E nel frattempo coraggio, Cri. Raccogli i tuoi frammenti e va' a dormire.
Ti tengo stretta io.
domenica 30 settembre 2012
venerdì 28 settembre 2012
giovedì 27 settembre 2012
Pink flamingos/2
E adesso, per celebrare degnamente lo sconfinamento delle 25.000 visualizzazioni di questo blogghino, facendo un po' la vaga nella speranza che passi inosservato salvando il mio onore - ché ci vuole una bella spudoratezza ad osare tanto -, tiro fuori dal fondo della pattumiera l'altro mio rifiuto musicale del cuore.
Ooooooh. Questo, più che un rifiuto, è una discarica intera. E' l'apoteosi dell'immondizia.
Venditti non è solo melenso, gregoriano come Baglioni - la cui tendenza madonnara è incarnazione di una specifico e precipuo aspetto dell'indole trash, "de panza", della romanità.
Venditti è il vessillifero di un'altra corrente, ancora più caratteristica: la paraculaggine.
Dopo i primi albori diffusamente "impegnati" in coppia con De Gregori, difatti, egli - vuoi per sua naturale inclinazione, vuoi per la discreta influenza di qualche addetto ai lavori che nella sua vocalità forse intravede prospettive di rientri economici da hit parade - scivola progressivamente dall'ispirazione alla commercializzazione. Per cui, dopo essersi mantenuto in precario equilibrio tra arte e mercato fino a Sotto il Segno dei pesci (uscito nel 1979), negli anni ottanta, pregni di edonismo reaganiano, si sbraca senza pudore, diventando un idolo del pop melodico con un'offensiva a palle incatenate di tre LP di seguito, uno più scafato dell'altro: Cuore, Venditti e Segreti, e - badaboum badaboum! - il grande botto di In questo mondo di ladri.
Io, ovviamente, li adoro tutti e tre. Sono la colonna sonora della mia giovinezza, delle mie timide speranze, del mio aprirmi alla vita. Cuore, del 1984, sono i miei vent'anni. Con Venditti e segreti, 1986, comincio a lavorare in mezzo alla gente che lascerà un segno perenne nella mia esistenza, nel posto dove passerò i tre anni più faticosi e più stimolanti della medesima. Con In questo mondo di ladri, nel momento clou, che come tutte le vette di massimo fulgore già porta in sé i germi della decadenza, mi congedo in bellezza da quel mondo che rimpiangerò per sempre per andare a seppellirmi nella pubblica amministrazione.
Mi ricordo sabati e domeniche passati a studio, con il mio amato capo che si affacciava a dare uno sguardo, ancora più bello e cool nei vestiti informali del week end. Mi ricordo nottate passate a quadrare bilanci, o a lavorare per la verifica della Guardia di Finanza, intermezzate da certi pasticcini raffinatissimi che lui ci portava per confortarci e coccolarci un po', e da tanta musica. Questa.
E da In questo mondo di ladri, siore e siori, ecco la punta di diamante, la canzone più ruffiana che Venditti abbia mai scritto, che non a caso egli sostiene essere la sua preferita.
E' anche la mia.
E ogni volta che la risento la dedico nel mio cuore melenso a coloro che nel mio cuore dimorano.
Ricordati di me.
(Sniff. Questa musica mi rende sempre felice. Come sono banale...)
martedì 25 settembre 2012
È la fede degli amanti | come l'Araba Fenice | che vi sia ciascun lo dice | ove sia nessun lo sa
"Ci sono diversi tipi di amicizie. Io distinguo tra amici e amici stretti. L'amicizia stretta è sempre un impegno: non puoi avere un amico stretto se tu sei amico di qualcuno e quello non è amico tuo. Se hai un amico stretto hai fiducia incondizionata nell'altro e viceversa e questo tipo di amicizia si accompagna all'amore, a quel tipo di amore che può forse avere anche una dimensione erotica, sebbene non una dimensione sessuale. L'amicizia che non è amicizia stretta è qualcosa di diverso. Siamo amici perché siamo coinvolti nelle stesse cose, abbiamo interessi comuni, ci sentiamo molto vicini l'un l'altro ma non è lo stesso tipo di impegno assoluto che esiste nell'amicizia stretta."
