Ma che perfetta analisi del personaggio Matteo Renzi questo ritratto fatto dalla penna di Luigi Castaldi, scovato l'altro ieri sulla bacheca di FaceBook della mia amica Alessandra, di cui poi ho captato tracce consistenti nel colore dei post di altri amici blogger.
Io Renzi, ammetto, l'avrò sentito parlare di sfuggita tre minuti da un anno a questa parte: è più forte di me, mi suscita lo stesso fastidio che mi suscitava sentire Berlusconi (anche se sono perfettamente conscia delle incolmabili, macroscopiche differenze tra i due, non avendo Renzi né le sue "risorse illimitate", per usare l'espressione contenuta nella sentenza di condanna per il lodo Mondadori , né i suoi scheletri nell'armadio, né il suo strapotere mediatico di padrone di televisioni - e non solo di cavallo vincente su cui scommettere al momento -, giornali, società di produzione e distribuzione cinematografica, banche, assicurazioni e di leader, con la frode, del più grande colosso dell'editoria italiana). Però quei tre minuti mi sono bastati e avanzati per farmene un'opinione, che il post che ho citato esplicita assai felicemente. Si è detto che le primarie sono state falsate dalla partecipazione surrettizia di masse di infiltrati prezzolati dal satrapo, il quale, peraltro, si è saputo, gli ha telefonato cordiale per congratularsi. Io credo che, molto semplicemente, un'ampia massa di italiani di fede massmediatico berlusconiana abbia riconosciuto con entusiasmo nel sindaco di Firenze un simpatico, fresco, rassicurante e giovanile simile, uno della loro specie, "una di noi"! come scandiscono, euforici e minacciosi assieme, i freaks di Browning al banchetto nuziale della perfida Cleopatra col nano Hans.
Che accadrà ora proprio non lo so: so quello che farò io. Da domenica sera nel mio animo è scesa una grande serenità: quella che si prova quando, nell'accettare i dati di realtà, ci si sente subentrare dentro un riposante senso di impotenza che non si percepisce come costrizione, ma, al contrario, come scioglimento di ogni zavorra, allargamento dell'orizzonte della propria mente svincolata da ogni lacciolo, raggiungimento di un più alto e inespugnabile stato di libertà. Una sensazione diametralmente opposta al crescente panico vissuto, ad esempio, durante la notte di tregenda delle elezioni del 2006, con la mia agitazione parossistica ("chiedo l'intervento dell'ONU, dei caschi blu!") immortalata nel docufilm di Deaglio Uccidete la democrazia; o la nauseante, orrifica angoscia provata davanti alla copertina dell'Espresso del 2008 che, all'indomani della roboante ultima vittoria della banda delle libertà, effigiava i musi suini di Bossi e Berlusconi talmente sordidi e ghignanti che parevano usciti da un quadro di Bosch.
Che accadrà ora proprio non lo so: so quello che farò io. Da domenica sera nel mio animo è scesa una grande serenità: quella che si prova quando, nell'accettare i dati di realtà, ci si sente subentrare dentro un riposante senso di impotenza che non si percepisce come costrizione, ma, al contrario, come scioglimento di ogni zavorra, allargamento dell'orizzonte della propria mente svincolata da ogni lacciolo, raggiungimento di un più alto e inespugnabile stato di libertà. Una sensazione diametralmente opposta al crescente panico vissuto, ad esempio, durante la notte di tregenda delle elezioni del 2006, con la mia agitazione parossistica ("chiedo l'intervento dell'ONU, dei caschi blu!") immortalata nel docufilm di Deaglio Uccidete la democrazia; o la nauseante, orrifica angoscia provata davanti alla copertina dell'Espresso del 2008 che, all'indomani della roboante ultima vittoria della banda delle libertà, effigiava i musi suini di Bossi e Berlusconi talmente sordidi e ghignanti che parevano usciti da un quadro di Bosch.
