Sono in ferie dal 12 agosto. Il 13 mi si è rotto il pc. Schermo bianco lattiginoso, dapprima permeabile e riavviabile al terzo, poi al decimo, poi al ventesimo tentativo. Ora definitivamente andato.
Il mio medico di fiducia dei pc ovviamente è in ferie pure lui.
Per fortuna ho avuto il tempo di accorgermi del progredire della malattia e la forza di scuotermi dalla mia pigrizia per salvarmi le cose a cui tenevo di più: conversazioni di skype, racconti, lettere e altri pezzi di scritti miei e di amici amati, fotografie.
Ora giro con una pennetta al collo come la sveglia dei matti, e mi bisticcio con la prole e con il consorte per l'uso degli altri due pc .trasbordati nel bagaglio familiare fino a questi ameni luoghi.
Perché oltretutto sono nella casetta di campagna ciociara in mezzo al nulla, in precario collegamento con chiavette internet e schede a cento ore di traffico prepagato, con una connessione che gira a manovella (oddio, non è che l'ADSL di casa vada sempre come una scheggia, eh).
Non sono ancora riuscita a riprendermi le cose che ho perso in una mezza settimana di ferie e di vacanza forzata da questo mondo virtuale. Ogni volta che entro mi sento un poco stralunata, non so dove mettermi le mani, mi guardo intorno come se non sapessi bene cosa fare, da dove cominciare.
Vorrei fare almeno tre o quattro post su argomenti e toni i più disparati possibile, dalla narrazione di aneddoti cretini alle riflessioni sui massimi sistemi, che poi son sempre quelli: la vita, l'amore, il dolore. Ma non riesco a prendere il via, mi sento un po' come se il cervello avesse preso l'iniziativa di fare le valigie ed andarsene in vacanza, dato che non era aria che ci andassi io tutta intera.
Il cuore, invece, che aveva deciso di pigliarsi una vacanza pure lui, ché ne aveva bisogno molto più del cervello che più o meno vive in gioioso relax tutto l'anno, è tornato precipitosamente ed entusiasticamente sui suoi passi, tuffandosi gloriosamente in un nuovo scombussolo di emozioni e sentimenti.
E' che proprio non ce la faccio a stare senza effondermi, senza abbracciare idealmente, con l'anima, persone che ho sempre nei miei pensieri. E' che è troppo esaltante questa sensazione di dissipazione, di parcellizzazione di me stessa in migliaia di atomi di gioia e di bene e di affetto, puro e trasparente come diamanti, forgiato nella sofferenza delle mie ansie ed insicurezze. Ogni volta ne pago il prezzo, alla fine. Ma ogni volta torno a ripetere l'esperienza, perché ancora sento che ne vale ogni volta, ancora, la pena.
Fin che reggo.
Ho ripreso a parlare con persone amate, familiari, strettamente familiari e non familiari. In sfuriate torrenziali, in due o tre casi, come un fuoco che improvvisamente si ridesta sotto la cenere e poi, forse, si spegnerà di nuovo. Speriamo mai del tutto. Ma chissà.
Ho anche vissuto con persone amate, familiari e non familiari, per una manciata di giorni intorno a ferragosto. Con una in particolare ho condiviso molte, moltissime parole e riflessioni, tante confidenze, tanto affetto, commozioni, turbamenti. Ci ho anche pianto, e ci ho passato una notte intera sul portico della mia casetta agreste - da una certa ora in poi a tremare di freddo - a parlare fitto fitto di un mare di cose che ci accomunano, che ci distinguono, a cui teniamo, in cui crediamo, che detestiamo, che fanno soffrire, che rendono felici. Abbiamo visto il buio schiarirsi a mano a mano, e poi il cielo tingersi di rosa dalla parte degli appennini, e poi il sole irrompere e restituire i colori allo scenario che ci circondava e che era rimasto ad ascoltarci per tutta la notte.
Una cosa che mi è mancata del tutto quando ero davvero diciassettenne, e che lei mi ha regalato. Un ricordo che ha colmato una lacuna e che ora correderà la mia vita per sempre.
Altre persone care sono ancora distanti per quella legge spietata dell'estate. Vespero, tutto riporti quanto disperse la lucente Aurora, scrive Saffo, ma in agosto molti vesperi si susseguono l'un l'altro senza rispettare questa norma, e bisogna attendere l'avvento di settembre per avere il conforto di veder ricomposto il proprio quadro di riferimento affettivo. Ogni anno è così.
E c'è anche sempre qualcuno lontano di cui si patisce l'assenza comunque.
Agosto per me è sempre il tempo metaforico della nostalgia.
Però scrivo in mezzo ai grilli, alle farfalle, alle cavallette, a qualche calabrone dispettoso. Mi circonda un cielo stellato punteggiato di mille luci, mi accarezza una freschezza ristoratrice, e sembra quasi che all'aperto questa tastiera si espanda come si espandono i miei pensieri. Ogni tanto una civetta fa il suo verso, e la notte scorsa verso le due, mentre con la psiche ero a più di duemila chilometri da qui ma col corpo ero sola sul portico sotto le stelle, una creatura invisibile ha camminato lungo il perimetro della recinzione, facendomi trattenere il respiro, non solo per l'apprensione.
Probabilmente era un comunissimo gatto. O forse, dopotutto, era davvero una volpe.
Chissà.
Intanto, ecco, ho ricominciato di nuovo, da qui.
In questo denso racconto di vita vissuta, non commentabile in molte sue parti perché intimamente tuo, manca un personaggio. Il rospo.
RispondiEliminaIn effetti il rospo ci è mancato! :D
RispondiEliminaPS: Per quanto possibile una vacanza fa bene, anche forzata. Avere amici su internet non deve diventare un "lavoro", tenere i contatti non può e non deve dipendere solo da te e le persone che ti vogliono bene non spariscono se non le senti per un po'; anzi, raddoppiano il piacere e le cose da raccontarsi nel momento che ci si ritrova. Un abbraccio! :* :)
Gap: Ma difatti io aspetto a braccia aperte, sempre, pure quello lì. Mi ci sono affezionata; e poi oggi sto in una disposizione di spirito tale che, se non è lesto a scansarsi, davvero tiro un bacio pure a lui ^^
RispondiEliminaPerché Syrys ha ragione: il rospo ci è mancato... Ma non disperiamo per la prossima volta ^^(Strabacioni, Angie!)
L'estate ti ronza intorno come un'ape e tu rispondi, come sempre immagino, piena di idee, emozioni, sorrisi e pianti. Il tuo post è pieno come una valigia che scoppia, è denso a saporito. Riposati, ma resta sempre te stessa perché mi piaci così.
RispondiEliminaGrazie, Luz. Essere me stessa è l'unica arma che ho, semplicemente perché non mi riesce di essere in altro modo, almeno per ora...
RispondiEliminaMi piaci anche tu, e tanto!