venerdì 9 gennaio 2015

Je suis Charlie



Io sono una dalle reazioni inconsulte, incongrue. Persino in circostanze che non mi riguardano, che nulla hanno, in superficie, a che fare con me. 


Una volta su due la mia risposta agli eventi - per questo, a sua volta, una volta su due esagerata - è emotiva, e proviene da una regione primaria di me stessa, un meccanismo preordinato alla corteccia frontale cerebrale, sede del linguaggio e della elaborazione analitica delle immagini. Dal sistema limbico, insomma, direbbe il mio maestro jedi, ultrà della teoria dei tre cervelli. 

Ma raramente questi impulsi reattivi pigliano direzioni così nette con tale potenza, facendomi uscire da me stessa previa espugnazione del mio fortino interiore a colpi precisi e violentissimi di ariete.

Andando a ritroso nella memoria fin dove riesco ad arrivare ricordo due sole occasioni di spicco.

Una ha a che fare con la morte di Nicola Calipari, un evento per me sconvolgente per chissà che mi fece scattare dentro da costringermi ad andare a mettermi in fila al Vittoriano ad omaggiare la salma, con un'emozione che mi faceva pulsare le vene nei polsi manco fossi ad un matrimonio. Continuando, mentre attendevo il mio turno di trovarmi davanti alla sua bara, a vedermi davanti agli occhi la scena: Calipari che, non per eroismo, non per esaltazione, semplicemente per ostinazione e professionismo esemplari, per portare a termine una missione rischiosa ma sin lì riuscita, per non farsela mandare in vacca all'ultimo momento, senza esitazione, istintivamente, si getta su Giuliana Sgrena, una donna che non fa parte della sua cerchia di affetti, che fino a quel momento non aveva mai incontrato, di cui forse nemmeno condivide le scelte, le fa scudo col suo corpo e le salva la vita scambiandola con la sua, ricevendo le pallottole destinate a lei. Mentre non mi si levava dalla testa un pensiero che mi dava le vertigini: l'aveva fatto per la Sgrena, l'avrebbe fatto per me, l'avrebbe fatto per i miei figli. L'aveva fatto per la Sgrena, l'aveva fatto a me, l'aveva fatto ai miei figli.

L'altra mi ha preso di brutto l'altro ieri, quando ho saputo della strage nella redazione di Charlie Hebdo. Con l'indignazione, la rabbia, che mi montava dentro, nell'apprendere i contorni che contribuivano a perfezionare il quadro di orrore e morte. E anche lì, come per Calipari, è scattata l'identificazione: i terroristi sono entrati in un luogo intimo e quotidiano e, per un malinteso eroismo, una cieca esaltazione, con bruta ostinazione e professionismo esemplare hanno annientato degli uomini pacificamente riuniti attorno ad un tavolo durante una riunione di lavoro a sangue freddo. E non ha smesso dal primo istante, anche qui, di turbinarmi in testa un pensiero: l'hanno fatto a loro, con un pretesto: con un altro pretesto, altrettanto arbitrario, l'avrebbero fatto a me, l'avrebbero fatto ai miei figli.

Non conoscevo le vignette di Charlie Hebdo. Non avevo visto quelle su Maometto, che pure avevano suscitato tante proteste e polemiche qualche anno fa. Ora le ho scorse, e posso dire che non mi piacciono, affatto. La loro oscenità è gratuita e spocchiosa, sterilmente provocatoria, non priva di violenza ideologica. Il Vernacoliere, in Italia, è arte sublime, a paragone.


Eppure il mio meccanismo psichico non ha avuto esitazioni, nel muovermi ad un'incazzatura bestiale per quegli assassini brutali, efferati, commessi contro chi quelle vignette aveva concepito e disegnato.

Perché una donna come me, difettosa, attivata di preferenza dal sistema limbico anziché dalla corteccia encefalica, come se fosse rimasta indietro di uno stadio evolutivo, non può concepire di accettare che esistano suoi simili rimasti, o tornati, allo stadio ancora più grezzo, quello del cervello rettiliano. 


Perché al di là delle grandi questioni - la libertà di espressione, il ruolo sociale della satira, la perniciosità del fanatismo religioso, il valore del multiculturalismo, la tolleranza, la mescolanza, la vicinanza, la testimonianza, la militanza - qui per me la faccenda sta ancora più a monte, proprio al grado zero della nuda autocoscienza individuale e collettiva: sta nella mera, elementare constatazione dell'assurdità di opporre, ad un uomo inerme, che faccia cose simpatiche od odiose, argute o idiote, amabili o insopportabili, concilianti o provocatorie, un uomo con un kalashnikov: di opporre ad una vignetta, un disegno fatto con le matite colorate!, una sventagliata di mitra in faccia, un disegno di morte. 

