martedì 31 luglio 2012

Bomba o non bomba

Vi sono sempre dei rapporti che si compongono nel loro ordine, conforme alle leggi eterne comuni a tutta la natura. Non vi è né Bene né Male, ma vi è del buono e del cattivo. "Al di là del Bene e del Male, questo almeno non vuol dire: al di là del buono e del cattivo". Buono, è quando un corpo compone direttamente il suo rapporto con il nostro, e con tutta o con parte della sua potenza aumenta la nostra. Per esempio, un alimento. Cattivo, per noi, è quando un corpo decompone il rapporto del nostro, benché esso si componga con delle nostre parti, ma secondo rapporti diversi da quelli che corrispondono alla nostra essenza: così un veleno che decomponga il sangue. Buono e cattivo hanno dunque un senso principale, obiettivo, ma ne hanno anche uno relativo e parziale: ciò che conviene con la nostra natura, ciò che non conviene con essa. E, di conseguenza, buono e cattivo hanno un secondo senso, soggettivo e modale, qualificante due tipi, due modi di esistenza dell'uomo: sarà detto buono (o libero, o ragionevole o forte) colui che si sforza, per quanto è in lui, di organizzare gli incontri, di unirsi a ciò che conviene alla sua natura, di comporre il suo rapporto con dei rapporti compatibili, e, conseguentemente, di aumentare la propria potenza. Infatti la bontà è questione di dinamismo, di potenza, e di composizione di potenze. Sarà detto cattivo, o schiavo, o debole, o insensato, colui che vive nel caso degli incontri, che si contenta di subirne gli effetti, salvo lamentarsene e accusare ogni volta che l'effetto subito si dimostra contrario e gli rivela la sua propria impotenza. Infatti, a forza di incontrare non importa chi, in qualsivoglia rapporto, credendo di tirarsene fuori sempre con molta violenza o con un po' d'astuzia, come non fare più incontri cattivi che buoni? Come non distruggere se stessi a forza di colpevolezza, e non distruggere gli altri a forza di risentimenti, propagando ovunque la propria impotenza e la propria schiavità, la propria malattia, le proprie indigestioni, le proprie tossine e veleni? Infine non si è capaci nemmeno più di incontrare se stessi.

(Esempio autoreferenziale di buono che qualifica e ri-qualifica persino la "non" esistenza virtuale: l'incontro con la bella e pregevole persona che mi ha in molti modi mostrato i suoi meriti; tra l'altro suggerendomi la lettura di questo libro ^^)

lunedì 30 luglio 2012

Sogno di una notte di mezz'estate

Torno da un posto meraviglioso, dove ho vissuto un'esperienza fatata con un gruppo di creature anch'esse meravigliose.
Ragazzi uccello belli come il sole, seducenti come la luna, arrampicati sui merli di un castello rinascimentale, nascosti nella notte nel buio fitto del fogliame, mi hanno regalato un paio d'ore di sospensione dalla realtà, dalle ansie, dall'inesorabile scorrere del tempo.
Poi si rimettono i piedi a terra e per un po' il peso della vita si fa risentire.
Ma torneremo a sentirci le gambe leggere.
Domani è un altro giorno.
Per ora, un po' in anticipo, mi acquieto con la ninnananna che ho scovato grazie ad Angie, la fiabesca castellana di Sarteano.
A domani. Io ora chiudo gli occhi e torno a sognare su queste note suadenti.

venerdì 27 luglio 2012

Anima

Non dirmi niente di te, ti prego.
Non voglio sapere nulla.
Voglio comprenderti poco a poco, lentamente, senza fretta.
Non voglio informazioni che si trasformino in pregiudizi pregiudicanti la libera e spontanea evoluzione del nostro rapporto.
Non voglio racconti di te che mi condizionino, ancora una volta, suscitandomi tenerezze o asprezze, attrazioni o repulsioni, slanci o ritiri, che non siano frutto della mera intuizione che possa avere di te solo avendo il coraggio di alzare i miei occhi a sostenere lo sguardo dei tuoi e scrutarti dentro lasciandomi scrutare da te.
Non voglio sapere del tuo passato, né del tuo futuro. Perché non voglio che il ricordo del passato e l'ansia del futuro influenzino ancora il mio presente.
Voglio liberarmi della necessità di piacerti, di sedurti, come atto aprioristico e compulsivo.
Voglio liberarmi della paura di piacerti, di sedurti, per cause ormai non pertinenti e insignificanti.
Voglio che la mia anima risponda alla tua schiettamente, dolcemente, naturalmente.
Voglio assaporare l'odore di quella terra di confine dove io e te ci siamo incontrati, la quiete di quella zona neutra, sospesa, dove io e te ci fronteggiamo muniti solo delle nostre calde armature di carne e di sangue.
Voglio sentire scorrere in quello spazio, tra me e te, la buona tensione sessuale che c'è istintivamente tra un uomo e una donna, quella per cui un uomo e una donna raggiungono istanti di intesa in cui diventano novelli Adamo ed Eva, unici sulla terra, esistenti dalla notte dei tempi.
Voglio godermi la percezione dell'urto della mia energia personale contro la parete della tua, che ti cinge tutto intorno non come baluardo, ma come diaframma che disegna i tuoi contorni e ti rende maschio, vivo, concreto, denso.
Voglio provarmi. Provarti.
Voglio rispettarti. Per rispettarmi.

