E adesso, per celebrare degnamente lo sconfinamento delle 25.000 visualizzazioni di questo blogghino, facendo un po' la vaga nella speranza che passi inosservato salvando il mio onore - ché ci vuole una bella spudoratezza ad osare tanto -, tiro fuori dal fondo della pattumiera l'altro mio rifiuto musicale del cuore.
Ooooooh. Questo, più che un rifiuto, è una discarica intera. E' l'apoteosi dell'immondizia.
Venditti non è solo melenso, gregoriano come Baglioni - la cui tendenza madonnara è incarnazione di una specifico e precipuo aspetto dell'indole trash, "de panza", della romanità.
Venditti è il vessillifero di un'altra corrente, ancora più caratteristica: la paraculaggine.
Dopo i primi albori diffusamente "impegnati" in coppia con De Gregori, difatti, egli - vuoi per sua naturale inclinazione, vuoi per la discreta influenza di qualche addetto ai lavori che nella sua vocalità forse intravede prospettive di rientri economici da hit parade - scivola progressivamente dall'ispirazione alla commercializzazione. Per cui, dopo essersi mantenuto in precario equilibrio tra arte e mercato fino a Sotto il Segno dei pesci (uscito nel 1979), negli anni ottanta, pregni di edonismo reaganiano, si sbraca senza pudore, diventando un idolo del pop melodico con un'offensiva a palle incatenate di tre LP di seguito, uno più scafato dell'altro: Cuore, Venditti e Segreti, e - badaboum badaboum! - il grande botto di In questo mondo di ladri.
Io, ovviamente, li adoro tutti e tre. Sono la colonna sonora della mia giovinezza, delle mie timide speranze, del mio aprirmi alla vita. Cuore, del 1984, sono i miei vent'anni. Con Venditti e segreti, 1986, comincio a lavorare in mezzo alla gente che lascerà un segno perenne nella mia esistenza, nel posto dove passerò i tre anni più faticosi e più stimolanti della medesima. Con In questo mondo di ladri, nel momento clou, che come tutte le vette di massimo fulgore già porta in sé i germi della decadenza, mi congedo in bellezza da quel mondo che rimpiangerò per sempre per andare a seppellirmi nella pubblica amministrazione.
Mi ricordo sabati e domeniche passati a studio, con il mio amato capo che si affacciava a dare uno sguardo, ancora più bello e cool nei vestiti informali del week end. Mi ricordo nottate passate a quadrare bilanci, o a lavorare per la verifica della Guardia di Finanza, intermezzate da certi pasticcini raffinatissimi che lui ci portava per confortarci e coccolarci un po', e da tanta musica. Questa.
E da In questo mondo di ladri, siore e siori, ecco la punta di diamante, la canzone più ruffiana che Venditti abbia mai scritto, che non a caso egli sostiene essere la sua preferita.
E' anche la mia.
E ogni volta che la risento la dedico nel mio cuore melenso a coloro che nel mio cuore dimorano.
Ricordati di me.
(Sniff. Questa musica mi rende sempre felice. Come sono banale...)
Non ti scorderò certo, anche se debbo essere sincero non andavo matto per Venditti. Preferivo Mario Castelnuovo e Marco Ferradini. Ma quel 1984 lo ricordo come ieri. O quasi.
RispondiEliminaBises
Pierrot
Ah, Marco Ferradini piaceva parecchio pure a me, da "quando Teresa verrà" all'immarcescibile "Teorema" :D
EliminaMe lo ricordo anch'io come ieri. E' questo che mi frega e mi mantiene in vita, anche ;)
Baci!
Quanta malinconia del passato.
RispondiEliminaVenditti e Baglioni non fanno parte dell'elenco dei miei cantanti preferiti.
Confesso che ho vissuto, Aldo. Appena appena, eh. Però ho vissuto anch'io. :*
Elimina(Venditti e Baglioni non fanno parte neanche dei MIEI cantanti preferiti. Fanno parte della mia vita, tutto qua)