Era là, sul banco delle novità, da Auchan, che mi fissava, Federico. Mi attirava e mi respingeva.
Alla fine l'ho preso, piena di timore perché sapevo cosa ci avrei letto dentro.
Mi sono uscite le lacrime lì, in mezzo alle corsie dell'ipermercato.
Questa, come racconta Patrizia, è la storia di un'esplosione nucleare che ha investito tante persone: Federico, la sua famiglia, i suoi amici, i suoi concittadini, gli abitanti di Viale dell'Ippodromo che quell'alba videro e udirono e non ebbero il coraggio di raccontare.
Questa è una storia atroce di abominio e omertà.
Questa è la storia di Federico Aldrovandi, ucciso a diciotto anni, e poi ucciso di nuovo, più e più volte.
E di sua madre Patrizia Moretti, anche lei uccisa assieme a lui, e poi uccisa di nuovo, più e più volte.
Lei, però, è ostinatamente rimasta viva. E in questo libro ci racconta "la sua" verità.
Che sarebbe, semplicemente, "la" verità, quella di tutti, se questo fosse un paese civile.
Lo leggerò. Se consigliato da te, soprattutto.
RispondiEliminaSi deve.
Sai, Marti, ho letto tra i commenti a un articolo di giornale che dava la notizia anche quello di uno che diceva "ma basta ora, con questa smania di protagonismo: che la madre lasciasse in pace il figlio morto."
EliminaOra, a parte che NESSUNO, nemmeno il più imbecille uomo della terra, ha il diritto di aprire bocca e cavarne fuori uno sciocchezzaio del genere riguardo a una tragedia di questa portata e riguardo a tutto quello che una donna che ha subito in vita quello che ha subito Patrizia Moretti fa e ritiene di fare per cercare di campare attenuando per quel che è possibile l'incendio che ha dentro il cuore - muti, si deve stare, e rispettosi - questo libro è necessario anche solo per un precipuo motivo: perché è una storia sconcia di abuso, violenza, follia, brutalità (lei racconta che la cosa che più la atterrisce è intuire che questi quattro poliziotti che le hanno ucciso il figlio sono tuttora convinti di aver agito correttamente), depistaggi, vigliaccherie, oscene coperture dei rappresentanti delle istituzioni che si sono spalleggiati a vicenda, omertà che tuttora non si sono dissipate, per non parlare del solito mostruoso Giovanardi. Nella storia di Federico ci sono ancora tanti buchi da colmare, delle verità da rivelare. Giustizia poi non è fatta, se quattro assassini possono tornare a vestire la divisa e a riprendere un servizio durante il quale hanno massacrato un ragazzo di diciotto anni inerme e incensurato, invece di tutelarlo. Il dramma di Federico è esemplare perché ci racconta di una mentalità spaventosa, di un habitus inaccettabile per i servitori dello Stato e che è la matrice di questo orribile crimine come di molti altri, compresi quelli della scuola Diaz e della caserma Bolzaneto durante il G8 del 2001. Il libro è da leggere perché fa, con dolente pacatezza, il punto della situazione. Ed è una visione faticosa da sostenere. Bisogna esserne informate, sì.
è una storia che mi ha sconvolto, soprattutto pensando alla madre che ancora oggi viene provacata da quelle persone che spalleggiano degli assassini.
RispondiEliminaE' quello, sopra ogni cosa, che dà la misura dell'orrore :(
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