Non dirmi nulla di te. Voglio svelarti da sola. Per conoscerti.
Per conoscermi.


Prendere di notte un aereoplano
Volare ed andare lontano
Andare senza muovere niente
Poi prendere la notte in una mano
Fermarla parlando più piano
Anche se nessuno ti sente

Tu che ti svegli e mi dici "rifallo che non capisco"
Ti sei alzata sul letto e poi ti butti giù
Io coi tuoi occhi buttati negli occhi mi intenerisco
Allora provo ad inseguirti, entro dagli occhi e via
In cerca di compagnia, tra due nuvole ed una lacrima
Ecco che incontro l'anima
l'anima

Preso da un abbaglio e da un sospetto
lancio un urlo che si schianta sul tetto
Per fortuna nessuno mi sente
L'anima è una parola, è un concetto
Non è normale vederla sul letto
Vederla e fare finta di niente

Tu te ne accorgi e sorridi, mentre son io che non capisco
Mm, è logico, arrivi sempre prima tu
Ma sento ancora i tuoi occhi negli occhi e mi intenerisco
Oh… che notte stanotte, piccola anima mia
Ma prima che voli via
fammi una cortesia
dimmi se la tua anima ha un posto anche per me
nell'anima c'è un posto anche per te
nell'anima c'è un posto anche per me



lunedì 23 luglio 2012

E lucean le stelle

Dopo due anni di web - ho "festeggiato" il 12 luglio il mio sbarco su FaceBook, dal quale è scaturito tutto il resto - tiro le somme.
Se mi guardo indietro vedo una strada costellata di illusioni e delusioni.
Mie ed altrui.

La miracolosa semplicità di contatto che offre la rete lusinga la mente e inganna il cuore. Ti collega ad un'immensa piattaforma virtuale, dove all'annullamento della distanza fisica sembra associarsi anche una velocità di trasmissione delle informazioni a livello temporale che davvero rivoluziona il modo di percepire gli avvenimenti, le esperienze, le ambizioni, individuali e di massa.

Tu, goffo prototipo di vitellonerd, che nutri il tuo fragile ego drammaticamente carente di autostima di sogni di agevoli successi - perché al tuo narcisismo di sfigato non basta trovare la propria strada, no, ci vuole di più, esso brama una luminosa fama; sì, ma le tue palle non sono idonee ad ottenerla mediante gli usuali canali, non avendo tu né la determinazione, né le capacità, per raggiungerla, né financo un'accettabile quantità di faccia di culo per percorrere canali alternativi, opportune scorciatoie - ti lasci abbacinare dalla facilità con cui con un semplice clic le tue creazioni artistiche vengono date in pasto alle folle, potenzialmente fruibili da un pubblico sterminato, laddove in altre epoche sarebbero state conosciute al massimo da una ristretta cerchia di parenti ed amici compiacenti, e ti illudi che ciò ti proietterà verso un futuro prossimo di gloria, denaro e scopate con masnade di groupies ammirate ed infoiate (incoraggiato dal fatto che sul momento qualcuna ne rimedi pure).
Pensi così di aver trovato la magica soluzione ai tuoi monumentali complessi di inferiorità risalenti ai tempi in cui eri il secchione della classe con la leccata di bove in fronte, sbeffeggiato da tutti i compagni e schifato da tutte le compagne, timido e scontroso e aggressivo oppure stolidamente cerimonioso e sorridente per disperazione, credendo, per il solo fatto di saper scrivere in italiano corretto, di aver a portata di mano una folgorante carriera di scrittore satirico, opinionista politico e culturale, filosofo retore idolatrato dalle femmine e rispettato dai maschi, che ti ripaghi e ti riscatti di tutto il fiele che hai dovuto ingoiare in passato.
E lì, invece di guardare in faccia il tuo dolore e superare le tue inadeguatezze passando attraverso le tue pregresse sofferenze per costruirti come persona, ti scolli definitivamente dal tuo vero sé scegliendo di esibire al posto tuo un'immagine che ti sostituirà in tutto e per tutto, rendendoti ogni giorno più fatuo, più disumano, più disconnesso, più distruttivo, per te e per gli altri.


