"Il mondo non è fatto per le emozioni, una volta che hai imparato questa lezione, tutto è più semplice. Le emozioni tolgono energia, e c'è bisogno di tutta l'energia possibile per andare avanti. Impara l'arte, la corazza ti farà andare avanti fino a quell'approdo. Si chiama tranquillità."
Sono più di ventiquattr'ore che medito sul commento di Martina sul sottostante post di Syrys. E constato che sì, in questo momento, nelle condizioni fisiche e psicologiche in cui verso, mi sento di sottoscriverlo in pieno. Perché dopo la parte buona delle emozioni arriva quella cattiva. Dopo il roseo e dolce miele che riempie il cuore, dopo il soffice, candido, ovattato biancore di neve arriva il vetriolo. E oggi non vorrei altro che di esser liberata dalla smania esulcerante che mi corrode dentro e che, strazio nello strazio, è ancora impregnata di miele, che stilla insieme all'acido nelle mie viscere in modo indiscriminato, facendomi, metaforicamente e letteralmente, sanguinare. E anelo alla tranquillità, oh, sì, al ristoro di una quiete fresca, almeno tanto quanto la aborro, allo stesso momento.
Perché davvero si può vivere senza emozioni? Bisogna rassegnarsi al disincanto, alla maturità, al torpore sereno e malinconico di un guerriero a riposo? Darsi a strategie di sopravvivenza alternative, ad una vita di letture e di studi, al bricolage, alla cura delle piante? Pigliarsi un cane? Iscriversi ad un corso di yoga, o di danza del ventre? E' questo solo che a noi è concesso, a noi che non possediamo più, anagraficamente, il tempo in cui il moralismo del mondo consente o tollera in un individuo aneliti, follie, effusioni sentimentali?
Un moralismo che diviene spietato, feroce di un'inattaccabilità che non ammette deroghe od eccezioni nel suo sentirsi legittimato da una condizione biologica, quando proviene direttamente da coloro i quali, per una pretesa legge cosmica, rientrano ancora nella categoria degli autorizzati a tali frenesie - per cui, se la giovinezza si accosta alla maturità, potrà a buon diritto farlo in un'asimmetria senza scrupoli, protetta dalla sua posizione di preminenza emotiva, dall'imperativo aprioristico dello stereotipo culturale, più che antropologico, dell'impossibilità, per la seconda parte in causa, di aspirare ad essere su un piano di parità dei sentimenti, su di un comune terreno di ricettività agli stimoli. E in virtù di tale assunto preconcetto ne discenderà la legittimità per la giovinezza di prendere in modo spensierato, e l'obbligo per la maturità di dare, in modo in-condizionato. Ma è davvero accettabile, questo? E' umana, lecita, questa tenera e ottusa arroganza, questo cannibalismo spirituale?
Ora mi si replicherà giustamente: "ma è l'inverso; non è che sia preclusa ad una persona matura la possibilità di emozionarsi. E' che vivere facendo a meno delle emozioni non è un obbligo, ma una forma di cautela verso se stessi; e l'acquisizione di tale comprensione è indice di raggiunta maturità". Soprattutto, aggiungo io, quando si comincia ad avere qualche acciacco, e certi lussi non ce li si può più tanto permettere per i contraccolpi anche fisici che ne derivano. E' rassicurante, invece, rapportarsi schermandosene. Soprattutto per la prima parte in causa, che potrà continuare a godere dell'affetto e della simpatia di una persona bonariamente derubricata a similnonno, o similzietta.
Ma allora sparatemi, mi viene da dire. Anche perché io tranquilla non sarò mai. Per me davvero Eros è l'altra faccia di Tanatos. Solo se sento ben oliato e funzionante il muscolo cardiaco, battente come un tamburello indiavolato, io non ho paura. Nella tranquillità io crepo di angoscia.
Riuscissi almeno a sentirmi come Battisti.
Mia cara Cri,e mi permetto di usare "cara" perchè leggendoti mi hai EMOZIONATA!!
RispondiEliminaCondivido in tutto e per tutto cio' che hai scritto e confermo che se la mia vita è stata in ogni attimo violentata da forti emozioni, le uniche che hanno fatto sentirmi viva, altalenandosi tra picchi di gioia ed estasi allo sprofondare nel buio e nel dolore piu' massacrante!
....ma voglio vivere...sentire...amare...soffrire...illudermi e disilludermi, perchè solo così sentiro', come appunto dici tu,funzionare il mio muscolo cardiaco!