(Estratto dell'intervista ad Agnes Heller su D)
domenica 23 settembre 2012
Scontro di titani
Far star bene una masochista, ecco il vero sadismo.
sabato 22 settembre 2012
Pink Flamingos/1
Oggi, siccome ho il vizio di coltivare i miei pensieri ossessivi e amo rigirarmi nella mia melma interiore, ed è sabato, giorno in cui molta gente normale fa le pulizie, mi è venuto in mente di rivoltarmi un po' nella mia spazzatura.
Dunque questo che segue è un post trash, dove mi accingo a fare outing sulle mie debolezze più recondite e vergognose.
Chi di noi non ha mai subito una fascinazione oscura e invincibile per cose che sente come repulsive? Se ce n'è uno, alzi la mano.
Tutti fermi, eh?
E ora la alzi chi a quella fascinazione cede spesso e volentieri. ZAC! Che foresta! Sembra di stare al live Wembley Stadium '86 durante la performance di Radio GaGa di Freddie. (Che meraviglia! Pensarci mi emoziona ed esalta ancor oggi come allora... Che spettacolo. Prima o poi me lo regalerò in un post.)
Io faccio senz'altro parte della schiera che la alza. Anzi, le alza tutte e due. Anzi, si mette a saltellare a ripetizione sulle gambe come una molla e non smette più. Solo perché sprovvista di ali per sollevarsi in volo e restare per aria a librarsi su tutti gli altri.
Sono la regina dell'attrazione per la repulsione. Nella quale indulgo continuamente, con enorme e consolante sollievo.
Sono una crepuscolare. Una replicante del Gozzano che forse, potrebbe, amare d'amore solo l'amica Carlotta di nonna Speranza, ossia, un'immagine muffa e stantia di una ragazza che non esiste più, su una fotografia di un mondo che non c'è più, da vagheggiare in modo estetico, indolente, senza costrutto. Una dandy che, per curarsi i lividi delle sue rovinose cadute dai voli pindarici che compie allo scopo di sottrarsi al confronto con la rozza ma impegnativa realtà quotidiana, va a rifugiarsi nel kitsch delle "buone cose di pessimo gusto".
Dalle stelle alle stalle. E viceversa, su e giù da una montagna russa che la stordisce, la placa e la infervora. Sconvolta, con lo stomaco sottosopra, spaventata e ammaccata. Ma illusa che sia meglio distrarsi così piuttosto che affrontare la banale e terribile concretezza che da sempre, per pregressi buoni motivi, la atterrisce.
E insomma: confesso che, tra le mie segrete miserie, c'è una perversa passione per le vischiosità delle canzoni di Baglioni e Venditti.
Il primo lamentoso compagno di merende dei miei diciott'anni, testimone e complice dei miei turbamenti sentimentali e sessuali del periodo.
Di lui ho ripreso, nascondendomi come una ladra, a riascoltare roba nel febbraio 2006; anno in cui il mio ex ex capo, allora ancora solo collega, venne trasferito ad altra sede per promozione e se ne andò dalla stanza matrimoniale che dividevamo da sei anni prima. Come tutti i matrimoni, stavamo attraversando una crisi, e ci comportavamo come Sandra e Raimondo in casa Vianello già da un po'. Dunque mi sembrò, al momento, che il suo trasferimento mi facesse piacere; al massimo, mi lasciasse indifferente. Celiando, allora, gli misi su, il lunedì della sua ultima settimana, in ufficio, la canzone sottostante. Scoprendo poi che invece, scherzando scherzando, ero entrata in una telenovela sudamericana di scene madri in cui mi si aprivano ad ogni piè sospinto - in stanza, nei corridoi, al bar all'angolo, per strada, a casa mia - le cataratte di una diga di lacrime che allagò cose e persone, compreso lui e il suo vestito di tweed di buon taglio, per quello ed altri giorni a venire. Favore che lui mi restituì puntualmente ad aprile 2011, quando, dopo esser tornato da noi come nostro dirigente per tre anni, ed esser io stata la sua segretaria personale, fu ritrasferito, stavolta per degradamento, e si mise letteralmente a piangermi addosso, alla faccia del nostro rapporto burrascoso e non di rado rancoroso, senza riuscire a smettere, per un tempo equivalente al mio precedente, se non addirittura superiore.
