, a seconda della direzione dello sguardo, se dalla mano alla spalla, o viceversa).
Due chiare minuscole striscioline parallele, unite da un lato a formare un vertice arrotondato. Tipo il profilo della testa di un microscopico tirannosauro.
E mo' quando me la so' fatta questa?
Se rifaccio l'inventario dei miei segni:
1) le chiazze più scure di pelle, adesso appena distinguibili, sul polso destro, ricordo delle ustioni del 25 aprile di qualche anno fa, quando per attizzare la fiamma nel camino mi feci esplodere in mano la bottiglietta dell'alcool denaturato e il braccialetto d'oro arroventato dal fuoco mi mangiucchiò la carne;
2) la mezzaluna sulla punta dell'anulare sinistro, che mi tranciai di netto una notte di giugno di quattordici anni fa nell'incauto tentativo di tagliare con un coltellaccio da cucina l'involucro di una busta di latte in polvere per la pappa di mia figlia neonata;
3) il quasi impercettibile ricamo a rilievo dei tre punti sopra il sopracciglio sinistro, retaggio di una caduta nella tenebrosa lavanderia sotto strada dove le suore ci rinchiudevano a giocare nei dopopranzi invernali (el sòtano, lo chiamavano tra di loro le molte di origine spagnola, quella sorta di locale cantina senza finestre, senza arredi, senza pavimento, con una lampadina nuda che penzolava dal soffitto);
4) l'altro, ormai inavvertibile, dei quattro punti sul mento che, in un triste sabato pomeriggio d'inverno del mio quinto anno di vita, mi fu spaccato in due come una mela dallo scalino di marmo della portafinestra del terrazzo di casa sul quale si arrestò il volo causato da un ventaglio di lucidi e quanto mai scivolosi fascicoli di Fiabe Sonore dei Fratelli Fabbri Editori;
5) Il bozzetto cistoso sul mio cranio spuntatomi in seguito alla suppurazione di altri punti che mi diedero quando, a quattordici anni, alzando di slancio la testa per guardare in preda ad un impeto romantico le stelle fuori dalla finestra della camera da letto, mi conficcai la maniglia di ferro della medesima nel cuoio capelluto...
per quanto mi sforzi, a questo segnetto a forma di tirannosauro non riesco ad associare alcun ricordo.
Boh. Sarà una smagliatura.
Bella lei! :D
RispondiEliminaPS: Ci sono anche io nel club dei "disastri", con meno cicatrici solo perché ho la pelle più dura! :D
Ahia.
RispondiEliminaIo solo sul mento di cicatrici ne ho tre: bambina recidiva.
Care ragazze! Ero certa che non mi avreste delusa. :D
RispondiElimina