lunedì 5 marzo 2012

Long Goodbyes

L'acuta e affezionata Kajsa entra in stanza mia, mi legge al volo in volto e mi domanda "sei pensierosa, Cri, vero?"
E' vero. Ho la fronte corrugata e le pupille un po' spaurite come hanno i bambini quando si presenta loro un qualche nuovo interrogativo sulla vita con cui fare i conti, che li costringa a tarare al ribasso la fiducia entusiastica nel loro egocentrismo, tipo la scoperta che quando da noi è notte in un'altra parte del mondo è giorno e la gente è sveglia mentre noi dormiamo. Solo che io non posso chiedere ad un adulto esaustive e rassicuranti spiegazioni, perché l'adulta qui sarei io.
Così non mi sento né esaltata né depressa, oggi, né serena né inquieta, né felice né sofferente. Svuotata, piuttosto, e con la mente immersa in una nebbia, tra le cui brume spunta la novità da affrontare.
Che si tratti del termine di un'esistenza, o della fine di un legame, di un'illusione, di un sentimento o di una concezione di se stessi, è uno sfibrante e dolcissimo stillicidio vivere il tempo sfilacciato dell'addio.


2 commenti:

  1. Ci sono dei post di blogger che ho conosciuto personalmente che preferisco non leggere nè commentare.
    Questo è uno di quelli.

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  2. L'importante è che tu sia venuto a trovarmi, Aldo. Ti abbraccio. E te lo spiegherò di persona.

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