Questa la canzone, che mi è rivenuta in mente per un complesso di sensazioni idiote in questi giorni. E che riascolto assaporandone tutta la squallida, melensa tenerezza.
(Brrrrr. Mi pare che per adesso basti e avanzi. La canzone di Venditti ve la risparmio, per oggi. Rimandiamola a domani. Buon sabato a tutti)
(Ringrazio la Volpe per avermi spiegato il sistema di sovrascrivere un link. Hai visto, Giulio? Funziona. Ho imparato!)
venerdì 21 settembre 2012
Settembre (21)
settembre 2012
Io (arrancando sfiatata sul costone del sentiero 1 delle Marmore):
- pant pant. Se gioventù sapesse, se vecchiaia potesse!
- Vero. Ma siccome noi non siamo né l'uno né l'altro, per noi non vale.
- Questo lo scrivo su web. Ci faccio un post.
- Allora aggiungici pure questo: in medio stat virtus.
Avrei voluto dedicarti una canzone
con le parole della televisione
tutti quei fiori e quei discorsi complicati
che al cine fanno nei locali raffinati.
Ma mi sembra di commettere un reato
perché per dirti che sono innamorato
perché per dirti cosa sento in fondo al cuore
non c'è motivo che mi finga un grande attore.
Per dirti t'amo, amo te, bastava solo che guardassi intorno a me
per dirti ti vorrei sposare, è giusto dirlo, dirlo in modo naturale.
Non voglio chiuderti in nessun mondo fatato
e non ho voglia di tornare nel passato
io so, potremmo avere il mondo nelle mani
se siamo forti e fiduciosi nel domani.
Avremo un posto dove andare a lavorare
e avremo figli da allevare e da curare
e tanto amore tanta gente come noi
e avremo un mondo, un mondo nuovo intorno a noi.
Per dirti t'amo, amo te, bastava solo che guardassi intorno a me
per dirti ti vorrei sposare, è giusto dirlo, dirlo in modo naturale.
La vera vita non si alleva in una serra,
chiedo il tuo amore, che è nutrito dalla terra,
perché è cresciuto con la pioggia e con il sole
e sa capire anche queste mie parole.
Per dirti t'amo, amo te, bastava solo che guardassi intorno a me
per dirti ti vorrei sposare, è giusto dirlo, dirlo in modo naturale
(Lui parla poco, ma fa tante foto...)
Io (arrancando sfiatata sul costone del sentiero 1 delle Marmore):
- pant pant. Se gioventù sapesse, se vecchiaia potesse!
- Vero. Ma siccome noi non siamo né l'uno né l'altro, per noi non vale.
- Questo lo scrivo su web. Ci faccio un post.
- Allora aggiungici pure questo: in medio stat virtus.
Avrei voluto dedicarti una canzone
con le parole della televisione
tutti quei fiori e quei discorsi complicati
che al cine fanno nei locali raffinati.
Ma mi sembra di commettere un reato
perché per dirti che sono innamorato
perché per dirti cosa sento in fondo al cuore
non c'è motivo che mi finga un grande attore.
Per dirti t'amo, amo te, bastava solo che guardassi intorno a me
per dirti ti vorrei sposare, è giusto dirlo, dirlo in modo naturale.