Stavolta è tutto diverso: ho fatto pace dentro di me. Nulla posso, io, povera persona, davanti a sconvolgimenti epocali di tale portata comparabili all'estinzione dei dinosauri. Qui, più che ad un grosso deficit civico e democratico (perché quella che manca non è solo l'ortodossia del κράτος, è proprio quella del δῆμος), prima ancora che a una grave carenza culturale, prima ancora che alla crisi delle ideologie, sembra di assistere ai primi effetti di una catastrofe antropologica. La maggioranza degli italiani non è né di destra né di sinistra: è solo composta da individui della specie homo sapiens sapiens che stanno subendo progressivamente un'involuzione, regredendo ad uno stadio subumano, più vicino a quello dei cugini primati. Purtroppo senza avere dalla loro nemmeno l'ausilio dell'istinto, né la protezione dell'irsutismo corporeo, per ora. Speriamo in un prossimo ripristino di quelle funzionalità, almeno. E si può farlo, a buon diritto, per fortuna! Già con le ultime esternazioni degli esponenti del Movimento 5 Stelle e del loro padrone abbiamo fatto radicali passi avanti verso il ritorno alle caverne. Confidiamo nella rivoluzione prezzolata dei forconi per compiere definitivamente la mutazione genetica.
Cerco il docufilm di Deaglio su youtube
RispondiEliminaAh! Non te l'avevo raccontata questa? :D
EliminaTrovato: Cri allo stato puro.
EliminaDiamine, devo andare a rivedermi :DDD
EliminaChe posso aggiungere? Sono purtroppo certa della assoluta ragione e verità di quello che scrivi. Davvero Che Eio ce la mandi buona!
RispondiEliminaP.S. - Da un po' non ti vedevo svolazzare in internet, cominciavo a preoccuparmi. Perché queste sono le cose serie, non il Matteo Vincitor del momento.
:)))
EliminaLo sai che ci ho pensato? Che vi avrei fatto stare in pensiero? Per quello ho scritto questo post, cominciato tre giorni fa e finito fuori tempo massimo stasera... In questa settimana ho seguito i consigli di un'amica che mi è carissima e mi sono svagata più che ho potuto. Forse mi mancava solo la spinta esortativa di quelle parole affettuose e incoraggianti, fatto sta che davvero ho ritrovato (almeno per ora) energia, serenità e vitalità: e ho fatto un sacco di vita vera :)))
:*
Siamo alle solite. Volevo scrivere che Dio ce la mandi buona ...
RispondiEliminaAhahahah! Tanto io conosco anche un Eio: dalle prime tre lettere del titolo del suo blog di riflessioni culturali e di varia umanità, "eiochemipensavo", il capo di Spinoza, forum di sfaccendati geni satirici che è stato responsabile del mio radicamento sul web nel lontano 2008 :D
EliminaCome non essere d'accordo con quanto scrivi. Ma il parolaio che vuol fare il piacione non poteva restarsene a Firenze a fare il Sindaco anziché dimostrare urbi et orbi che lui non è altro che un berlufolle con trent'anni di meno e la cosa non mi fa affatto piacere.
RispondiEliminaIl parolaio piacione è un uomo molto ambizioso, Aldo, e Firenze, ancorché perla del mondo intero, gli stava evidentemente strettina. Per non parlare del fastidio che gli dava quell'orologio di Palazzo Vecchio...
EliminaRagazzi sono molto preoccupato. Dal pianeta delle scimmie alla Repubblica delle banane il passo è breve...
RispondiEliminaOmamma, ma non ci eravamo già finiti a fare la Repubblica delle banane? Lo ammise amaramente persino Gianni Agnelli poco prima di morire, dunque parecchi anni orsono, ormai. Si vede che, invece di corsi e ricorsi circolari, la nostra storia è condannata a pendolare tra quella e il pianeta delle scimmie in un moto perpetuo di ampiezza molto limitata :(
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