...ops...rileggendomi mi sono resa conto che forse c'è un errore di sintassi...ma come appunto si diceva...anche in questo caso, è stata l'EMOZIONE e l'intensita' con cui di getto scrivo, a far sì che non controllassi cosa effettivamente stavo scrivendo!! ;)
EliminaCara LamiavitaconMe
RispondiElimina(mi permetto di usare "cara" perché scoprendoti stamattina mi sei piaciuta un sacco, e in qualche modo, credimi, sei anche un po' tu l'ispiratrice di questo post)
sono contenta di sentirti così! Io alterno up and down terribili, ma la cosa più terribile, allo stato, ancora, per me, è sentirmi intrappolata in una palude dove non posso andare né avanti né indietro. Io invece voglio vivere, trovare soluzioni, e non riesco a smetterne di cercarne. E per vivere ho bisogno che il muscolo cardiaco batta forte :)
E mi fa piacere sentirlo all'unisono col tuo! ^^
Premesso che il blog è tuo e devi e puoi scrivere i post che più ti aggradano credo che io come tuo "lettore fisso" posso benissimo esprimere il mio modesto parere e quindi fare commenti anche se da te poco graditi.
RispondiEliminaIo dissento totalmente dal contenuto di questo post peraltro ben scritto.
Quanto alla "medaglia" tu devi pensare solo alla prima faccia mentre l'altra, quella di Tanatos, lasciala a me,
mi riguarda molto da vicino e sai benissimo il perché. Riguardo il muscolo cardiaco tienilo tranquillo, ti prego
e anche su questo tu conosci il perché del mio consiglio.
Posso fare una domanda lecita ed al contempo forse banale:
Eliminacome si fa a tenere il muscolo cardiaco tranquillo??
Quella di Tanatos ci tocca tutti, Aldo :)
Eliminae faccio mia la domanda di LamiavitaconMe: come si fa a tenerlo tranquillo?
(Grazie di aver commentato. Sai quanto ci tenevo!!! :D)
...e comunque io il mio "muscolo" lo voglio AGITATISSIMOOO!!!!!
EliminaCara Cri (ma quanto mi piace quest'alliterazione ;) ), molte cose su questo argomento ce le siamo raccontate. Ti ticordo solo una cosa: non è il fatto che ci dobbiamo precludere le emozioni. E' che le risate dell'ultimo uomo a cui ho detto di essere innamorata (di lui ovviamente) risuonano ancora per la pianura padana. Dopo essersi divertito in abbondanza, ovviamente. Così è stato tutta la mia vita. La derisione di miei sentimenti. Lo sfruttamento (a vari fini) della mia vulnerabilità.
RispondiEliminaNon sono più disposta a farmi deridere. Mai più. A farmi sfruttare. Mai più. Mai più. Mai più.
Corto, yoga, libri. E soprattutto, me stessa.
Ed una serie di grandissimi amici che mi hanno salvato la vita. Non mi serve altro. E anche se mi servisse, ne faccio a meno. Ho imparato.
Dall'alto - si fa per dire - della mia età posso rispondere alla domanda: al più delicato e importante organo del corpo umano, il cuore, va evitato lo stress derivante da qualsiasi pressione emotiva. Non sono un cardiologo ma cardiopatico sì ed il primo dei miei "cari" quattro infarti fu causato da quel maledetto stress nel 1975 al quale poi hanno fatto compagnia i successivi tre come sono tre i bypass che mi hanno "regalato" nel 1999.
RispondiEliminaSuggerisco calma piatta e niente agitazione...se si può.
Un caro saluto a tutti,
aldo.
Aldo, ormai sono convinta tu sia un maestro Zen ;)
RispondiEliminaIl collegamento tra mente e corpo è indiscusso. Ci corrodiamo tutta la vita con stress e problemi di tutti i tipi, e ci ammaliamo. Mentre da un lato non si può prescindere dal "sentire", il che ci differenzia dalle macchine, cara Cri dobbiamo proteggerci dagli attacchi esterni alla nostra emotività. Che, lo so, è spesso ferita ed alterata dagli eventi di questa stronza vita.
Ho imparato la lezione a martellate, ti assicuro. Molti se ne STRAFREGANO della tua generosità emotiva. Per cui, salva te stessa, e rispettati.