Non voglio chiuderti in nessun mondo fatato
e non ho voglia di tornare nel passato
io so, potremmo avere il mondo nelle mani
se siamo forti e fiduciosi nel domani.
Avremo un posto dove andare a lavorare
e avremo figli da allevare e da curare
e tanto amore tanta gente come noi
e avremo un mondo, un mondo nuovo intorno a noi.
Per dirti t'amo, amo te, bastava solo che guardassi intorno a me
per dirti ti vorrei sposare, è giusto dirlo, dirlo in modo naturale.
La vera vita non si alleva in una serra,
chiedo il tuo amore, che è nutrito dalla terra,
perché è cresciuto con la pioggia e con il sole
e sa capire anche queste mie parole.
Per dirti t'amo, amo te, bastava solo che guardassi intorno a me
per dirti ti vorrei sposare, è giusto dirlo, dirlo in modo naturale
(Lui parla poco, ma fa tante foto...)
giovedì 20 settembre 2012
Un'anima divisa in due
La terra ha completato un altro giro intorno al sole.
Un altro anno è passato.
Non sono più diciassettenne. Sono avvenute cose, quest'anno, per cui mi si è reso chiaro, una volta per tutte, che la mia adolescenza mai sorta è definitivamente tramontata. Per sempre. Senza possibilità di risarcimento.
Non sono ancora una donna. Ne ho ancora molta, molta, di strada da fare.
Sono smarrita, ansiosa, irrequieta, instabile. Ho sempre il sorriso sul volto, il pianto nel cuore. O viceversa. Straziata dal sentire il braccio di ferro interno tra il mio spirito selvaggio, ribelle, che finalmente vorrebbe spiccare il volo e tira, tira appassionatamente verso il fuori, e la mia indole addomesticata, impastoiata, che invece ha il terrore dell'ignoto, del salto nel buio, e tira, tira disperatamente dall'altra parte.
Cerco di convincermi che, presto o tardi, queste catene si spezzeranno, e non mi fermerà più nessuno. Io non mi fermerò, più, sabotandomi da sola.
E allora si ricomporrà, questa mia anima divisa in due.
Due anche le canzoni qui appresso: la prima me l'ha donata la mia cara, amata Angie. La seconda me la regalo io.
Cin cin. Auguri, Cri. Nonostante tutto.
Ne hai bisogno.
Anime fiammeggianti attonite
Squarciato il velo della cecità
A mezzo cielo in vuoto
Denso d'inganno figurativo
Tra ciò che hanno distrutto
E ciò che non gli toccherà
Appare la bellezza mai assillante né oziosa
Languida quando è ora e forte e lieve e austera
L'aria serena e di sostanza sferzante
Anima fiammeggiante soffoca
Smaniosa d'aria non ce la fa
Giorni spremuti e notti
Attinti a un pozzo profondo millenni
Il somigliare agli altri non la salva
Anima fiammeggiante zoppica
Zoppica brace non sa se ce la fa
Un gioco antico un bel gioco
Pericoloso solo per sé
Appare la bellezza mai assillante né oziosa
Languida quando è ora e forte e lieve e austera
L'aria serena e di sostanza sferzante
Appare la bellezza mai assillante né oziosa
Languida quando è ora e forte e lieve e austera
L'aria serena e di sostanza sferzante
L'aria serena e di sostanza sferzante
mercoledì 19 settembre 2012
Pane e rose
Sono fermamente convinto che, se i cittadini si rendessero conto della loro fame di bellezza, ci sarebbe una ribellione per le strade. Non è stata forse l'estetica ad abbattere il Muro di Berlino e ad aprire la Cina? Non è stato il consumismo e i gadget dell'Occidente come ci viene raccontato, ma la musica, il colore, la moda, le scarpe, le stoffe, i film, il ballo, le parole delle canzoni, la forma delle automobili. La risposta estetica conduce all'azione politica, diventa azione politica, è azione politica.
martedì 18 settembre 2012
Sì, viaggiare
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