E' questa mostruosa sperequazione, contraria alla logica e all'intelligenza, che io respingo gonfia di rabbia, sopra tutto e prima di tutto. E' per questo che non si deve dargliela vinta, a questi subumani psicopatici.

E l'unica risposta possibile è quella di Vittorio Arrigoni: restiamo umani. Che significa, restiamo pacifici, non facciamoci coinvolgere nella dinamica di violenza estremistica, nella spirale dell'odio e della vendetta. Non rispondiamo ad un massacro che è una dichiarazione di guerra con l'accettazione di questa guerra. Opponiamo alla furia massiva l'individualità di una mente, tante menti, pensanti e autonome. Annientiamoli con la forza dell'ironia, della superiorità della corteccia encefalica sul cervello rettiliano. Facciamo veder loro che le loro azioni producono questi effetti, assolutamente antitetici e controproducenti per i loro intenti. Che per questo non ci possono sottomettere, e non potranno farlo mai.

Ad esempio, così, con questa meravigliosa, straziante, esilarante copertina per il nuovo numero di Charlie Hebdo (che andrà in edicola regolarmente tra qualche giorno), immaginata da un altro collettivo satirico francese, Les Guignols, in tributo alla metà dei morti di Charlie Hebdo, i sei disegnatori, i quali simbolicamente rappresentano tutti gli altri, caduti assieme a loro.




16 commenti:

  1. Un post struggente.
    A Parigi dovrebbero dedicare una via o un Largo agli assassinati come è stato fatto per Nicola Calipari qui a Roma nel Parco di.Piazza Vittorio.

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    1. Sono d'accordo. E vedrai che lo faranno, Compreso Ahmed, che giustamente ricorda qua sotto la Bionda 17enne.

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  2. "I am not Charlie, I am Ahmed the dead cop. Charlie ridiculed my faith and culture and I died defending his right to do so."
    Non ho pazienza per chi fa satira che non fa ridere.

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    1. I limiti della satira non esistono, Bionda, se non dentro chi la legge e se ne sente toccato. In Italia, per questo motivo, esistono limiti più restrittivi che in Francia, perché ci sono norme che sanzionano certe forme di, diciamo così, libertà estrema. In Francia no, e tu che la ami tanto saprai quanto ci tengono, i francesi, ad esser i paladini del laicismo più spinto. Charlie Hebdo faceva satira: magari pessima, in parecchi casi, ma satira, nel rispetto dei crismi della satira. Il fatto che il poliziotto Ahmed abbia perso la vita per difendere questo diritto che lo offendeva (per il discorso dei limiti di cui sopra), ma anche che il dipendente del supermercato abbia rischiato la vita per mettere in salvo sei ostaggi chiudendoli in una cella frigorifera, la dice lunga, e impedisce di cercare scorciatoie ed equazioni in un verso o nell'altro. Charlie Hebdo probabilmente era un giornaletto di sinistrorsi spocchiosi e retrò fuori tempo massimo, freak della satira e dell'ideologia. Ok. Questo è un aspetto. L'altro è distinto, ed è che quello che hanno fatto a Charlie Hebdo è inaccettabile, punto. Quello che hanno fatto ad Ahmed è inaccettabile, punto. E non perché Ahmed fosse islamico, non perché Charlie Hebdo avesse ragione. Ma perché, semplicemente, questi eventi sono contro l'umanità, compresa quella eventuale, residua, degli attentatori.
      La satira non deve far necessariamente ridere, comunque. E questo tweet che tu riporti qui - per cui ti ringrazio - ha colpito molto anche me ;)

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  3. Trovo anch'io di pessimo gusto le vignette del Charlie Hebdo. Mi sembrano più insulti che satira. Tuttavia la libertà d'opinione e di stampa è tra le più preziose conquiste della nostra società. Staremo uniti e rimarremo umani, in attesa che tutti i fratelli, seguendo questo esempio, ci raggiungano per camminare insieme. INSIEME!

