sabato 5 luglio 2014

Non c'è più niente/da fare


"L'amore non bisogna implorarlo e nemmeno esigerlo. L'amore deve avere la forza di attingere la certezza in se stesso. Allora non sarà trascinato, ma trascinerà."
Leggo il due luglio su FaceBook questa citazione di Herman Hesse in bacheca di un'amica. Sono particolarmente sensibile al tema, in questi giorni, e la sento colpirmi con forza, trapassarmi come una lama di luce la mente, allentarmi la rigidità della della cassa toracica.

La condivido immediatamente sulla mia pagina di DilloallaCri, che negli ultimi mesi, perdendo causticità, è diventata più uno spazietto di autocoscienza meditativa.
La visualizzano, in tre giorni, cinquanta persone.

"Certi amori non finiscono, fanno dei puttantour immensi e poi ritornano".
Questa - una scemenza senza fine triste, una caduta di stile del tutto estemporanea e insignificante che probabilmente non avrei postato nemmeno nei giorni più foschi della mia rabbia depressiva, mesi e ormai anni fa - viene condivisa, il giorno successivo, sulla pagina da un'altra amministratrice della medesima.
La visualizzano, in due giorni, duecentoquarantaquattro persone.

E non c'è più niente da dire o da fare, mi pare.

10 commenti:

  1. Direi che non c'è più nulla da fare.

    Ciao Cri. Neanche qua tra blog si scherza in quanto a scemenze! Stasera m'era presa voglia di leggere qualcosa dai blog che frequento più assiduamente. Ne ho visitato un paio prima di approdare da te... devono aver preso una gran botta di caldo, loro e chi ha commentato condividendo certi pensieri!

    Facebook, invece, rimane per me uno spaccato del mondo che viviamo, perfetto. Talmente perfetto che, spesso, provo disgusto!

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  2. Non sappiamo mai come la penseranno gli altri in quel mare magnum di facebook. Ma penso che alla lunga quel social network verrà a noia a parecchi.

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  3. Ahimè spesso osservo comportamenti simili anche nei blog, provo a darmi spiegazioni ma con scarso successo :-/

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  4. Ma anche i blog - pur con qualche raffinatezza che manca in fb - sono uno spaccato della nostra società. In più oltre a trovare molte scemenze, si trovano ipocrisia e arroganza mischiate a supponenza.

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  5. Avete detto tutto voi, non ho altro da aggiungere. La malinconia e la mortificazione mi rendono muta.
    Ah, una cosa sì: ho cancellato il post su FB.

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  6. Come altrove, le scemenze riscuotono una grande audience.

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  7. facebook è il luogo delle amenità, ogni tanto postare qualche "cazzata" è liberatorio

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    1. Certo che sì. Ma a giudicare da quest'esempio - che porto come simbolo della frustrazione per l'atmosfera imperante di FB, formata da mille e mille altri post simili a questo - non è solo liberatorio, ma assolutizzante, perché la gente legge queste rispetto ad altre cose comunque leggere, non di troppe pretese (perché se uno condivide un aforisma comunque sta facendo una cosa leggera, non di troppe pretese) in rapporto di sei a uno (nel caso specifico, ma credo che la media sia superiore). Poi ho capito pure che non è tanto la cazzata in sé, è proprio la parolaccia. Battute "satiriche" che contengono turpiloqui anche infantili - culo, cazzo, merda - sono sempre le più gradite e strappano sempre risate eccitate, sia nella vita come nei social. Il che, aggiunto ad altri indizi di immaturità sociale, certe volte in me crea sconforto :)

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