Rimugino su certi accadimenti degli ultimi giorni e delle ultime ore - meglio, su certe prese di posizione adottate da un'amica non già negli ultimi giorni, anzi, palesatesi chiarissimamente già da un bel pezzo, che io semplicemente mi sono sin qui ostinata a considerare con benevola indulgenza una criticità di poco conto nel complesso di uno spirito comunque bello e a me affine, una sfrontatezza conclamata che in realtà fosse un tutto fumo e niente arrosto, e invece, macché, complice anche il mio esser reduce da un'ulteriore esposizione felice alla mia cartina di tornasole preferita nel paesaggio e tra le genti che più di tutto in questo momento mi riconducono alla concretezza, e alla bontà intrinseca che nella concretezza risiede, dove è esperienza quotidiana l'esattezza dell'assioma di Keats "verità è bellezza, bellezza è verità", scopro che no, l'atteggiamento di quest'amica, e tutto il castello di concezioni sue della vita e delle relazioni e della dignità individuale ch'ella con quest'atteggiamento mostra di aver costruito, non mi va giù, non mi piace, non mi è mai piaciuto e mai mi piacerà.
Perché dietro quest'accondiscendenza allo spontaneismo, l'assecondamento così a briglia sciolta e a testa bassa, senza un soprappensiero, senza l'ombra di uno scrupolo, di tutto quello che passa per la mente, incluse sventatezze d'ogni sorta e pulsioni distruttive e autodistruttive, io non riesco più a vederci solo la sofferenza di un'anima ferita e smarrita.
Perché dietro quest'accondiscendenza allo spontaneismo, l'assecondamento così a briglia sciolta e a testa bassa, senza un soprappensiero, senza l'ombra di uno scrupolo, di tutto quello che passa per la mente, incluse sventatezze d'ogni sorta e pulsioni distruttive e autodistruttive, io non riesco più a vederci solo la sofferenza di un'anima ferita e smarrita.
Perché anch'io ho un'anima ferita e smarrita, e mille volte avrei potuto reagire così, facendomi scudo del pretesto del mio dolore; e invece, nonostante tutto, mi sono badata, con sforzi laceranti e fatica immane. Perché non sono mai riuscita ad annullarmi nella frenesia dell'attimo, ho sempre ampliato il mio orizzonte al "dopo", alle conseguenze, alla responsabilità del mio agire, temperando il mio istinto con l'amorevolezza della ragione. E temprandomi.
Nella mia capacità di scegliere. Di esercitare, liberamente, la mia libertà.
Ovvio, è la strada più difficile. Ma è anche la più gratificante.
Ovvio, è la strada più difficile. Ma è anche la più gratificante.
Perché l'altra conduce alla bassezza. Alla volgarità. All'adattamento, all'acquiescenza ad un'esistenza subumana, che dire bestiale è un insulto per le bestie, nobili esseri che onorano la loro naturalità, in equilibrio e in armonia col resto del creato.
L'uomo che si fa bestia offende le bestie.
E ho scoperto così che la volgarità io non la sopporto. Non parlo della sana e, direi, sacra scurrilità di antica tradizione, ingrediente essenziale per il comico, il grottesco, la beffa, artistico e intellettuale rovesciamento scatologico che pervade tutto l'arco dell'espressione culturale universale, dalla preistoria ai giorni nostri, passando per l'illustre periodo di Dante e Boccaccio e Chaucher e Shakespeare, e da quelle magnifiche radici sale per i rami via via, su su, in teatro e in letteratura e persino in musica, e danza, e pittura e scultura, fino ai giorni nostri.
No, io non sopporto la volgarità d'animo. Quella di chi si contenta di vivere torpidamente, senza moderarsi, senza delicatezza e attenzione per se stesso, senza pretendere a testa alta la fiera affermazione dell'essenza della sua umanità, senza aspirare a trascendere per migliorare, ma anzi, indotto a cuor leggero scevro di rimpianto alcuno, all'occorrenza, a soccombere al peggioramento. Quella di chi è disposto a lordarsi scendendo a compromessi con la parte sordida di se stesso, quella cattiva, quella malata.