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    1. Guarda, il fatto che le vignette mi abbiano irritato mi ha ancora più confortato. Perché mi ha rafforzato nel sentimento di assoluta condanna e rifiuto di questo abominio senza alcuna influenza per la stima o simpatia per quelli che ne sono stati vittima :)))
      Insieme! Sì :)))

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  4. L'unico commento che mi sento di lasciare al tuo bellissimo, rabbioso e dolorante post è proprio il problema della sperequazione tra l'offesa, disarmata pur essendo offesa e provocazione e la vendetta, armata di odio feroce e di violenza.

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    1. E' proprio quello il cuore del mio sentire, Ambra carissima: la freccia che mi ha colpita nella carne, prioritaria ad ogni ulteriore ragionamento, per me :)))

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  5. Sàtira
    a. Genere letterario originale della letteratura latina, inaugurato storicamente da Ennio nella forma di miscellanea poetica in vario metro su argomenti diversi (favole, riflessioni morali, ecc.) e sviluppatosi in seguito in due filoni fondamentali: la s. esametrica, codificata da Lucilio, caratterizzata da forte aggressività anche politica, tematiche spesso licenziose, linguaggio quotidiano ed esplicito e alla quale si ispirarono in età augustea Orazio e nei secoli successivi Persio e Giovenale (con i quali il genere si cristallizza come luogo di aspra censura dei costumi individuali); ...

    In parole povere la satira è una volgare e dura presa per il culo che non risparmia nessuno, nessuna idea e nessun difetto fisico. E' per sua natura politicamente scorretta e molto.

    Bello e onesto il tuo post.

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    1. Grazie, Gap. Sono contenta e confortata di averti qui sopra. In certi momenti ci si sente meglio, a sentirci vicini.
      Grazie anche per aver ricordato il significato del termine in tutta la sua estensione, diciamo così.
      Per questo ti dedico un brano del "manifesto" che hanno scritto i giornalisti di alcune testate religiose (ti sto satirizzando, penserai tu :D ), tra cui Jesus delle Edizioni Paoline e vari giornali protestanti, che ho condiviso anche su FB e che secondo me è un perfetto corollario a quello che tu hai opportunamente rimarcato.
      "Come giornalisti di testate di diversa ispirazione religiosa, portiamo il lutto per la morte dei nostri colleghi francesi: la loro resistenza alle minacce degli intolleranti e la loro testimonianza di libertà ci devono essere di esempio. Lo spirito critico è il sale del giornalismo. E la satira ne è una delle sue espressioni. Anche se non sempre si è d’accordo con le sue provocazioni. Una società democratica si riconosce dalla capacità di difendere la possibilità d’espressione anche delle voci più taglienti."

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  6. @CRI ... cara : JE SUIS BRUNO !
    E cioè una Persona come tutte le altre, nè migliore nè peggiore delle altre ... e mi riconosco con ogni tipo di Umanità, essendo io portatore, in quanto appartenente ad una società ( .... ed a prescindere dal censo o dalla razza o dalla religione, o dall' attività svolta ), DEGLI STESSI DIRITTI/DOVERI degli altri appartenenti a questa società !
    Anche a me, come a te, le vignette di cui parlasi ( e che prima dei fatti di sangue accaduti NON avevo mai visto ) appaiono demenziali, volgari ... e qualcuna veramente orrenda, ma ritengo comunque che la SATIRA .... sì, anche quella scema e non creativa come nel caso di quel giornale umoristico francese, sia comunque espressione di libertà ... e come tale vada tutelata .... ma, soprattutto, credo fermamente che un ideale ( sia esso laico o religioso ... non mi importa ), QUANTO PIU' abbia bisogno di armi sanguinarie per difendersi, TANTO PIU' sia indifendibile ed esecrabile ... sempre e ovunque !
    E, per concludere, mi sembra che nessun monumento debba essere eretto agli assassinati ( ad essi, invece, vada la nostra sincera pietà e, ove ne fosse il caso, "un aiuto concreto ed utile" ai loro famigliari ancora in vita ! ) : un Monumento - secondo il mio pensiero NON "errante" - deve invece essere eretto a @Uomini e @Donne - come @Nicola Lipari, o come l' Avv. @Ambrosoli, o come i Giudici @Falcone e @Borsellino, o come i tantissimi altri oscuri Eroi della nostra miserabile umanità - i quali/le quali - mettendo a rischio la loro vita - si immolarono per salvarne altre, o morirono per ribadire la loro fede nella Giustizia ... uguale per tutti .
    @Charlie Hebdo ... scelse di fare in vita quello che più gli piacque di fare, fruendo di una libertà nè inferiore nè superiore a quella degli altri .... e - se debbo esser sincero fino in fondo - non mi sembra il caso che debba esser immortalato per questo !
    Un abbraccissimo a te .... tenera donna che sei sempre nei miei pensieri ! :-)))