Tu, romantica donna solitaria, alquanto carente di esperienze interpersonali, sociopatica e sociofobica, mancante di riscontri di vita vissuta e per questo vulnerabile, ipersensibile ed enfatica, leggi su una bacheca di FB, in una multichat di skype o su un blog un paio di commenti di un tizio - chissà se tizio o tizia - che vive - dice di vivere, magari - a Kulusuk in Groenlandia e li trovi incredibilmente accattivanti, capaci di toccarti dentro destandoti punti silenti che nemmeno immaginavi di avere fino a lì, e se sei ingenua come in effetti sei credi di aver trovato uno adatto a te, che ti somiglia, che ti capisce, che sente quello che senti tu (incoraggiata in questo dal fatto che quello non solo ti dà corda, ma pure ti viene a scocciare in privato, proponendosi lui come tuo interlocutore privilegiato). E il fatto che stia, o dica di stare, in quel luogo a casa del diavolo in qualche misura legittima le tue commoventi e grandiose pretese: perché, dato il tuo essere unica e speciale, è quantomai verosimile e ragionevole, oltre che estremamente esaltante, che una tua anima gemella, uno con cui ci sia finalmente il feeling tanto a lungo invano cercato, non si trovi dietro l'angolo di casa, ma semmai a migliaia e migliaia di chilometri di distanza; e che ti possa aver pescato senza che tu ti sia dovuta nemmeno scomodare ad alzarti dalla sedia davanti al pc.
Pensi così di aver trovato la magica soluzione alla tua perenne insoddisfazione, alla tua brama di contatto umano, di stimoli affettivi, emotivi, intellettivi, con persone non volgari, non banali, non ordinarie quali quelle di cui tu, per una tua sventurata propensione a lasciarti influenzare nelle tue scelte esistenziali e una mancanza di coraggio nelle medesime, ma soprattutto di reale conoscenza dei tuoi gusti e delle tue inclinazioni effettive, ti sei per troppi anni circondata, consentendo loro di invadere gli spazi del tuo essere, abbrutendolo, abbassandolo, estenuandolo.
E lì, invece di una nuova vita, la nuova vita che giustamente ti spetta di diritto, inizia la tua fuga dalla realtà quotidiana in un mondo che è assai più pericoloso di quello dove ti sei persa sinora, ossia quello, tristemente disabitato ma rassicurante, della tua fantasia. Perché questo è interattivo, ti risponde, in modo non prevedibile e non controllabile da te. E si rivelerà uno scabro muro invisibile su cui sbatterai e ti graffierai la faccia facendoti molto male.

Tutto qua.

Però stasera finalmente, dopo una giornata di nuvole e temporali, l'aria è fresca, mossa, profumata di terra e di pioggia. E il cielo è costellato di stelle, quelle vere (o perlomeno della luce che da distanze siderali è giunta fino a noi).
Speriamo domani perseveri, questo brutto tempo concreto, tangibile, benedetto.

Buonanotte.









venerdì 20 luglio 2012

Tenerezza

TENEREZZA Fruizione, ma anche inquieta valutazione dei gesti di tenerezza dell'oggetto amato, nella misura in cui il soggetto comprende che egli non ne ha il privilegio assoluto.


1. Non è solo bisogno di tenerezza, ma anche bisogno di di essere tenero con l'altro: noi ci rinchiudiamo in una bontà vicendevole, ci maternizziamo reciprocamente; risaliamo alla radice di ogni relazione, là dove bisogno e desiderio si congiungono. Il gesto tenero dice: chiedimi qualunque cosa che possa sopire il tuo corpo, però non dimenticare che io ti desidero un po', leggermente, senza voler immediatamente ghermire alcunché.

Il piacere sessuale non è metonimico: una volta appagato, esso è troncato; era la Festa, sempre inaccessibile, che si esplicava attraverso la temporanea, ma controllata, rimozione della proibizione. Al contrario, la tenerezza non è che una metonimia infinita, insaziabile; il gesto, l'episodio di tenerezza (il delizioso affiatamento d'una serata) non può interrompersi che con strazio: tutto sembra essere messo nuovamente in causa: ritorno del ritmo - vritti -, allontanamento del nirvana.

