Egregio sindaco Marino, ieri ho preso ferie e, mentre stiravo per passare il tempo nell'attesa dell'arrivo della mia luminosa amica rinascimentale dall'urbana e magnifica terra rilucente degli effetti d'un uso appropriato dell'umano raziocinio e di tutte le qualità a quello connesse ove risiede, ho deciso di scriverle questa mia a proposito
dell'annuncio che lei ha strombazzato al popolo circa le sue intenzioni di pedonalizzare l'intera città e le sue estreme propaggini fino al Grande Raccordo Anulare nella prossima "Notte bianca" prevista per il sedici maggio venturo.
(Notte un cazzo: la pedonalizzazione è prevista dalle diciotto del venerdì alle sei del sabato. Dalle
diciotto: quando c'è il sole ancora alto nel cielo, sono ancora aperti tutti i negozi, è in pieno svolgimento l'uscita dagli uffici e in piena attività la congestione centrifuga dei vacanzieri del week end .)
Volevo innanzitutto ringraziarla per avermi avvertita con congruo anticipo, in modo di potermi organizzare, qualora per quella data fatale io fossi ancora nel novero dei viventi, pianificando un viaggio in un luogo ameno fuori città.
Perché, se ella fosse un parolaio, non ci sarebbe da temere che arrivi a porre in essere questa minaccia. Ma dai suoi primi atti s'è purtroppo constatato che parolaio non è, e che forse per compensare la mancanza di questo difetto è pure alquanto ostinato, e quando si mette in testa una cosa non gliela estirpano manco le cannonate.
Dunque, Dio ci salvi, c'è da pigliarla sul serio, molto sul serio.
Avendo ben chiara l'intimorente conformazione del GRA, ma volendo essere specifica al massimo, sono andata a controllarmi le misure su wikipedia, che recita: Il Grande Raccordo Anulare o GRA, classificato ufficialmente come A90, è l'autostrada tangenziale, senza pedaggio, che circonda anularmente Roma. È caratterizzata dal tracciato circolare chiuso e senza discontinuità, con un diametro medio di circa 21 km, e lungo 68,223 km. È gestita direttamente dall'ANAS e percorsa giornalmente da circa 160 000 veicoli (58 milioni l'anno), risultando tra le autostrade italiane con il più alto volume di traffico.
A scuola ero una capra in matematica, dunque può ben essere che sbagli il conto: me lo auguro. Perché a fare raggio per raggio per pi greco per calcolare l'area di questo anello saltano fuori la bellezza di trecentoquarantasei virgola centoottantacinque chilometri quadrati.
Una superficie di trecentocinquanta chilometri quadrati interdetta al transito di auto e moto private dalle diciotto alle sei del mattino seguente. Non per motivi inderogabili, si annoti: per un'iniziativa simbolica, a scopo ludico, aggregativo, e forse, nelle sue intenzioni, educativo.
Si rende lei conto di ciò che intende fare?
Avesse annunciato di voler sgomberare dalla privata circolazione la porzione di città coincidente col Municipio I, ossia il centro storico racchiuso dalla cinta delle mura Aureliane allargato a dismisura grazie a una delle ultime alzate d'ingegno di Alemanno oltre Tevere, sino ad includere San Pietro e le pendici del Gianicolo, cioè una zona di venti chilometri quadrati, sarebbe già stato un azzardo che avrebbe apportato una certa quota di fastidio alla popolazione, ma insomma, per dodici ore ci si poteva pure stare. Ma così è mera, assoluta follia.
Significa che tutti i cittadini di Roma e sobborghi, anche abitanti a una distanza dal centro città di venti, trenta chilometri, quella notte dovranno starsene obbligatoriamente nelle loro dimore, e pregare i loro santi di non aver bisogno di niente. Perché sarà loro impedita qualsiasi uscita voluttuaria - una cena in pizzeria, una sortita al cinema più vicino, se non allocato nelle immediate vicinanze di casa -, ma anche ostacolato ogni eventuale disbrigo di necessità improvvise: provi un po' lei, ad esempio, caro sindaco, ad avere qualcuno di famiglia in preda ad una colica, o ad un febbrone, o ad un incipiente mal di denti, accorgersi di non avere niente di fungibile nell'armadietto dei medicinali, e andare a scarpinare per le strade buie a cercare una farmacia notturna.
Ah, ma già, lei sicuramente potenzierà i mezzi pubblici. La metro, ad esempio, magari, invece di sospendere il servizio, resterà in funzione tutta la notte.
Geniale. Se fosse praticabile la tratta di metro che passa dalle mie parti, la famigerata C, di cui sono stati ora riaperti i cantieri dopo uno stop forzato, arrivato ad incrementare il cumulo del ritardo sul cronoprogramma previsto di ormai più di due anni (sulla carta avrebbe dovuto entrare in funzione nella prima metà del 2011).
