Vi sono sempre dei rapporti che si compongono nel loro ordine, conforme alle leggi eterne comuni a tutta la natura. Non vi è né Bene né Male, ma vi è del buono e del cattivo. "Al di là del Bene e del Male, questo almeno non vuol dire: al di là del buono e del cattivo". Buono, è quando un corpo compone direttamente il suo rapporto con il nostro, e con tutta o con parte della sua potenza aumenta la nostra. Per esempio, un alimento. Cattivo, per noi, è quando un corpo decompone il rapporto del nostro, benché esso si componga con delle nostre parti, ma secondo rapporti diversi da quelli che corrispondono alla nostra essenza: così un veleno che decomponga il sangue. Buono e cattivo hanno dunque un senso principale, obiettivo, ma ne hanno anche uno relativo e parziale: ciò che conviene con la nostra natura, ciò che non conviene con essa. E, di conseguenza, buono e cattivo hanno un secondo senso, soggettivo e modale, qualificante due tipi, due modi di esistenza dell'uomo: sarà detto buono (o libero, o ragionevole o forte) colui che si sforza, per quanto è in lui, di organizzare gli incontri, di unirsi a ciò che conviene alla sua natura, di comporre il suo rapporto con dei rapporti compatibili, e, conseguentemente, di aumentare la propria potenza. Infatti la bontà è questione di dinamismo, di potenza, e di composizione di potenze. Sarà detto cattivo, o schiavo, o debole, o insensato, colui che vive nel caso degli incontri, che si contenta di subirne gli effetti, salvo lamentarsene e accusare ogni volta che l'effetto subito si dimostra contrario e gli rivela la sua propria impotenza. Infatti, a forza di incontrare non importa chi, in qualsivoglia rapporto, credendo di tirarsene fuori sempre con molta violenza o con un po' d'astuzia, come non fare più incontri cattivi che buoni? Come non distruggere se stessi a forza di colpevolezza, e non distruggere gli altri a forza di risentimenti, propagando ovunque la propria impotenza e la propria schiavità, la propria malattia, le proprie indigestioni, le proprie tossine e veleni? Infine non si è capaci nemmeno più di incontrare se stessi.
(Esempio autoreferenziale di buono che qualifica e ri-qualifica persino la "non" esistenza virtuale: l'incontro con la bella e pregevole persona che mi ha in molti modi mostrato i suoi meriti; tra l'altro suggerendomi la lettura di questo libro ^^)