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    1. Questa faccenda di un, diciamo, fondamentalismo opposto ad un altro - fondamentalismo religioso contro fondamentalismo laico, diciamo - è stata appassionatamente, ma direi anche dolorosamente e onestamente, sviscerata in un lunghissimo post fatto di commenti e controcommenti sulla bacheca di FB di un mio amico scrittore, Lowerome (da me citato anche altrove qui dentro).
      Ne riporto un brano perché lo trovo illuminante.
      Scrive Lowerome: "La quantità di velo necessaria per essere un buon musulmano la decide il buon musulmano. Lo Stato Francese poi esprime la sua intorno alla quantità di velo necessaria per essere un buon francese. E risponde 'zero'. È tolleranza? No. Anche perché il velo sarà certamente stravagante, ma onestamente lo è anche una donna con il cazzo, segnatamente per un musulmano. E io farei circolare liberamente entrambi, come minimo. Perché sono tollerante. In questo come si schiera CH? Con lo Stato. Come contribuisce al dibattito? Inculando Maometto nudo. Non sono d'accordo."
      Che mi convince parecchio parecchio.
      A cui risponde Blepiro:
      "Questo che dici rientra in considerazioni personali. Scusate se faccio sempre una reductio ad kalashnikov, ma non si può rimuovere il fatto che vignette, per quanto infelici, siano state cancellate così. Non rompo più le scatole." E poi " Detto tutto questo, sentire la Le Pen e Salvini diventare paladini della libertà di pensiero mi fa capire di essere nel torto. In un certo senso, abbiamo tutti torto". E anche qui, mi convince parecchio parecchio.
      Tutto questo poi per dire che non sono d'accordo con te su tutto, caro Bruno. Non ho alcuna intenzione di fare un monumento a Charlie Hebdo per meriti acquisiti: non è un merito, esser stati uccisi da due pazzi fanatici assassini. Ma sì, nonostante reputassi i disegnatori di Charlie Hebdo gente comunque diversa da me, a suo modo anch'essa prigioniera di una visione rigida del mondo, proprio per questo sì, per me la loro fine è da immortalare. Perché, semplicemente, è una fine abnorme, rispetto alle loro "colpe". Non sono eroi - a me dà fastidio che diano degli eroi persino a Calipari o a Ambrosoli, figurati, perché mi puzza di fregatura e di presa in giro di due persone che semplicemente hanno avuto la schiena ritta e per fare il loro dovere hanno pure dovuto rimetterci la pelle, cornuti e mazziati, insomma - ma avrebbero potuto essere me. Per questo trascrivo qui un pezzo di un altro post che mi ha colpito profondamente, quello del mio amico Carlo Blangiforti, capo redattore del giornale on line Operaincerta su cui scrivo da un po' di mesi, persona di grande cultura e saggezza.

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    2. "Sono d'accordo con il mio amico sul fatto che si tratta di una trappola. La rete terroristica sta tendendo un tranello all' "Occidente" e all' "Islàmia". Il rischio è che ci si cada senza rendersene conto: da un presunto scontro di civiltà, si passa così ad un scontro di in-civiltà reale. L'Europa in questo è molto brava. 70 anni fa il paese più civile del continente ha pianificato e realizzato con precisione teutonica, un massacro sistematico di uomini, donne e bambini.
      La vittima principale degli attentati (a Parigi, a Baghdad, come a Tunisi ecc.) è la gente comune, il popolo (anche e soprattutto quello musulmano) che vorrebbe pensare solo a lavorare, godersi la famiglia, la vita e aspettare il fine settimana per andare allo stadio o al cinema, o per incontrare gli amici per rilassarsi un po'. La prima vittima di queste teste di cazzo di criminali che gridano "dioègrande" sono i loro correligionari. Ora, io sono abbastanza grande e abbastanza siciliano da ricordare che la mafia, per lungo tempo, non è stata vista come un'emergenza nazionale.
      Poi è capitato qualcosa di epocale: assassini e stragi. E i siciliani si sono posti la questione, hanno preso posizione. Hanno manifestato, hanno detto "Io sono la vittima di questo schifo e schifo io ti dico che ti rifiuto". Non lo si faceva per dimostrare al mondo che esistevano i siciliani onesti (solo i coglioni credevano che tutti i siciliani erano mafiosi) ma per dire "Tu, mafia, sei il mio nemico!" In altre parole la mafia cominciò a essere considerata una cosa umana con cui ogni siciliano doveva confrontarsi per affermare la sua identità (quasi come se mafia/antimafia fosse una categoria etica). Stesso discorso si potrebbe fare riguardo il terrorismo politico degli anni 60/70/80. I tunisini questo lo sanno, hanno protestato contro gli assassini politici (tra questi quello di Chokri Belaïd). Dunque, quello che mi piacerebbe vedere, da Islamabad a Parigi, da Liverpool a Baghdad, da Casablanca a Riyad, è che l'uomo comune riconosca nel terrorismo un attacco alla propria persona e che, di conseguenza, protesti vivamente."
      Che poi è quello che ho tentato di fare io, nel mio minuscolo, qua sopra. :)

