sabato 14 gennaio 2012

Felicità raggiunta

E succede che - mentre tu, uscita di casa in ritardo e di malavoglia per presenziare ad un evento che in un'altra vita un'altra te avrebbe atteso con eccitazione, intorno alle sette di sera di un tiepido venerdì di gennaio stai percorrendo in macchina a memoria un'Appia Antica malamente illuminata - ad un dato momento ripensi ad una frase di qualche ora prima e ne percepisci dietro in un soffio, per la prima volta, finalmente, l'autenticità, la sincerità, l'innocenza, tanto più valida quanto più spontanea, che perciò per la prima volta ti penetra davvero nell'anima, oltre la scorza coriacea della diffidenza della tua infelicità; e che per effetto di questa consapevolezza ti pare, così, all'improvviso, ti venga svelata una realtà sempre immaginata ma fino ad ora sconosciuta; e accade allora che il peso che hai dentro il petto da mesi ma forse da anni - quello che scopri adesso essere un dolce peso, una gravità feconda - istantaneamente piglia le ali e prende a frullare all'interno dello sterno lieve come un uccellino o una farfalla bianca, a fluttuare come fiocco di neve cullato dalla corrente o piuma che dondoli in uno sbuffo d'aria, ed al contempo, ecco, il pugnale è estratto e la dolorosa ferita è per incanto rimarginata, come non fosse mai esistita, raggrumandosi in te, al posto dell'antica frattura ora ricomposta, un fascio di energia purissima e viva e luminosa, un nucleo compatto e caldo di amore talmente splendente che tutto il mondo ti vedrebbe impresso il suo marchio di fuoco sulla pelle, come se il suo bagliore si vedesse distintamente in trasparenza, ad occhio nudo, attraverso la carne, se solo ti aprissi i vestiti. Ed è come se ti rendessi conto in quest'istante che il germoglio che ti è cresciuto dentro per tutti questi anni a tua insaputa è una pianta grande e lussureggiante che ti dilata il cuore a dismisura, non lo dilania ma lo amplia, non lo squarcia ma lo estende fino a renderlo immenso, ad occupare tutto il nulla della paura, dell'ansia, della sofferenza, e tu non sei nemmeno più emozionata o esaltata o commossa, nemmeno gioiosa, perché persino la gioia è un sentimento iniquo rispetto alla tua presente condizione, ora, al tuo essere, semplicemente, vera, intera, in pace, appagata come mai ti sei sentita. E comprendi in questo benedetto momento di grazia che nessun atto, nessuna parola, niente ti è più né ti è mai stato necessario, niente è più o è mai stato realmente funzionale o strumentale al tuo bisogno, perché non c'è più bisogno, perché non ti occorre più cercare negli occhi degli altri qualcosa di sconosciuto di cui hai nostalgia, perché non c'è più un vuoto da colmare, perché il tuo vuoto è sempre stato pieno, tu sei piena; nemmeno ricca, nemmeno sovrabbondante come spesso ti sei illusa di essere, e per questo sempre comunque sfalsata nella misura, solo giusta, integra, perfetta, dentro e fuori. Perché tu sei legittimata e riconosciuta come essere umano, capace di amare, meritevole di essere amato. Perché tu sei una persona che ama, davvero e che è, davvero, amata.

Il tutto dura forse un minuto, poi ti sfugge come i palloncini che ti scappavano dalle mani quand'eri piccola.

Felicità raggiunta, si cammina
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede, teso ghiaccio che s'incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t'ama.

Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
e' dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto del bambino
a cui fugge il pallone tra le case

6 commenti:

  1. La mia discrezione e la mia riservatezza mi vietano di voler sapere il o i motivi di questa tua "Felicità raggiunta" di cui scrivi in questo
    tuo dolcissimo post arricchito dai teneri versi poetici di Montale.
    Ma ne sono contento.

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  2. Guarda, è una cosa talmente piccola, naturale e tranquilla che davvero l'ho accolta con serenità. E' stato quello che mi ha colpito di me stessa, data la mia abituale inclinazione all'enfasi. Perciò mi è parso di aver scoperto qualcosa di reale, di tangibile, al di là delle parole. Ho fatto un'esperienza che io non avevo mai provato prima, o forse l'avevo fatta senza rendermene conto, perdendomi parecchi pezzi di vita. Stavolta invece sì, me ne sono accorta. (E sono contenta anch'io. Anche della tua contentezza!)

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  3. E speriamo di accorgercene pure noi (cit.) :D

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  4. Tranquilla, Lisa, mi è già passata :D
    Però è stato bello, finché è durato.

    :*

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