Leggo su Repubblica il post di Barbara Spinelli, come sempre molto alto, fin troppo forse, fuori dalla mischia, dalle contese meschine di quaggiù, e per un attimo mi libro in volo anch'io sopra questa palude nauseabonda, su, su, sulle ali delle metafore, delle parole poetiche che tentano di descrivere con diversa prospettiva la caotica realtà di questi giorni, e di tenerla tutta insieme, anche, possibilmente, e tra tante suggestioni e pure qualche passaggio aulico di troppo che non condivido mi colpisce il discorso sulla paralisi di chi "imbocca viuzze" per tenersi stretto il potere, che significa "starsene immobili", e dunque "congela" il cambiamento, ma anche di chi, per la troppa ostinazione nel perseguirlo ad ogni costo, si blocca nel braccio di ferro del "tutto e subito, senza se e senza ma" in una sorta di "trono-postazione":
"L'Italia fa questo, da anni: ha congelato Mani Pulite, e ogni chiarimento, correzione, pur d'evitare la trasformazione di sé. Anche il movimento Cinque Stelle, che pure ha vinto chiedendo una mutazione della società e dei partiti, è preda di una sorta di paralisi. Ilvo Diamanti ha spiegato, lunedì su Repubblica, l'impasse di una convivenza tra anime contrarie, innovative e conservatrici. L'uscita dal sistema prevale su ogni miglioramento concreto, ottenibile subito, svigorendo la forza stessa che fece nascere, attorno al bene pubblico, il movimento. È il rischio del M5S: occupare un trono-postazione, in attesa dei tempi in cui il Messia verrà col suo Regno. Non lo sfiora il sospetto che il Regno sia già qui, che l'attesa sia un escamotage. Che le vie non siano due ma una: rinunciare all'isolamento splendido del trono, aprire un varco, proporre a chiare lettere il nome di un suo papa Francesco. Altrimenti ti chiamerai movimento ma vecchio partito rimarrai: con le sue abitudini da recinto, con la sua sconnessione dalla cittadinanza attiva che ti ha fatto re"; questo dice in un (per me) bellissimo passaggio la Spinelli, e mi convince, e mi commuove (si sa che a me basta poco, soprattutto quando si sanno allestire voli pindarici di traiettorie così elevate al misticismo sentimentale che è rimasto in certa misura parte portante della costituzione del mio spirito).
Poi leggo l'articolo del vergognoso sit-in organizzato dal sindacato di polizia Coisp sotto l'ufficio di Patrizia Moretti, finalmente e doverosamente assolta dal reato di diffamazione. Di come persino il sindaco di Ferrara, sceso a chiedere agli agenti di spostarsi per rispetto, sia stato spintonato e aggredito verbalmente da Potito Salatto, europarlamentare pdl. E di come, allora, lei sia scesa in mezzo a loro e abbia mostrato in piazza la foto del figlio ucciso. Restando silenziosa. Immobile, anche lei. Una statua di dignità e dolore.
Troppe coincidenze, troppi rimandi ad immobilità così diverse, così lontane tra loro, così opposte per valore e significato.
In tutto questo mi viene naturale infilarci a mezzo il sorprendente post di Gap di stamane, che mi è rimasto impresso: quell'immagine di un'altra immobilità: quella di una tomba chiusa, sigillata, in balia delle intemperie, degli sguardi e degli atti, di pietà o vandalici, dei vivi, inerme, eppure inscalfibile nella sua invulnerabilità di scrigno del termine di un'esistenza umana che, nel bene e nel male, ha cessato di patire, di poter essere ferita, piegata, corrotta.