2. Se ricevo il gesto di tenerezza nella sfera della domanda, io sono appagato: quel gesto non è forse come un miracoloso condensato della presenza? Ma se invece lo ricevo (e ciò può essere simultaneo) nella sfera del desiderio, io sono inquieto: la tenerezza, a buon diritto, non è esclusiva; io devo perciò ammettere che ciò che ricevo, anche altri lo ricevono (talvolta mi è anzi dato di vederlo). Dove ti dimostri tenero, là individui il tuo plurale.

mercoledì 18 luglio 2012

Hushabye Mountain

Sto percependo finalmente il senso giusto e profondo del detto "chi si contenta gode".
Più che capirlo, sto cominciando lievemente, fugacemente, quasi inavvertitamente, a sperimentarne gli effetti sulla mia pelle.
Tutto sta a comprendere che significa "contentarsi".
Perché c'è un modo di contentarsi che è illusione ed umiliazione, a cui non bisogna mai piegarsi. Mai.
Poi c'è il contentarsi che è quella "perfetta letizia" di cui parla Francesco d'Assisi.
Che è tutt'altra cosa.
E lì contentarsi e godere, appieno, è tutt'uno.
E significa, semplicemente, vivere.
Sapere di esserci.
Che è la ricchezza più inestimabile che potremo mai sperare di ottenere.


A gentle breeze from Hushabye Mountain
Softly blows o'er lullaby bay.
It fills the sails of boats that are waiting--
Waiting to sail your worries away.
It isn't far to Hushabye Mountain
And your boat waits down by the key.
The winds of night so softly are sighing--
Soon they will fly your troubles to sea.
So close your eyes on Hushabye Mountain.
Wave good-bye to cares of the day.
And watch your boat from Hushabye Mountain
Sail far away from lullaby bay.

martedì 17 luglio 2012

Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere

"Tu lo sai quali sono le quattro emozioni fondamentali?"
"Mhm."
"Allora, lo sai?"
"Certo che sì. Dunque: la paura!"
"Brava. E poi?"
"Uhm... La rabbia..."
"Sì..."
"... La gioia?"
"Sì! E la quarta?"
"..."
"Ahah, non ti viene. E' come quando dici i nomi dei sette nani; te ne manca sempre uno."
"Ahahahahah, ma io i sette nani me li ricordo tutti. Questa invece, ti giuro, non mi viene proprio."
"Se te la dico scommetto che ti dai una manata sulla fronte."
"Ahahahah. Guarda, me la do preventiva, ecco, to'! "
"Ahah, e dai, non è possibile che non ti venga in mente"
"..."
"?"
"... Ma che ne so... L'amore?"
"Naaaah, l'amore è un sentimento"
"Il piacere?"
"Mannò!"
"Ma che ne so, dico cose a caso..."
"Su, dai, è impossibile che non ci pensi. Proprio tu!"
"..."
"..."
"..."
"!"
"Dai, mi arrendo, dimmela."
"Ma è il dolore. Il dolore, o la tristezza"
"Oh!"
"Sei diventata rossa come un peperone"
"E certo! Cavoli, il dolore. Mi sono distratta, e, cacchio, mi sono dimenticata del dolore! Spero tu non capisca che è tutta colpa dei tuoi occhi azzurri..."

