lunedì 26 marzo 2012

Canto terzo.

“Caccianli i ciel per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve,
ch'alcuna gloria i rei avrebber d'elli.”

Senza muovere un passo, senza batter mai ciglio attendi. Vittima del fato avverso, della delusione altrui, del dolore altrui. Ha senso vivere così, solo per raccontarsela?

4 commenti:

  1. Ha senso vivere. Punto.
    Perché in questo mare in tempesta c'è un approdo. Sempre.
    Un abbraccio forte.

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  2. Ha senso qualcosa, a questo mondo? Cosa? Finisco ora di rendermi conto che persino con la massima cura si può incappare in una distrazione sciocca che ferisce una persona, magari proprio quella che meno si sarebbe voluto toccare. La quale a sua volta, nella sua sofferenza, restituisce il colpo, ferendo.
    L'ignavo invece non corre di questi rischi. Egli è convinto con questo suo atteggiamento inerte, di muro di gomma, di non creare danni e di non dare né, soprattutto, avere problemi.
    E' che venirsi incontro, capirsi, è un gran lavoro. E certe volte costa anche caro.
    Che amarezza, che sconforto, stanotte.

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  3. Sì, ha senso, altroché se ha senso vivere, anche così.

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  4. Cri, si vive per la vita. Ne abbiamo parlato. Si impara l'arte di costruirsi corazze, della durezza. Il mondo non è fatto per le emozioni, una volta che hai imparato questa lezione, tutto è più semplice. Le emozioni tolgono energia, e c'è bisogno di tutta l'energia possibile per andare avanti. Impara l'arte, la corazza ti farà andare avanti fino a quell'approdo. Si chiama tranquillità. Alcuni lo chiamano, con parola grossa, serenità.La felicità invece non esiste, è appurato. Ma si può vivere tranquilli.

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