Ah, mi replicherà lei, ma l'iniziativa è volta ad incentivare l'uso della bicicletta, dunque si adoperi in alternativa una bicicletta.
Ora, a parte che non tutto si può fare in bicicletta - per esempio, non si può portare in canna una moglie in travaglio per accompagnarla all'ospedale -, quanta gente lei creda possa permettersi di tenere una bicicletta a Roma? Quelli che hanno un giardino, o un box auto. E tutti gli altri?
E poi: non sarà che è così poco diffusa la pratica della bicicletta perché non è raccomandabile usarla come mezzo di spostamento in una città enorme dove praticamente non esistono piste ciclabili?
Ah, già, lei le costruirà. Ma una bici, per costituire effettivamente una valida alternativa ad altri tipi di veicoli, deve poter percorrere una striscia d'asfalto ad essa riservata lungo tutta la città, o almeno che si estenda in sicurezza per lunghi tratti continui. Dove farà passare lei la pista ciclabile, per esempio, all'incrocio di Porta Maggiore? O sulla via Prenestina o Casilina, strozzate dalla sede dei binari dei tram?
Perché mica si può dotare di piste ciclabili solo il centro. Se no che fa il ciclista, comincia a pedalare dopo esser entrato dentro le mura, dopo aver portato la bicicletta in spalla sin lì per non rischiare di finire falciato dalle auto?
Ah, non le va bene niente, mi ribatterà lei a questo punto. Come extrema ratio c'è pur sempre il taxi, no?
Ma, caro sindaco, siamo a Roma, che è dotata del peggior servizio taxi dell'universo, tenuto in ostaggio da una lobby che ha messo a ferro e fuoco le strade e ricattato amministratori di destra e sinistra per mantenere la sua posizione privilegiata e contrastare la liberalizzazione delle licenze. I taxi a Roma sono vergognosamente cari ed estremamente insufficienti nel numero. O lei crede di essere a Londra, a New York, dove si fa un fischio e ne accorrono tre?
E inoltre: come la piglieranno i vigili urbani? E soprattutto: dove li piglierà? Perché per pattugliare trecentocinquanta chilometri quadri di territorio controllando ogni veicolo in movimento (viste le probabili numerose deroghe al provvedimento per i medici in servizio, i portatori di handicap, i furgoni trasportatori di generi deperibili etcetcetc) non le basterà l'intero corpo di polizia municipale.
E infine: ben venga la trovata della Notte bianca (che io aborro per passate nefaste esperienze, ma pazienza) quale utile esperimento di ripensamento delle abitudini dei cittadini riguardo alla mobilità. Chiudere l'intero perimetro del centro storico allargato sarebbe il compromesso vincente: chi vuole partecipare alla grande festa di popolo lo fa liberamente, e liberamente va a piedi, coi mezzi o in bicicletta (sperando nella clemenza del tempo, ché a maggio Roma non mostra frequentemente cieli senza nubi). Ma perché tormentare la mamma di Monte Sacro Alto che alle diciannove va a ripigliare il figlio a pallavolo o la famigliola dell'Alessandrino invitata a cena dalla zia di Cinecittà, a chilometri e chilometri di distanza dai musei, dai monumenti, dalle strade e dalle piazze dove si disloca l'evento?
Insomma, caro sindaco, scenda da Marte e riveda con un po' d'umiltà il suo grandioso progetto. So che il problema del traffico è uno dei prioritari a Roma; ma davvero ritiene lo sia prima dello sfascio dei servizi sociali, della tragedia degli sfrattati, del degrado dei quartieri periferici, del difficile e accidentato percorso di integrazione tra le varie etnie che compongono oggi il suo tessuto umano?
E anche se lo fosse, pare che ella abbia in animo di affrontarlo semplicemente negandolo. Come fanno i bambini quando vogliono credere di far sparire una cosa che non piace loro solo chiudendo gli occhi. Ma allora ci sarebbe potuto arrivare persino il suo predecessore a risolverlo!
Consapevole che questa mia non le farà né caldo né freddo, che lei perseguirà a testa bassa il suo insensato obiettivo e continuerà imperterrito a coltivare i suoi castelli in aria, rassegnata la saluto.
P.S.: quand'ella, appena eletto, disertò la chiassosa, allegra e colorata carnevalata del Gay Pride, suscitando polemiche a mio avviso pretestuose e gratuite, io fui sua appassionata paladina per quello che ritenni un suo stile, evidentemente sobrio e forse non amante degli eccessi, ancorché simpatici. Mi sono amaramente ricreduta sul punto quando ho dovuto fare tanto d'occhi davanti alle foto e agli articoli che testimoniavano la sua partecipazione entusiastica ad Atreiu, la festa dei giovani fascisti di Giorgia Meloni: questa sì, da anni, una mascherata davvero di pessimo, amarissimo gusto.