lunedì 16 luglio 2012

Ultimo canto di Saffo

Placida notte, e verecondo raggio
Della cadente luna; e tu che spunti
Fra la tacita selva in su la rupe,
Nunzio del giorno; oh dilettose e care
Mentre ignote mi fur l'erinni e il fato,
Sembianze agli occhi miei; già non arride
Spettacol molle ai disperati affetti.
Noi l'insueto allor gaudio ravviva
Quando per l'etra liquido si volve
E per li campi trepidanti il flutto
Polveroso de' Noti, e quando il carro,
Grave carro di Giove a noi sul capo,
Tonando, il tenebroso aere divide.
Noi per le balze e le profonde valli
Natar giova tra' nembi, e noi la vasta
Fuga de' greggi sbigottiti, o d'alto
Fiume alla dubbia sponda
Il suono e la vittrice ira dell'onda.
Bello il tuo manto, o divo cielo, e bella
Sei tu, rorida terra. Ahi di cotesta
Infinita beltà parte nessuna
Alla misera Saffo i numi e l'empia
Sorte non fenno. A' tuoi superbi regni
Vile, o natura, e grave ospite addetta,
E dispregiata amante, alle vezzose
Tue forme il core e le pupille invano
Supplichevole intendo. A me non ride
L'aprico margo, e dall'eterea porta
Il mattutino albor; me non il canto
De' colorati augelli, e non de' faggi
Il murmure saluta: e dove all'ombra
Degl'inchinati salici dispiega
Candido rivo il puro seno, al mio
Lubrico piè le flessuose linfe
Disdegnando sottragge,
E preme in fuga l'odorate spiagge.
Qual fallo mai, qual sì nefando eccesso
Macchiommi anzi il natale, onde sì torvo
Il ciel mi fosse e di fortuna il volto?
In che peccai bambina, allor che ignara
Di misfatto è la vita, onde poi scemo
Di giovanezza, e disfiorato, al fuso
Dell'indomita Parca si volvesse
Il ferrigno mio stame? Incaute voci
Spande il tuo labbro: i destinati eventi
Move arcano consiglio. Arcano è tutto,
Fuor che il nostro dolor. Negletta prole
Nascemmo al pianto, e la ragione in grembo
De' celesti si posa. Oh cure, oh speme
De' più verd'anni! Alle sembianze il Padre,
Alle amene sembianze eterno regno
Diè nelle genti; e per virili imprese,
Per dotta lira o canto,
Virtù non luce in disadorno ammanto.
Morremo. Il velo indegno a terra sparto,
Rifuggirà l'ignudo animo a Dite,
E il crudo fallo emenderà del cieco
Dispensator de' casi. E tu cui lungo
Amore indarno, e lunga fede, e vano
D'implacato desio furor mi strinse,
Vivi felice, se felice in terra
Visse nato mortal. Me non asperse
Del soave licor del doglio avaro
Giove, poi che perìr gl'inganni e il sogno
Della mia fanciullezza. Ogni più lieto
Giorno di nostra età primo s'invola.
Sottentra il morbo, e la vecchiezza, e l'ombra
Della gelida morte. Ecco di tante
Sperate palme e dilettosi errori,
Il Tartaro m'avanza; e il prode ingegno
Han la tenaria Diva
E l'atra notte, e la silente riva.


(E' così bella che mozza il fiato. La canzone, dico...)

venerdì 13 luglio 2012

Canto (quel motivetto che mi piace tanto)/3

Al terzo posto:
(Questa è la musica di Matteo sul mio cellulare. Una canzone bellissima, colonna sonora appassionata e discreta di un filmetto romantico che mi incanta e mi commuove tuttora - tra l'altro con un maiuscolo John Gielgud in una grande parte tutta recitata per sottrazione - che dietro l'apparente disimpegno tocca punti dolenti dell'anima, con il classico improbabile happy end hollywoodiano che costituisce la cifra delle più grandi commedie degli anni d'oro, quell'adesione alla "promessa di felicità" che fidelizzò il pubblico al cinema. Un piccolo grande film, per me, che la canzone, sommessamente, senza troppo prendersi sul serio, senza ambizioni eccessive, con la voce sottile e vellutata di Christopher Cross, punteggia in modo egregio)

Al secondo posto:
(Questa invece è la colonna sonora di un film che è un'autentica cagata. Eppure non riesco ad ascoltarla, ogni volta, senza sentirmi battere forte il cuore. Più forte dei tamburi del formidabile Phil. Dio, se mi esalta. Mi sembra che mi elevi al di sopra di tutto, che mi faccia sgranare gli occhi affascinata, che sia rimedio miracoloso alle mie ferite)



E al primo posto, in saecula saeculorum, non c'è nulla da fare, c'è sempre e solo lei:
(Di questa potrei parlare per ore. Della voce seducente del dandy Bryan Ferry che mi fa tremare le gambe. Dell'atmosfera irresistibile, del ritmo carnale, primordiale, dell'eleganza che si fa desiderio, desiderio che si realizza. Ma anche del video, che mi spacca ogni volta il cuore in due come una mela, toccandomi l'anima, dando voce e corpo alle mie fantasie di amore più disperato, con un uomo di tanta inquietante e perfetta tenerezza...)

E ora spero che qualcuno replichi con le sue canzoni che lo fanno stare bene. Sarebbe bello, e mi farebbe gran piacere. Buon week end a chiunque passerà di qui. Baci.
<3

Canto (quel motivetto che mi piace tanto)/2

Al settimo posto:
(Samuele Bersani invece lo amo parecchio. Questa, incredibilmente, è la canzone che me l'ha fatto conoscere sul serio. Incredibilmente perché è il singolo di un album arrivato piuttosto avanti nella sua carriera, quando aveva già scritto da anni roba maiuscola come Spaccacuore o Giudizi universali. Ma questa canzone mi ha costretto a fermarmi, a riflettere. Mi ha regalato anche parecchie emozioni. Non è sentimentale, è proprio concreta. Che poeta, Samuele)

Al sesto posto:
(Ah, Kim Carnes, altro mito della mia giovinezza. Com'è meravigliosamente 80's. E questa canzone fece furore. Almeno dentro di me. Solo ad ascoltare le prime note mi sale il cuore in gola. E pensare, leggo ora su wiki, che è stata composta nel 1974, passando del tutto inosservata. Poi arrivò, nel 1981, Kim, con quella sua voce roca e sporca...)