Se se ne strafregassero solo, Martina, sarebbe il minimo ;)
RispondiEliminaDi essere derisa, ti sembrerà assurdo, non mi importa, non mi tange la questione. Ho passato così tanta parte della mia vita a dover subire la curiosità pornografica della gente quando a casa mia arrivava la polizia per sedare liti tra i miei genitori - avevo sei anni quando dovetti per la prima volta scendere a piedi scalzi le scale di casa per andare a chiamare la vicina perché papà stava strozzando mamma - o anche solo nel sentirmi ripetere incessantemente, quando accompagnavo la mia ingombrante madre da qualche parte, "ma come mai tua mamma non ci vede? Ma è nata così? Ma poverina..." e a fare i conti con la vergogna di andare in giro, invece che con ragazzi della mia età, tenuta al guinzaglio da due donne, una cieca e una vecchia, cupe, piene di risentimento verso il mondo, che si appoggiavano a vicenda odiandosi l'un l'altra, che ormai quella corazza ce l'ho, ci ho un callo spesso due metri su cui l'irrisione della gente non attecchisce manco col napalm, nessuno può toccarmi in quel modo. Ma il resto, il resto sì, in questo momento fa tanto, tanto male. Anche a livello fisico: perché che ci sia un collegamento tra mente e corpo, sì, è davvero un assioma indiscutibile.
Non sono nè uno psicologo nè un appassionato di psicologia ... ma mi sembra che le parole di @Aldo, lette da dentro, siano più che condivisibili ...
RispondiEliminaNon è che dobbiamo ( nè lo potremmo ... ) comandare al cuore "di calmarsi", nè possiamo accettare di vivere una vita piatta, amorfa, senza emozioni vive, programmandoci passo dopo passo 'a tavolino' e adattandoci a vivere ogni giorno uguale all' altro .
Non credo che lo faccia la mia amica ( amatissima ... ) @Martina, anche se insegue, dopo aver conosciuto l' inferno, il giusto mezzo esistenziale, non credo che lo faccia alcuna creatura, 'al netto' di patologie depressive o di solitudini oggettive imposte dalla violenza altrui o da altre malattie .
Ma possiamo - se la salute ci assiste - allargare gli orizzonti, uscire dalla nicchia dove ci siamo rinchiusi 'a torto o a ragione' ( o dove ci hanno rinchiuso nostro malgrado e noi innocenti ... ), spalancare le finestre del cuore, far entrare nella nostra stanza buia ed ammuffita una adeguata quantità di luce solare ... e respirare infine, a pieni polmoni, una rilassante boccata d' aria ! Senza dimenticare - mentre una manciata di rigenerante aria pulita ci allarga il petto - di lanciare lo sguardo oltre le cime degli alberi, oltre il limite dell' orizzonte, al di là del cielo stesso, e immaginare come tutte le infinitesime particelle irrilevanti che siamo noi tutti/tutte, nel tempo non più tempo e in quello spazio che non conosce limite, ci arrabattiamo, ci agitiamo, ci logoriamo vanamente, urliamo le nostre infelicità ... invochiamo morte o passione, pacatezza o pulsione, ma dagli spazi gelidi e silenziosi .... non ci arriva che stupore, e luce palpitante forse già morta, da quelle stelle da noi lontanissime !
Non c' è bisogno, carissima @Cri, di alcuna filosofia zen, non ci necessita alcun maestro di vita .... ci basta la memoria ed essere noi stessi per essere ancora noi stessi oltre il dolore e l' astio, oltre la nostra calpestata dignità, oltre il ricordo amaro e il rimpianto .... e l' amicizia di Persone tanto vere quanto umili, tanto sagge quanto modeste, tanto preziose quanto rare ... come il tuo amico @Monticiano che, sorridendoti con affetto, ti richiama alla persona stupenda che sei !
@Bruno ...
Bruno, carissimo amico, ti ho risposto col mio post successivo. E il primo che stringo sul cuore sei tu.
RispondiEliminaIl cuore è, appunto, un muscolo. E in quanto tale lo si può esercitare e rinforzare. E' l'esatto contrario del farlo diventare atrofico. Si tratta, invece, di rivelarne ed attuarne tutto l'immenso potenziale. Risolvere una volta per tutte l'occidentale platonico conflitto fra "mente" e "cuore", "ragione" e "sentimento" per scoprire quanto può diventare cazzuto un cuore, non schiavo né padrone, ma - diciamo - buon amico ed alleato delle proprie emozioni! Oddio, m'è venuta fuori un po' New Age de' noantri, spero di non essere fraintesa :)
RispondiEliminaUn cuore armato, insomma :D
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