E penso a come mi tenta, in questi giorni convulsi, quest'immagine di immobilità che è quiete, che è pace. E mi viene in mente Foscolo, ma più che i Sepolcri il suo sonetto In morte del fratello Giovanni: un dì, s'io non andrò sempre fuggendo... E dal neoclassicismo al romanticismo il salto stilistico per me, temerario canguro che zompa con spericolata incoscienza da un argomento all'altro, letteratura cronaca musica fatti privati discorsi sui massimi sistemi, è assai breve. Ed ecco, dunque, quello che vorrei essere io, piuttosto, allora, più che una tomba: vagheggio di diventare l'Urna greca di Keats, di sperimentare la sensazione di contenere quella rappresentazione delicata, marmorea, di una scena di vita trattenuta all'ultimo istante, di una possibilità di amore non realizzata, nella perfezione incorruttibile, drammatica e serenamente lontana che è anche dell'Apoxiomenos, o del Ratto di Proserpina o dell'Apollo e Dafne del Bernini, dove si può solo contemplare verità e bellezza, non vivere, perché vivere comporterebbe fatalmente compiere quell'atto, raggiungere l'amore, contaminarsi, perdere quella perfezione, quella verità e bellezza, per entrare nel flusso del tempo, e accadere, e poi finire.
"E tu, amante audace, non potrai mai baciare
Lei che ti è così vicino; ma non lamentarti
Se la gioia ti sfugge: lei non potrà mai fuggire,
E tu l'amerai per sempre, per sempre così bella.": John mi perdonerà se oggi la dedico come una carezza a Pierluigi Bersani, a cui in questo momento sento di voler bene.
Lei che ti è così vicino; ma non lamentarti
Se la gioia ti sfugge: lei non potrà mai fuggire,
E tu l'amerai per sempre, per sempre così bella.": John mi perdonerà se oggi la dedico come una carezza a Pierluigi Bersani, a cui in questo momento sento di voler bene.
THOU still unravish'd bride of quietness,
Thou foster-child of Silence and slow Time,
Sylvan historian, who canst thus express
A flowery tale more sweetly than our rhyme:
What leaf-fringed legend haunts about thy shape 5
Of deities or mortals, or of both,
In Tempe or the dales of Arcady?
What men or gods are these? What maidens loth?
What mad pursuit? What struggle to escape?
What pipes and timbrels? What wild ecstasy? 10
Heard melodies are sweet, but those unheard
Are sweeter; therefore, ye soft pipes, play on;
Not to the sensual ear, but, more endear'd,
Pipe to the spirit ditties of no tone:
Fair youth, beneath the trees, thou canst not leave 15
Thy song, nor ever can those trees be bare;
Bold Lover, never, never canst thou kiss,
Though winning near the goal—yet, do not grieve;
She cannot fade, though thou hast not thy bliss,
For ever wilt thou love, and she be fair! 20
Ah, happy, happy boughs! that cannot shed
Your leaves, nor ever bid the Spring adieu;
And, happy melodist, unwearièd,
For ever piping songs for ever new;
More happy love! more happy, happy love! 25
For ever warm and still to be enjoy'd,
For ever panting, and for ever young;
All breathing human passion far above,
That leaves a heart high-sorrowful and cloy'd,
A burning forehead, and a parching tongue. 30
Who are these coming to the sacrifice?
To what green altar, O mysterious priest,
Lead'st thou that heifer lowing at the skies,
And all her silken flanks with garlands drest?
What little town by river or sea-shore, 35
Or mountain-built with peaceful citadel,
Is emptied of its folk, this pious morn?
And, little town, thy streets for evermore
Will silent be; and not a soul, to tell
Why thou art desolate, can e'er return. 40
O Attic shape! fair attitude! with brede
Of marble men and maidens overwrought,
With forest branches and the trodden weed;
Thou, silent form! dost tease us out of thought
As doth eternity: Cold Pastoral! 45
When old age shall this generation waste,
Thou shalt remain, in midst of other woe
Than ours, a friend to man, to whom thou say'st,
'Beauty is truth, truth beauty,—that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.'
