mercoledì 12 ottobre 2011

La ragazza che giocava con il fuoco

E' inutile, non ce la possiamo fa'. Facciamoci un esame di coscienza, Cri, ed ammettiamo la nostra assoluta inadeguatezza in materia. Se uno nasce tondo non può morir quadrato. Accettiamoci, e accogliamo con serenità la presa d'atto della nostra penuria: questa potenzialità ci manca del tutto. Siamo fallate, orbe di alcuni utili accessori, siamo il modello base, il grado zero. 
Lo so, tu scalpiti, testarda, avida e volitiva come sei, anche perché tu le palle ce le avresti; ma dentro a questa donna dissociata ci sono pure io, che invece non so' nemmeno in grado di acchiappar farfalle col retino o granchi col secchiello, e ti intralcerei in maniera catastrofica. Rassegnati. Non è colpa mia se a te t'hanno rinchiuso e hanno mandato in giro solo me per tutta la vita. Mi dispiace, ahò, che te posso fa'? Ammazzarmi per farti un favore non posso, farei fuori anche te. E con l'occasione lo rammento pure a te, eh. Ti venisse qualche strana idea in testa.
Però, dai, su, ora non fare il muso. Dai, girati e, ahia, non mi graffiare. Mordermi non mi morderai, oggi, vero? Che oltretutto ti sei appena saziata, almeno in una delle tue golosità. Il nostro amico gelataio bengalese ci ha appena fatto da Fassi un cono da tre euro al prezzo di due: non ti pare già soddisfacente come forma di compensazione? Almeno un pochino?

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