No, io non sopporto la volgarità d'animo. Quella di chi si contenta di vivere torpidamente, senza moderarsi, senza delicatezza e attenzione per se stesso, senza pretendere a testa alta la fiera affermazione dell'essenza della sua umanità, senza aspirare a trascendere per migliorare, ma anzi, indotto a cuor leggero scevro di rimpianto alcuno, all'occorrenza, a soccombere al peggioramento. Quella di chi è disposto a lordarsi scendendo a compromessi con la parte sordida di se stesso, quella cattiva, quella malata.
E non è questione di moralismo, eh. Tutt'altro. E' una questione etica, questo sì. Nell'accezione che di etica dà Spinoza: la tendenza dell'uomo al buono, ossia, a ciò che accresce la sua potenza esistenziale.
Io detesto la volgarità, la schifo e la rifuggo. E una persona che invece vi indulga, pur dotata di tante qualità, pur manifestando per me un affetto ch'io posso presumere almeno in parte sincero, non fa per me.
Lo dico con dispiacere. Ma con la massima serenità e fermezza.
La volgarità è assenza di bellezza. Perché è assenza di autenticità.
Lo dico con dispiacere. Ma con la massima serenità e fermezza.
La volgarità è assenza di bellezza. Perché è assenza di autenticità.
E la mancanza di bellezza e verità non è interessante, è triste, è pesante, e porta difilato all'infelicità.
Minchia signor tenente!
RispondiEliminaPer una come te, per quello che sei è meglio, molto meglio tenerla lontana quest'amica.
Per ora mi sono sfogata di uno sbocco di amarezza ed indignazione che dovevo farmi uscire da dentro. Il blog mi serve principalmente a questo ;)
EliminaPoi resto in attesa degli eventi. Voglio ancora credere di essere troppo precipitosa, e di star drammatizzando qualcosa che in realtà è una bolla di sapone. Se gli avvenimenti futuri non smentiranno questa mia ansiosa previsione, non credo che potrò impedirmi un drastico ripensamento su quest'amicizia che pure mi è cara, purtroppo, proprio per quello che dici tu, ossia, per come sono fatta io, semplicemente perché allora vorrebbe dire che siamo proprio troppo diverse :(
"No, io non sopporto la volgarità d'animo. Quella di chi si contenta di vivere torpidamente, senza moderarsi, senza delicatezza e attenzione per se stesso"(e gli altri.)
RispondiEliminaGià, neanche io. è per questo che, come dice mia sorella, a me le persone stanno tutte sul culo finché non fanno qualcosa che me le rende simpatiche.
spero comunque che fosse la tizia che ti ho sempre detto di mandare a stendere, lei è proprio volgare d'animo (e stupida).
Mi manchi!
Oddio, abbiamo parlato di talmente tante tizie da mandare a stendere che non riesco a mettere a fuoco quella di cui stai parlando :D
Elimina(comunque le sto facendo fuori, eh. Una ad una)
Tu lo sai, a me in passato la faccenda della simpatia per le persone è proceduta al contrario (ma anche no, tutto sommato ero molto simile a te in questo anche da prima. E ti do ragione, la mia, o la tua, simpatia è qualcosa che non si può elargire gratis, bisogna che la gente se la conquisti ;) ); ma sto perdendo sempre più definitivamente questa balorda inclinazione :D
Mi manchi anche tu, sai? Ma tanto so che ci rivedremo.
Baci grandi.
<3
Depennare, depennare.
RispondiEliminaEh, Sandra mia, purtroppo mi sa che hai ragione. L'estate forse non starà ancora finendo, ma la mia clemenza sì.
Eliminaperdere amicizie o ritrovare se stessi?
RispondiEliminaa volte per amicizia si lascia correre su certi atteggiamenti, lasciandosi rosicchiare poco alla volta, non so se è giusto o meno, non lo so, forse per paura si, forse per la forza di se stessi no.
oppure per rimanere ottimi amici non bisogna mai vedersi :)
Fantastico sei, endi.
EliminaFan-ta-sti-co.
Grazie :)
<3
Sorella spinoziana. Un abbraccio!
RispondiEliminaA te due! Nel nome del padre Baruch di tutti noi :)
Elimina