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    3. Non capisco ... @Cri : in cosa non sei "del tutto d' accordo" con quanto ho scritto sopra ???
      1) sul fatto che, pur sembrandomi sceme le vignette di @Charlie Hebdo, penso che la sua E' COMUNQUE "SATIRA" ... ossia espressione di libertà, e come tale vada tutelata ?
      2) sull' aver ritenuto io che gli ideali, quanto più necessitino del sostegno di armi sanguinarie, tanto più sono indifendibili ed esecrabili ?
      3) sulla circostanza che io scriva JE SUIS BRUNO, con ciò riconoscendomi in ogni essere appartenente all' umanità, a prescindere dal censo, dalla razza, dalla religione e dall' attività svolta dal mio simile ?
      4) sul fatto che mi senta PORTATORE DEGLI STESSI DIRITTI/DOVERI che ogni appartenente alla società di cui faccio parte deve avere ?
      5) o sul mio pensare che NESSUN MONUMENTO DEBBA ESSERE ERETTO agli assassinati e che, semmai, dovremmo inviare ai loro famigliari "un aiuto concreto e utile", ove ce ne sia bisogno ... e penso, ad esempio, ai famigliari del povero poliziotto sciaguratamente ucciso cui verrà mancare il suo supporto, ed agli altri la cui perdita del proprio caro renderà comunque più dura la vita ?
      Sinceramente, cara amica mia, non ho compreso bene la tua risposta .... E, tornando ai Monumenti, intendo quelli dedicati agli Eroi ( sì, ribadisco la parola "Eroi" .... tali sono per me e tali resteranno ) che fanno crescere la società, beh ... quelli che la Memoria accoglie e tramanda nel nostro cuore, sono per me di gran lunga più significativi degli altri in bronzo o marmo !!!
      (Ari)abbraccissimo a te ! :-)))

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    4. In merito al punto 5), sono in leggero disaccordo: non penso che sia necessario eriger loro monumenti, ma che debbano essere ricordati. Tutti: i sei disegnatori, i due poliziotti, la psicologa, l'economista, il correttore di bozze. il portiere dello stabile, senza eccezioni. Tutti: musulmani, cristiani, ebrei, atei. Perché è impossibile che un evento di tale disumanità e gravità - il loro assassinio a sangue freddo senza alcuna ragione, ripeto, senza alcuna ragione cada nell'oblio. Perché la tragedia che li ha visti protagonisti - e che ha avuto ulteriori atroci sviluppi nella giornata di ieri, e un epilogo tetro e insoddisfacente - debba restare a segnare uno spartiacque nel nostro mondo (che non è, ovviamente, l'unico mondo del mondo: in altre parti del globo accadono, per mano di altri fanatici, atrocità anche alquanto più spaventose). Perché dodici persone - venti, adesso, contando anche le vittime successive di queste quarantott'ore di follia a Parigi - sono divenute, loro malgrado, le vittime dell'inaudito, dell'inaccettabile, del disumano più allucinante. Questa è una ferita alla nostra civiltà impossibile da dimenticare. Per questo, come esistono vie e piazze intitolate alle vittime di stragi di nazisti o di mafia, o ai caduti nei bombardamenti degli alleati (penso per esempio al parco di Via Tiburtina, intitolato ai morti del 19 luglio 1943) credo abbia ragione, ragionissima, Aldo, nell'auspicare l'intitolazione di una strada alle vittime di questa strage, anzi, di queste stragi.
      Abbraccio stra ricambiato :)))

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  7. PS : c' è .... ehm .... una e-mail per te @Cri ! :-)))

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