Tu, ancora inviolata sposa della quiete,
Figlia adottiva del tempo lento e del silenzio,
Narratrice silvana, tu che una favola fiorita
Racconti, più dolce dei miei versi,
Quale intarsiata leggenda di foglie pervade
La tua forma, sono dei o mortali,
O entrambi, insieme, a Tempo o in Arcadia?
E che uomini sono? Che dei? E le fanciulle ritrose?
Qual è la folle ricerca? E la fuga tentata?
E i flauti, e i cembali? Quale estasi selvaggia?
Sì, le melodie ascoltate sono dolci; ma più dolci
Ancora sono quelle inascoltate. Su, flauti lievi,
Continuate, ma non per l'udito; preziosamente
Suonate per lo spirito arie senza suono.
E tu, giovane, bello, non potrai mai finire
Il tuo canto sotto quegli alberi che mai saranno spogli;
E tu, amante audace, non potrai mai baciare
Lei che ti è così vicino; ma non lamentarti
Se la gioia ti sfugge: lei non potrà mai fuggire,
E tu l'amerai per sempre, per sempre così bella.
Ah, rami felici! Non saranno mai sparse
Le vostre foglie, e mai diranno addio alla primavera;
E felice anche te, musico mai stanco,
Che sempre e sempre nuovi canti avrai;
Ma più felice te, amore più felice,
Per sempre caldo e ancora da godere,
Per sempre ansimante, giovane in eterno,
Superiori siete a ogni vivente passione umana
Che il cuore addolorato lascia e sazio,
La fronte in fiamme, secca la lingua.
E chi siete voi, che andate al sacrificio?
Verso quale verde altare, sacerdote misterioso,
Conduci la giovenca muggente, i fianchi
Morbidi coperti da ghirlande?
E quale paese sul mare, o sul fiume,
O inerpicato tra la pace dei monti
Hai mai lasciato questa gente in questo sacro mattino?
Silenziose, o paese, le tue strade saranno per sempre,
E mai nessuno tornerà a dire
Perché sei stato abbandonato.
Oh, forma attica! Posa leggiadra! Con un ricamo
D'uomini e fanciulle nel marmo,
Coi rami della foresta e le erbe calpestate.
Tu, forma silenziosa, come l'eternità
Tormenti e spezzi la nostra ragione. Fredda pastorale!
Quando l'età avrà devastato questa generazione,
Ancora tu ci sarai, eterna, tra nuovi dolori
Non più nostri, amica all'uomo, cui dirai
"Bellezza è verità, verità bellezza", questo solo
Sulla terra sapete, ed è quanto basta.
Ciao Cri. Insomma, in parole povere, che brutto Paese che siamo costretti a vedere. Al punto che si vorrebbe fuggire, cambiare luogo in cui vivere... vivere per raggiungere l'amore, contaminarsi, perdere quella perfezione, quella verità e bellezza, per entrare nel flusso del tempo, e accadere, e poi finire.
RispondiEliminaCon dignità, aggiungo io.
Ti lascio un saluto e contraccambio gli Auguri! E chi se lo scorda il 2006!! Ciao e a presto.
La dignità è fondamentale per dirsi umani. Lo sospettavo, l'ho imparato sulla mia pelle in questi ultimi anni nelle mie esperienze più pregnanti, sia nel pubblico che nel privato. Quando si manca di dignità non si hanno scrupoli né limiti né sentimenti: non si è nulla, semplicemente.
EliminaGrazie infinite dei saluti e degli auguri. A presto :)
:*
Ciao Cri, ti rispondo qui perchè è l'ultima cosa che hai scritto...grazie per la risposta al mio commento su Le Galapiats dell'estate passata...ho replicato lasciandoti il mio recapito mail.
RispondiEliminaUn sorriso
Marco
Ehi, che bella sorpresa in questi giorni cupi :)
EliminaTi ho risposto lì.
Grazie a te!
Ricambio il sorriso, spero tu lo veda.
Ciao!
Certo che l'ho visto!
RispondiEliminaC'è post@ per te! ;-)