lunedì 27 febbraio 2012

Me and you and everyone we know

"Innanzitutto, dovresti avere il diritto di venire generato da un padre e una madre che si amino, durante un atto sessuale coronato dal reciproco orgasmo, affinché la tua anima e la tua carne abbiano come radice il piacere. Dovresti avere il diritto di non essere considerato un incidente né un peso, bensì un individuo atteso e desiderato con tutta la forza dell'amore, come un frutto che deve dare un senso alla coppia, trasformandola in famiglia. Dovresti avere il diritto di nascere con il sesso che la natura ti ha dato (E' sbagliato dire: "Aspettavamo un maschietto e invece è nata una femmina" o viceversa.) Dovresti avere il diritto di essere preso in considerazione fin dal primo mese della tua gestazione. Sempre, in ogni momento, la donna gravida dovrebbe accettare di essere due organismi in via di separazione e non uno solo che si espande. Nessuno può considerarti responsabile degli incidenti che potrebbero intervenire durante il parto. Quello che avviene all'interno dell'utero non è mai colpa tua: per rancore nei confronti della vita, la madre non vuole partorire, e mediante il subconscio ti arrotola il cordone ombelicale attorno al collo e ti espelle non ancora formato, prima del tempo. Non volendoti consegnare al mondo, in quanto sei divenuto un tentacolo pieno di potere, vieni trattenuto più a lungo dei nove mesi, e il liquido amniotico si sarò seccato bruciandoti la pelle; ti si fa ruotare fino a che saranno i piedi e non la testa a scivolare verso la vulva, i morti entrano nel loculo così, coi piedi in avanti; ti si fa ingrassare più del dovuto così non potrai passare dalla vagina e il parto gioioso verrà sostituito da un freddo cesareo che non è parto ma estirpazione di un tumore. Rifiutandosi di accettare la creazione, la madre non collabora con i tuoi sforzi e chiede l'aiuto di un medico che ti schiaccia il cervello con il forcipe; poiché soffre della nevrosi da fallimento, ti fa nascere semiasfissiato, azzurrino, costringendoti a rappresentare la morte emozionale di chi ti ha generato... Dovresti avere diritto a una profonda collaborazione: la madre deve voler partorire tanto quanto il bambino o la bambina vogliono nascere. Lo sforzo sarà reciproco e ben equilibrato. Dal momento in cui tale universo ti produce, è tuo diritto avere un padre protettivo che sia sempre presente durante la tua crescita. Così come a una pianta assetata si dà l'acqua, quando manifesti un interesse hai il diritto che ti venga data la possibilità di realizzarlo, affinché tu ti possa sviluppare sulla strada che hai scelto. Non sei venuto qui per realizzare il progetto personale degli adulti che ti impongono mete che non sono le tue, la principale felicità che ti offre la vita è consentirti di arrivare a te stesso. Dovresti avere il diritto di possedere uno spazio dove isolarti per costruire il tuo mondo immaginario, per vedere quello che vuoi senza che i tuoi occhi vengano limitati da una moralità effimera, per ascoltare le idee che desideri, anche se sono contrarie a quelle della tua famiglia. Sei venuto qui soltanto per realizzare te stesso, non sei venuto a occupare il posto di un morto, meriti di avere un nome che non sia quello di un parente scomparso prima della tua nascita: quando porti il nome di un defunto, è perché hanno innestato su di te un destino che non è il tuo, rubandoti la tua essenza. Hai il pieno diritto di non venire paragonato a nessuno, nessun fratello nessuna sorella vale più o meno di te, l'amore esiste solo quando si riconoscono le differenze fondamentali. Dovresti avere il diritto di venire escluso da ogni litigio famigliare, di non venire preso come testimone nelle discussioni, di non essere il ricettacolo dei problemi economici degli adulti, di crescere in un ambiente pervaso di fiducia e sicurezza. Dovresti avere il diritto di venire educato da un padre e una madre che la pensano allo stesso modo, avendo appianato le loro divergenze nell'intimità. Se divorziassero, dovresti avere il diritto di non essere costretto a guardare gli uomini con gli occhi risentiti di una madre né le donne con gli occhi risentiti di tuo padre. Dovresti avere il diritto di non venire sradicato dal luogo in cui hai i tuoi amici, la tua scuola, i tuoi professori prediletti. Dovresti avere il diritto di non venire criticato se scegli una strada che non rientra nei piani di chi ti ha generato; il diritto di amare chi desideri senza avere bisogno di un'approvazione; e quando ti sentirai capace di farlo, dovresti avere il diritto di lasciare il nido e andare a vivere la tua vita; di superare i tuoi genitori, di andare più avanti di loro, di realizzare quello che loro non hanno potuto fare, di vivere più a lungo di loro. Infine, dovresti avere il diritto di scegliere il momento della tua morte senza che nessuno venga a mantenerti in vita contro la tua volontà."

9 commenti:

  1. Sarò banale ma temo che a pensare a ciò che dovrebbe essere stato si rischi solo di non vedere ciò che siamo. Per quanto frustrante, brutta o insoddisfacente o casuale ci è stata data questa vita qua, non un'altra. Cosa ne possiamo fare?

    RispondiElimina
  2. Non ho chiesto di venire al mondo ;-) Preferisco il caso alla volontà. Se no si nasce già indebitati.

    RispondiElimina
  3. @syrys

    Il fatto è che il buon Alejandro non parla mica ai figli. Parla ai genitori :)

    RispondiElimina
  4. Che commento perfetto, ragazzo selvatico. :)

    Bomba, ti dirò di più: che non solo non ho chiesto io di venire al mondo, ma sono consapevole che mi ci abbiano messo controvoglia, e allora dico che, nonostante questo, alla faccia loro, intanto al mondo ci sono venuta, ci sono e ci voglio restare. Tiè.

    Angie, la Volpe in quattro parole ha scritto quello che io avrei espresso in mezza pagina. Potenza della selvaggeria. Ad ogni modo 'sto pezzo l'ho postato perché me lo sento tutto addosso come una pelle: per metà come figlia mal trattata, per l'altra metà come genitrice che ha mal trattato i propri figli. Per fortuna son parti diverse, il che vuol dire che - perlomeno - ho spezzato la catena, e ai miei figli avrò fatto guasti miei, indipendenti, non tristemente e pedissequamente determinati dalla trista influenza dei miei avi.
    Poi, vabbé, questo è un manifesto programmatico che enuncia poeticamente un modello ideale, un anelito a una condizione irrealizzabile in toto. Non a caso è proclamato al condizionale.

    RispondiElimina
  5. Corollario alla Bomba che m'ero scordata prima: Alla faccia loro, intanto al mondo ci sono venuta, ci sono, ci voglio restare e me la voglio godere tutta più che posso. Alè.

    RispondiElimina
  6. Come non lo so e neppure lo voglio sapere, però poichè ci sono venuto, ho goduto la vita sicuramente in parte, quello che mi rimane vorrei potermela godere. Punto,ah!L'ho messo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Aldo, è proprio quella la qualità delle tue molte che di più ammiro in te: la capacità di goderti la vita in pienezza. Darei un braccio per riuscire a farlo come mostri di saperlo fare tu. Sto impegnandomi con tutte le mie energie per riuscirci. Magari verrò a chiederti qualche ripetizione...

      Elimina