martedì 24 gennaio 2012

Un cuore in inverno









"Lo amavi, vero?"
"Ho creduto a lungo che fosse la sola persona che amavo."






(Ecco com'era quella battuta fenomenale.)

5 commenti:

  1. "io ti racconto del mio ultimo uomo.
    “Vuoi parlarmene?”.
    Conoscendoti, ho rilanciato: “Ti interessa sul serio oppure è tanto per parlare di qualcosa?”.
    Il tuo lapidario “Cinquanta e cinquanta” di risposta mi convince a costruire una frase di due righe per raccontarti in sintesi nove mesi di sogni e la loro fine. “Pensavo fosse ‘quello della mia vita’ e invece non solo non è andata così, ma mi ha anche tirato a distruggere completamente come persona”."

    Qui: http://minervajones.blogspot.com/2010/10/la-gattaviva-racconto.html

    Non sapevo di scrivere cose che avessero una tale dignità :-D

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  2. Minerva! Devo assolutamente leggermi e rileggermi questo tuo avvincentissimo post con calma... (Slurp) :P

    Eli! :*

    La battuta che ho trascritto ad ogni modo non è rivolta a lei, ma a lui: è lei che fa questa domanda a lui, quando alla fine del film lo rincontra e parlano della morte del suo vecchio maestro di liuteria... Praticamente è la sua dichiarazione di amore a lei, e non gli si caverà niente più di così; per un anaffettivo come lui è il massimo, e colpisce al cuore. (Quanto l'ho amato, questo film...)

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  3. Mi pare di capire che questo è il genere di film che più apprezzi e che addirittura ami.
    D'altra parte hai ragione, la risposta a quella domanda colpisce molto specialmente per chi ha un carattere romantico e sentimentale.

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  4. Sì, Aldo, mi sa che il mio carattere è così :D
    Di norma io ho bisogno del "lieto fine". Che non sia scontato, che non sia melenso, che sia in un delicatissimo e intelligente equilibrio tra sogno e verosimiglianza, che possibilmente sia anche lieve e latore di quel tocco di soffice ironia che lo renda divertente per una persona esigente intellettualmente, diciamo...
    Però, quando una cosa è tanto, tanto bella, posso anche accettare di rinunciare al lieto fine, e godermi la squisita sofferenza di un amore perduto o mai espresso. Come in questo fulgido, delicatissimo caso :)

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