martedì 26 marzo 2013

L'insostenibile leggerezza dell'essere

Qualche tempo fa, mentre scorrevo sfatta e distratta il solito rullo di pappa indistinta di immagini di gattini o di bambini africani o leucemici moribondi (e già di qualche agnellino, dato il periodo prepasquale), dei mille rimbalzi fotocopia di battute satiriche originali sulla situazione politica ormai usurate dopo la terza condivisione, delle solite decine di bufale allarmistiche che ciclicamente riaffiorano per poi inabissarsi di nuovo senza colpo ferire fino al prossimo giro, proclami di indignados seduti comodamente col culo al caldo alla loro scrivania, minchiate più o meno salaci e mordaci e/o audaci di spiritosi a vario titolo, sono stata colpita dall'uppercut di uno di quegli aforismi che girano su FB, attribuito a Monica Vitti, che diceva pressappoco "Dicono che il mondo è di chi si alza presto. Non è vero. Il mondo è di chi è felice di alzarsi." 
"Oooooh come c'ha ragione!!! Avrei potuto scriverlo io questo!!!" ho subito esclamato in cuor mio.
E' che in effetti, per quanto mi dica "animo!", mi incoraggi e mi sproni all'ottimismo, sono un po' esausta di svegliarmi due mattine su tre - ora per l'eco sorda di un caos di sogni brutti e bizzarri di cui non ricordo quasi nulla, ora per l'ansia per i figli, ora per la preoccupazione per i cupi giorni che stiamo vivendo - con una sensazione di malessere freddo e pesante come un macigno tra il cuore ed il cardias. Macigno che, a meno di propizi interventi di qualche deus ex machina occasionale, mi ci vuole poi una buona mezza mattinata per scrollarmi di dosso, e una tale dannata fatica da parermi che Atlante o Sisifo, comparati a me, portino sulle spalle uno zainetto vuoto al ritorno dalla gita, o spingano una palla da beach volley.
Ieri però ho ripensato a quando ero ragazza: mi svegliavo molto più spesso felice, giubilante, direi. Perché avevo davanti tutto il giorno prima di angosciarmi di nuovo.
All'epoca funzionavo al contrario.
Soffrivo difatti di un'insonnia feroce, invincibile, che mi faceva passare lucida nottate d'inferno in preda alla disperazione più nera, col tormento di sentire avvicinarsi l'ora di alzarsi senza aver chiuso occhio e di dover affrontare un'intera giornata di studio, di impegni, di interazioni con le persone, intontita e come febbricitante, senza poter recuperare il sonno perduto.
Per cui, dopo qualche rara notte di insperato riposo, mi svegliavo in preda alla contentezza assoluta. Anche perché vivevo il momento della giornata più lontano da quello, odioso, che paventavo e rifuggivo.
Poi, man mano che le ore passavano, cominciavo ad inquietarmi e a deprimermi. Al calare delle prime ombre della sera l'ansia si era già trasformata in panico. Andare a letto in queste condizioni significava assicurarmi l'ennesima notte ad occhi spalancati, ovvio. Ero entrata in un circolo vizioso. Ogni tanto, poi, capitava appunto la notte in cui, sfinita, recuperavo facendomi, come si dice, tutto un sonno. Il mio organismo giovane si tutelava come poteva, e io, nonostante tutto, sono sempre stata una persona sana, con buone e forti risorse interiori. Ma questo disturbo, questa sofferenza, mi ha perseguitata per anni. E per anni sono andata a dormire con un peso sul cuore come un macigno.
Per cui oggi, che dormo quasi sempre con facilità e finanche col sollievo di aver deposto il peso della giornata trascorsa, ripensandoci, mi sono riconsolata: non sono peggiorata, mi sono solo ribaltata, diciamo. Si vede che vivere leggera non è il mio destino. Pazienza.

9 commenti:

  1. che almeno la primavera ti faccia riposare, tutti gli anni io divento narcolettico in questo periodo...buffo eh, dicono che si tratti del periodo del risveglio!!! ;-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ah, ma la narcolessia primaverile ce l'ho anch'io, da sempre. Quest'anno però ancora non mi si è presentata, ora che mi ci fai pensare. Non so se per la riottosità del clima ad arrendersi alla bella stagione o se per altre cause...

      Elimina
  2. Ma che siamo sorelle?????? L'angoscia ormai è il mio pane quotidiano con cui mi nutro di notte e di giorno e niente recuperi.

    RispondiElimina
  3. Ma che siamo sorelle?????? L'angoscia ormai è il mio pane quotidiano con cui mi nutro di notte e di giorno e niente recuperi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara Luz, quanto sarei felice ed orgogliosa di esserti sorella davvero. E penso che è quantomeno notevole la circostanza che noi due, così avviluppate nella sofferenza, ci presentiamo al mondo come l'immagine della luminosità e sincerità dei nostri sorrisi, e con il calore e l'intensità incredibile dei nostri abbracci: ci vuole un talento speciale ad abbracciare come facciamo noi... Non so, io ci voglio riflettere :*

      Elimina
  4. Va meglio quindi, non ti sembra?
    Circa l'aforisma attribuito alla Vitti a me basta alzarmi e dire "buongiorno mondo". La felicità la cerco dopo, se la trovo bene e se non la trovo pazienza.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Va meglio, va meglio, sì, carissimo amico mio. Si vede che stai tenendo fede alla tua promessa: io certe volte, quando mi sento sopraffatta, mi attacco a quel pensiero, a quel che mi hai promesso, e subito mi sento rinvigorita :)
      :* e :*

      Elimina
  5. Intanto forse farò un gruppo su fb a cui potranno inscriversi solo quelli che non hanno mai condiviso niente come me. Poi per il sonno: come per la salute, ci si accorge solo della sua importanza quando manca.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Verissimo, Alberto. Del sonno, della salute e di varie altre cose che si danno per scontate, perdendosi molti motivi per apprezzare di più la vita.
      (Se fai un gruppo di fb per non condivisori io non potrò parteciparvi: non posto gattini, spero di essere almeno più originale, ma anch'io sono una - come si dirà? condividitrice? condivisionista? :D - compulsiva...)

      Elimina