Al quinto posto:
(Oh, quanto ho amato, e amo, e amerò Freddie. La sua energia affettiva, la sua vitalità. Qui era già malato, forse lo sapeva già, chissà. Eppure quanta folle positività trasmette, quanta disperata gioia di esistere e godersela. Quanto è cute, quanto visionario, quanto semplice e divertente, quanto ambiguo, quanto tenero, quanto potente, quanto demoniaco, quanto angelico! Che animale magnifico, che anima meravigliosa)

Al quarto posto:
(Uhu, già a sentire l'incipit di bossanova vibro. Canzone poco nota, per me la migliore di un album che ho idolatrato nel lato A, prima inter pares di una cinquina di singoli assoluti - Tragedy in testa - e totalmente ignorato nel lato B. E' ipnotica, mi infonde serenità, ma al contempo è energica, effusiva. Si dilata per me in cerchi concentrici, allontanandosi all'infinito, e la mia testa con lei)

Canto (quel motivetto che mi piace tanto)

E ora, siccome qui chiudo e non prevedo di riuscire a riaprire per tutto il week end, lascio qualcosa di mio a tenere il posto.
Dopo aver letto il post di Zefirina che suggerisce film, e quello di non ricordo più quale blogger pescato non ricordo più a casa di quale altro blogger amico che faceva la lista delle dieci canzoni che lo fanno sempre lacrimare, avevo deciso anch'io di alleggerire un po' il clima, adattandolo ad un fine settimana estivo, con una lista analoga.
Solo che ho incontrato subito un ostacolo insormontabile: l'irriducibile ed incredibile novero delle suddette (mammamia, Cri, sempre 'sta scrittura barocca infarcita di aggettivi ridondanti, bleah).
Di canzoni che mi fanno piangere, difatti, ce ne sono legione. E di queste le più significative sono almeno una cinquantina. Ciascuna legata ad un momento specifico, ad un ricordo preciso. Come faccio a scremarle?
Lo farò un'altra volta.
Allora ho deciso: posto quelle che mi fanno stare bene. Che davvero, a passarmele in rassegna nella testa ieri pomeriggio ne ho contate dieci esatte.
Ne metto tre qui, quattro nel post successivo, tre in un post finale.

Al decimo posto:
(Io Ramazzotti lo schifo e lo odio. Però 'sta canzone l'ho ascoltata una volta, vent'anni fa, sparata dalla filodiffusione di una Upim e boh, mi ha messo proprio di buon umore. Da allora ci sono affezionata. Sentire le strofe che salgono di tono, in un crescendo di energia amorosa, mi entusiasma)

Al nono posto:
(Questa invece m'arrapa. E' una delle punte di diamante della musica anni '80 della mia giovinezza. M'arrapa e mi conturba, con quell'incalzare trash orientaleggiante e sensuale, un po' alla bolero, e quell'allusione alla figura paterna - il mio principe azzurro, per il mio complesso di Edipo irrisolto - fatta da un figone macho e burino al punto giusto con una voce calda da morire che poi si sarebbe, ovviamente, rivelato gay)

All'ottavo posto:
(Questa mi commuove, proprio, e mi scende come un balsamo sulle ferite. Perché vorrei essere io, quella "te". Non per Jovanotti, che mi sta abbastanza sul cavolo. Ma per un uomo vero, importante, essenziale, nella mia vita. Un compagno dei giorni. Di fatto, non ho mai sentito parole più belle per descrivere l'unione di due persone in una situazione reale, quotidiana, di vita autentica.)

E ora vai col secondo post.




mercoledì 11 luglio 2012

Sogni

100/100 e lode.
(Lo sto scrivendo ovunque!)

Auguri, figlio mio, buona vita. Per tutto ciò che sogni.



Strade di periferia
poco illuminate
noi con la fantasia
strade colorate

Tu cosa farai
Londra che ne so
l'università, l'Italsider mai
forse partirò forse me ne
andrò a Milano!...

