venerdì 4 luglio 2014

La tempesta perfetta

Abito nel quadrante sud est di Roma, e dunque nel pieno epicentro del sisma artificiale (e artificioso) denominato "cantieri di costruzione della metro C".
Tutte le mie minute attività quotidiane, lavorative e di diporto spicciolo, si snodano lungo la direttrice delle quattro future stazioni Teano-Malatesta-Lodi-San Giovanni, dove ogni rettilineo dei bei tempi andati si è da anni intorcinato in un frastagliato groviglio di curve angoli e giravolte e vicoli ciechi e strozzature e imbuti in grado di generare e stabilizzare innumerevoli serie di piccoli e grandi ingorghi su una superficie già vocata di suo alla loro produzione per i motivi più disparati, stante la densità abitativa, le molte assurdità topografiche di quartieri venuti su negli anni d'oro dell'edilizia abusiva, l'insufficienza dei mezzi pubblici (da cui il motivo dell'alzata d'ingegno di costruirci una linea di metropolitana)  e la pesantezza dei culi dei suoi residenti.
Dopo parecchi mesi di assestamento e il confortante raggiungimento a fatica di un'ordinata metodicità del caos, un paio di dissesti idrogeologici, volgarmente chiamati "voragini", capaci di interdire il transito veicolare delle due strade di scorrimento principali ai lati della Via Casilina sia in direzione del centro che in quella opposta e anche per quella laterale su una delle bisettrici di collegamento con la consolare limitrofa, hanno mandato in vacca tutto il meccanismo appena collaudato.
Alzata in questo modo l'asticella della difficoltà della circumnavigazione automobilistica io e tutti gli altri residenti ci siamo dovuti ingegnare, ex abrupto, alla subitanea ricreazione di un nuovo modello di casino agibile.
Adesso che, con pazienza certosina, parecchi autentici colpi di genio e pure qualche inevitabile contromano qui e là, avevamo preso le misure anche a queste insorte evenienze, ecco spuntare repentinamente a macchia d'olio ulteriori freschi ostacoli allo scorrimento del traffico nelle sembianze dei sempiterni lavori di rifacimento estivi di manto stradale aut di ripristino tubature gas/energia elettrica/altri cavi di indeterminata funzione, che ridisegnano ulteriormente la martoriata, più che complicata, geografia della viabilità.
Facendoci approssimare a qualcosa di molto simile, in meteorologia, alla tempesta perfetta.
E io, tra mille piroette e qualche necessaria ancorché discreta infrazione al codice stradale, penso al giorno in cui saranno chiusi tutti 'sti cantieri, smontati tutti 'sti ponteggi, e finalmente la circolazione tornerà libera e fluida.
E non riesco a immaginarmelo. 
E' qualcosa di così inconcepibile da far paura.
Al pensiero di quelle strade sgombre, di tutte le code evitate, e di tutto il tempo risparmiato, mi vengono le vertigini.
Tragitti che oggi copro in mezz'ora verranno compiuti in meno di un quarto d'ora, forse anche in dieci minuti.
Forse anche meno, se davvero la metropolitana servirà a qualcosa, cioè a incoraggiare auto limitazioni all'uso delle macchine.
Come adoperarlo dunque proficuamente, quel tempo mai posseduto e improvvisamente guadagnato? E' un rovello angoscioso.

Poi mi rammento che, appunto, vivo a Roma, e pertanto ho fondatissimi motivi per credere, più ancora che sperare, che quel giorno maledetto non arrivi né ora né mai.

Che sollievo.

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