Di nuovo lunedì.
Di nuovo, dopo alcune settimane scombussolate, fatte di minuti sconvolgimenti, turbamenti e scarti anche nell'ordine rassicurante della mia quotidianità, mi trovo a praticare la vecchia, cara consuetudine di percorrere i giardini di Piazza Vittorio per andare al lavoro.
Alle mie spalle la basilica di Santa Maria Maggiore, in fronte a me la luce bassa e densa del sole nascente che illumina i profili dei palazzi e mi entra nella mente trapassandomi una frotta di pensieri.
All'orizzonte l'azzurro abbagliante del cielo, in contrasto con l'ombra che mi circonda e mi avvolge come un'immersione in mare all'alba.
Sotto i miei piedi l'umido della terra, nelle narici l'odore dell'erba bagnata.
Nessun suono nella mia gola, nessuna parola sulle mie labbra chiuse. Nelle orecchie, sparata dalle cuffiette del walkman, la musica di questa canzone.
Nell'anima l'agognata, ritrovata sensazione di abbraccio panico, il dilatarsi dei polmoni in un respiro di amore universale che tutto contorna e tutto accarezza.
Nell'estasi che mi pervade e mi dissolve io sono l'intero di quel che percepisco, sono alberi e siepi e rosse foglie cadute e cani che si scapicollano abbaiando e giostre immobili e deserte e sassi e marmi e gente che incrocio nel mio passare. Io sono io e sono tutto, perché tutto comprendo.
Sono pianta animale essere umano. Vibro e pulso e silenziosamente ascolto ogni voce e ogni grido e ogni sussurro. Il sangue che mi scorre nelle vene mi lega a tutto il resto, in un'osmosi inarrestabile che mi colma di senso e mi fa toccare il velo che copre il mistero del sublime. Con gli occhi scruto gli occhi delle persone che incontro, il ragazzo svagato e sorridente di un suo pensiero segreto, la donna stanca con le borse sotto gli occhi, l'uomo che corre in tuta, vedo col cuore nei loro cuori. Sentendo in loro il mio stesso dolce peso, l'affanno squisito della finitudine, tragedia e ricchezza dell'umanità, invidia degli dei.
Sono viva, viva, viva, e consapevole di esserlo. Di una consapevolezza che mi rende talmente salda, autentica, concreta, che tutti miei rovelli passati, presenti e futuri, i miei sentimenti, i miei desideri, trovano il giusto posto in un attimo infinito di armonia perfetta, insostenibile per una creatura mortale.
Esplodo, e son quieta. Nel dolore c'è la gioia, nel tormento la serenità, nell'ebbrezza la pace.
Sono pronta per un'altra settimana.
Ieri domenica, con una gru mobile alcuni operai stavano lavando i vetri dell'edificio dove lavori.
RispondiEliminaQuesta mattina alle undici da Piazza Vittorio con Santa Maria Maggiore alle spalle e in faccia il sole camminavo su Via Conte Verde per rientrare a casa.
La rom non era al semaforo.
Forse fa la pausa caffé.
Questa mattina alle undici sono andata a prendere un caffellatte col mio collega Claudio al bar rimesso a nuovo a Via Bixio, tratto tra Via Conte Verde e Via Principe Eugenio! Mannaggia, lo sapevo che eri vicino, avevo percepito le vibrazioni, accidenti :D
RispondiEliminaPensa che passo quasi ogni mattina davanti quel bar come pure davanti quello di fronte al supermercato Emmepiù in Via Principe Eugenio.
RispondiEliminaIo vengo proprio da via Bixio, dove abito, dopo la scuola Di Donato, vicino a via Emanuele Filiberto.
Chissà se un giorno...
Se è destino accadrà! ^^
RispondiEliminaAbbraccio panico, eroici furori :-)
RispondiElimina... "Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge" !
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