Sogni che ti camminano accanto
stesso treno stesso scompartimento
sempre solo per sentirti più eroe
nella mente una nuova canzone
sogni che non ti fanno dormire
sogni che non ti vuoi raccontare
troppo grandi per poterne parlare
troppo dolci per doversi svegliare

Lei arti magiche
vento dell'estate
noi - oltre la collina
strade sconosciute
guarda c'è New York
sembra quasi vera
formula impazzita di città futura
e di rock'n' roll
febbre che non passa mai!

Sogni che ti camminano accanto
stesso treno stesso scompartimento
sempre solo per sentirti più eroe
nella mente una nuova canzone
sogni che non ti fanno dormire
sogni che non ti vuoi raccontare
troppo grandi per poterne parlare
troppo dolci per doversi svegliare
silenziosi come storie d'amore
autostrade inseguendo la luna
sogni che!...


martedì 10 luglio 2012

Le affinità elettive

In un post di gennaio, quando, cercando all'epoca di vivermi l'illusione di esser chiusa in una magnifica bolla di sapone multicolore, purtuttavia non riuscivo a tacitarmi del tutto certe tormentose perplessità interiori, mi domandavo se si amasse per elezione, oppure se il sentimento d'amore potesse configurarsi come un'attrazione di patologie, "un mero intrecciarsi di disfunzionalità funzionali l'una all'altra".

Oggi, alla luce di una straziante esperienza ormai conclusa con tanto travaglio, propenderei decisamente per la seconda ipotesi; per me (nell'avvenimento in questione), ma anche per una larga fetta del parterre di relazioni che osservo intorno a me.

L'amore di elezione esiste, eccome. Però presuppone una libertà e una maturità spirituale e psichica (che non riconosco ancora in me stessa, e non ravviso in parecchie mie conoscenze) in assenza delle quali ogni simpatia incontenibile e irresistibile sprigionata tra due esseri umani come campo magnetico tra due poli è dovuta a null'altro che ad una dinamica di attrazione che si instaura tra due portatori di patologie psichiche affini che si incastrano alla perfezione come una serratura e la sua chiave. In questi casi l'attrazione - fisica e/o mentale - che si prova vicendevolmente è condizionata dal reciproco impulso inconscio di "fare i conti" ciascuno con la propria individuale ferita interiore, con i suoi insopprimibili bisogni infantili rimasti drammaticamente insoddisfatti. Ognuno dei due attori della situazione si innamora dell'altro, o all'altro si affeziona, per la sua "aria di famiglia": ossia, perché per le sue caratteristiche caratteriali lo riconosce partner idoneo a ripristinare la situazione dolorosa pregressa, così da consentirgli di riavvolgere il nastro e rigirare il film del momento clou della propria esistenza nella speranza, adesso, di un esito diverso - la realizzazione del fatidico happy end la cui mancanza è stata cagione di tanta sofferenza, quando non addirittura un perverso (ancorché inconscio) desiderio di rivalsa e di vendetta.
Purtroppo un rapporto di questo genere non è mai positivo. E' una beffa su una beffa crederlo. Può solo aggiungere male al male. Risultati felici non si daranno né col primo proposito, fallimentare in partenza - un copione dove permangono immutate la natura delle scene e quella dei protagonisti non può aspirare al riscatto di un finale diverso - né col secondo, che invece andrà facilmente ad effetto, ottenendo perciò soltanto di cagionare altri danni di entità non indifferente a persone già segnate dalla vita.
Perché, oltretutto, di norma il binomio chiave-serratura si estrinseca tra un agente del primo proposito e uno del secondo. Vittima e carnefice, tragicamente vittime ambedue.

Nel mio caso, conoscevo da tempo le motivazioni e il significato del primo proposito. Perché ne ero latrice io. Ieri sera ho finalmente capito il secondo, quello dell'altra parte in causa.

E ora è tutto chiaro.

E vabbé, niente, postando stamane la canzone di Rascel ad Aldo mi è venuta in mente quella sua bella, quella dei palloncini, che chissà dove andranno a finire quando sfuggono di mano ai bambini, e del palloncino che è felice di volare perché sa che il cielo è il suo destino, e del bimbo col nasino in su che piange "mentre già non lo vede più"...



lunedì 9 luglio 2012

Per Me è Importante

Cautela, cautela, Cri.
Ricordati Archiloco.
Non sopravvalutare situazioni di gente che tira a campare in modo insulso e abbastanza miserando.
Non sentirti inferiore a persone palesemente rinchiuse nella torre d'avorio delle loro illusioni.
Non indulgere più senza criterio ad atti compiuti sull'onda dell'entusiasmo.

Acquisisci peso e sostanza. O meglio, acquisisci la consapevolezza del peso e della - tanta e bella - sostanza che tu hai già.
E ricordati che qualsiasi evento o situazione ti veda partecipe, quella assume significato per il fatto che ci sei tu. Forse non varrà in assoluto per tutti. Ma per te sì, deve essere il tuo assoluto.

