Sono tornata da poco dal concerto di Natale del coro degli alunni ed ex alunni del liceo scientifico Isacco Newton, nel quale militano, oltre a mia figlia, parecchie altre giovani creature che conosco e mi sono care.
Ci sono andata del mio solito umore: un magma di ambascia, fastidio, incertezza e irritazione, in larga parte senza un percettibile motivo. Che andava crescendo, via via che venivo a contatto con la folla che premeva per entrare, incontravo conoscenti con cui non avevo voglia di intrattenermi, venivo spintonata per infilare il budello del portone d'ingresso, lottavo per conquistarmi un posto a sedere, e una volta installata dovevo sorbirmi nell'attesa dell'inizio la visuale del muro umano di parenti che alzavano i loro cellulari o tablet per applicarsi a riprendere incessantemente, prima ancora che ci fosse qualcosa da riprendere, la scena da ogni angolazione e le conversazioni inutili e fatue dei rappresentanti della specie più minacciosa e insopportabile dell'universo, i genitori degli studenti.
Poi, la musica - di cui posto qua sotto un assaggio nell'incisione discografica di uno dei brani, per dare un'idea del clima della serata -, che usciva dalle gole di cinquanta ragazzi e ragazze che fino a quel momento erano stati solo i nostri faticosi figli ma che ora ci apparivano mutati, trasfigurati - che rimetteva all'istante ogni cosa al suo posto, distendeva gli animi e restituiva bellezza alla cornice fastosa e solenne di Santa Prisca, alle pendici dell'Aventino, in una dimensione fuori dal tempo e dallo spazio.
Poi, la musica - di cui posto qua sotto un assaggio nell'incisione discografica di uno dei brani, per dare un'idea del clima della serata -, che usciva dalle gole di cinquanta ragazzi e ragazze che fino a quel momento erano stati solo i nostri faticosi figli ma che ora ci apparivano mutati, trasfigurati - che rimetteva all'istante ogni cosa al suo posto, distendeva gli animi e restituiva bellezza alla cornice fastosa e solenne di Santa Prisca, alle pendici dell'Aventino, in una dimensione fuori dal tempo e dallo spazio.
Gospel. Corali. Inni. Le voci. I volti. Il brusio di cinquecento persone cessato d'incanto, l'atmosfera che si fa gravida di partecipazione ed emozione, gli sguardi che si cercano, tra i cantori come tra gli spettatori assiepati nei banchi, per vedere se anche in quelli altrui si riflette quello che si sente brillare nei propri.
Ne sono uscita con gli occhi lucidi e un unico pensiero ad occuparmi la testa: che finché ci sono cinquanta ragazzi e ragazze tra i quindici e i vent'anni che cantano assieme in armonia non tutto è ancora perduto, per il mondo.
L'hai detto, l'hai detto. Non ci fossero loro...
RispondiEliminaPer fortuna ci sono :)
EliminaSe non penseranno loro a salvare la nostra terra che stiamo distruggendo, loro stessi rimarranno con un pugno di mosche in mano.
RispondiEliminaIo sono ottimista, Aldo: sono un'incosciente di natura, lo sai.
EliminaNon riusciremo a distruggerla, la terra. Almeno per un altro po'.
E sì, alcuni di loro sono meglio di noi, seri, impegnati, sensibili. Non credo che riusciremo a piegarli ;)
Che bello. Ci credo che sei uscita con gli occhi lucidi. Sicuramente fa bene all'anima pensare che, forse, per questo mondo c'è ancora speranza.Se ci sono loro, se c'è quest'armonia... forse.
RispondiEliminaCiao Cri, buona serata.
Forse :)
EliminaE certe volte i "forse" hanno una forza e una potenza più grande di un "sì". :)
Ciao, Carlo, buon pomeriggio, buona settimana!
hai proprio ragione e grazie per essere passata a trovarmi, e poi con un bel entusiasmo, tvb
RispondiEliminaPat! Grazie a te! Sono contentissima di aver messo un altro puntello nel mio orizzonte degli affetti. Verrò con grande entusiasmo e gioia ogni volta che posso: anche perché si è verificato il miracolo, e mia figlia ha gradito gli orecchini! Tvb anch'io, donna bellissima.
EliminaNon posso che condividere la tua bellissima conclusione!!!!
RispondiEliminaCome sono belle queste condivisioni, cara Annamaria! ^_^
Eliminaquando la musica ci lascia qualcosa dentro ci commuove sempre, ci lascia un misto di sentimenti che non tutti sanno assaporare. questa immagine stride violentemente con la volgarità della folla.
RispondiEliminaSì, è vero: è uno stridore che sento tanto anch'io, in tante circostanze.
EliminaMa stavolta, incredibile, il canto di quei ragazzi ha domato anche quella bestia, e una folla volgare si è tramutata in un insieme di uomini e donne che avevano ritrovato, sia pure per un tempo breve, una comune umanità :)
La bellezza salverà il mondo :)
RispondiEliminaL'idiota finisce male. Però io non riesco a non pensare che ci vedeva proprio giusto :)
EliminaHo letto le tue parole, ho guardato il video, ho ascoltato la musica e ho sentito il coro e mi si è stretta la gola dall'emozione. Come quando erano i miei figli ad avere 15, 16 anni e li ritrovavo improvvisamente altri in mezzo ad altri.
RispondiEliminaCome sempre da te arriva il dono di un'osservazione folgorante che arricchisce di nuovo senso il tutto. I figli ad un certo punto cessano di essere percepiti come tue propaggini, e li scopri "altri". Arriva quel momento, anticipato da tante circostanze minute, in cui si percepisce solo un dettaglio, una sfumatura, di quella plastica, nitida immagine che verrà. E che attesta semplicemente qualcosa che era già così dall'istante in cui li abbiamo messi al mondo. E' un momento straniante, di smarrimento, di dolore e di orgoglio e di gioia e di dolcezza insieme. Gibran, che è la mia stampella in questo strappo, sul punto - "voi siete gli archi da cui, come frecce vive, i vostri figli sono scoccati avanti" - ha proprio ragione :)))
EliminaUna flebile speranza è una grande cosa, ora come ora. Se poi è portata dalla musica, arriva dritta al cuore.Speriamo che tra quei genitori tablettofori ci sia qualcuno che prenderà decisioni importanti guidato da quel sentimento. Speriamo...
RispondiEliminaHo sperato tanto, io, nella mia vita, AGO: e le mie speranze sono sempre andate deluse. Ora sto provando un sentimento nuovo, che mi tiene in piedi con forza maggiore: la fiducia. In fondo se tanti genitori e zii e nonni hanno affollato di sabato sera una chiesa per ascoltare i loro figli cantare, non in esibizioni solistiche alla X Factor, ma in umile e oscuro dono di se stessi in nome di una superiore armonia, un "quid", sia pur infinitesimo, migliore di quello dell'attuale massa di connazionali forse da qualche parte ce lo devono avere :)
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