Cambia il tuo punto di vista. Rimettiti gli occhi a posto, sulla testa e, invece di usare quelli degli altri per guardarti, usa i tuoi per guardare.

Riposiziona te stessa al centro del tuo universo. Sei tu la misura di tutte le cose del tuo mondo.
Sei tu la cosa che per te è importante.




Le incomprensioni sono così strane
sarebbe meglio evitarle sempre
per non rischiare di aver ragione
ché la ragione non sempre serve
Domani invece devo ripartire
mi aspetta un altro viaggio,
e sembrerà come senza fine
ma guarderò il paesaggio

Sono lontano e mi torni in mente
t'immagino parlare con la gente

Il mio pensiero vola verso te
per raggiungere le immagini
scolpite ormai nella coscienza
come indelebili emozioni
che non posso più scordare
e il pensiero andrà a cercare
tutte le volte che ti sentirò distante
tutte le volte che ti vorrei parlare
per dirti ancora che sei solo tu la cosa che per me è importante

Mi piace raccontarti sempre
quello che mi succede,
le mie parole diventano nelle tue mani
forme nuove colorate,
note profonde mai ascoltate
di una musica sempre più dolce
o il suono di una sirena
perduta e lontana

Mi sembrerà di viaggiare io e te
con la stessa valigia in due
dividendo tutto sempre
Normalmente

Il mio pensiero vola verso te
per raggiungere le immagini
scolpite ormai nella coscienza
come indelebili emozioni
che non posso più scordare
e il pensiero andrà a cercare
tutte le volte che ti sentirò distante
tutte le volte che ti vorrei parlare
per dirti ancora che sei solo tu la cosa che per me è importante
che per me è importante

e il pensiero andrà a cercare
tutte le volte che ti sentirò distante
tutte le volte che ti vorrei parlare
per dirti ancora che sei solo tu la cosa che per me è importante
che per me è importante

mercoledì 4 luglio 2012

Mystic river

Poi dice che i cinesi non c'hanno ragione. Sul cadavere.

Quando uno fa tanto lo stronzo, prima o poi trova uno più stronzo di lui, semplicemente.
E allora le paga tutte. Non gliele fa pagare uno verso cui è creditore, no. Gliele fa pagare uno che è peggio di lui.
Lo sbaglio sta nel credersi il peggio assoluto. Ossia, intoccabili e più furbi di tutti.
Quando invece siamo tutti sotto lo stesso cielo.

"People who live in glass houses shouldn't throw stones."

martedì 3 luglio 2012

lunedì 2 luglio 2012

A wonderful world

Ascoltata durante il viaggio a più riprese, come un gadget aggiuntivo al pacchetto. E Zucchero non è il mio preferito, eh.

('Sto video poi m'ha conquistata non appena ho visto il fotogramma di Portovenere!)


Lo sai fratello siamo nella merda
a proposito come ti va?
e quei bambini giocano alla guerra
dov'è questo Wonderful world?

Non ho più voglia di avere voglia
tutto questo è troppo anzi di più

e tu che aspetti sempre sulla soglia
dov'è questo Wonderful world?

Vado via domani
e non torno più
prima che io salti
faccio un salto nel blu

Sali, anima in depression
come in, come sei messo?

Ci sono giorni dove sono in vena
hey baby proprio come mi vuoi

in altri striscio tiro la catena
ma dov'è questo Wonderful world?

Che mi scappa da vivere
e qui non ci sto più
ma prima che io salti
faccio un salto nel blu.

Sali, anima in depression
come in, come sei messo?

Vado via domani
e non torno più
prima che io salti
faccio un salto nel blu

Un grande salto nel blu!

Che mi scappa da vivere
e qui non ci sto più
ma prima che io salti
faccio un salto nel blu.

Sali, anima in depression
come in, senti che vibration
sali, anima in depression
come in, sentirai che vibration

oh no no no no no no
un grande salto nel blu!
oh no no no no no no
l'ultimo salto nel blu!

Che mi scappa da vivere


E insomma, son tornata, per la gioia del figlio maggiorenne che giovedì sera mi fa:
"Domani, quando partite, svegliatemi presto, eh! Che questi due giorni voglio gustarmeli minuto per minuto."

Rieccomi qua, dopo tanto guidare, guardare, ammirare, posare, sudare, gioire, soffrire, pigliare il sole, litigare, piangere, ridere, godere, respirare.

E questa sono io in un fuggevole attimo di relax da tutte queste cose.