mercoledì 31 luglio 2013

Gracias a la vida

Oggi è così.
Nel mio vulcanico saliscendi emotivo non trovo ancora un equilibrio.
Però è molto meglio sentirsi così che come mi sentivo un anno fa.
Buone vacanze, maestro jedi. Oggi ti ho detto in sequenza "stai bene" e "ti auguro ogni bene".
Questo termine reiterato conteneva e dissimulava il concetto (non c'è due senza tre) "ti voglio bene".
Il tuo abbraccio e il tuo bacio li metto nella mia scatola dei tesori insieme a tutti gli altri che mi hanno rimesso al mondo. Mi serviranno nei momenti bui che senz'altro ricapiteranno.
Ma oggi, intanto, è così. E io me la godo tutta.





Ti ringrazio vita
che m'hai dato tanto.
mi hai dato gli occhi
per vedere il mondo
nero quando e' nero
bianco quando e' bianco
per vedere il cielo, il mare, l'altopiano
e fra mille donne quella che io amo.

Ti ringrazio vita
che m'hai dato tanto
un amore vero
per il quale canto
e domani un figlio
tenero e sereno
che mi hai dato l'arco dell'arcobaleno
sotto il quale passa quella che io amo.

Ti ringrazio vita
che m'hai dato tanto
tutte le parole
del vocabolario
con le quali dico
ciò che ho nella mente
con le quali apro il cuore della gente
ed il cuore grande di colei che amo.

Ti ringrazio vita
che m'hai dato tanto
che mi hai dato un cuore
che mi segna il tempo
che non perde un colpo
che non batte invano
quando vedo il frutto del pensiero umano
quando vedo gli occhi di colei che amo.

Ti ringrazio vita
che m'hai dato tanto
musica di rime, di risate e pianto
canto dell'amore
canto del dolore
canto della vita che per tutti canto
canto di voi tutti
che è il mio stesso canto.

lunedì 29 luglio 2013

La tempesta

"Se con la vostra arte, mio caro padre, avete
spinto a questo ruggito le onde scatenate, placatele.
Sembra quasi che il cielo voglia rovesciare fetida pece, 
ma il mare, gonfiandosi fino al volto dell'aria, 
ne spegne bruscamente il fuoco. Come ho sofferto
con quelli che ho veduto soffrire! Una bella nave,
che senza dubbio aveva a bordo nobili creature,
ora è un mucchio di rovine. Oh, quel grido ha colpito in pieno
il mio cuore! Sono tutte morte, quelle povere anime.
Se io fossi una divinità potente, avrei
sprofondato il mare nella terra prima
che inghiottisse così quella bella nave
con il suo carico di anime."
"Sìì serena, 
non angosciarti più. Dì al tuo cuore pietoso
che non è accaduto alcun male."

Prendete una, anzi, due notti della seconda metà di luglio: una di pioggia e freddo fuori stagione, la successiva altra tiepida e piacevole.
Prendete una natura leonardesca che in quel periodo dell'anno offre spettacoli di verdi vigneti sciorinati al sole affiancati a campi sterminati di girasoli giallo oro, nel pieno rigoglio della fioritura, senza soluzione di continuità, circondati da filari di ascetici cipressi e macchie di boschi ubertosi.
Prendete un gruppo di abitanti di quelle rinascimentali terre, tra la Val D'Orcia e la Val di Chiana, pei quali tanta natura armoniosa al limite del sublime è abituale cornice dell'esistere, atmosfera che contagia lo spirito e lo inclina spontaneamente all'amore per il bello, per l'arte, pel godimento di quell'intensa, gioiosa sensualità che si effonde nel petto.
Prendete un metatesto ermetico, suggestivo, onirico come La tempesta di Shakespeare, e datelo in pasto a costoro, che dei suoi versi si nutriranno con diletto e devozione fino a farsene possedere, divenendone, non interpreti, ma veicoli semantici, parole vive, incarnate, risuonanti.
Prendete un teatro che è una piccola accogliente bomboniera, capiente al punto giusto per consentire ad uno spettatore di assaporare appieno la delizia di ogni dettaglio dell'amorosa condivisione di quest'ambrosia; e pigliate indi, la sera successiva,  la vasta e misteriosa corte, adorna di scenari fiabeschi, di un castello quattrocentesco in cima ad un colle, con la luna piena infissa allo zenith del cielo, ad arricchire a dismisura la malia di quella coralità di voci e di volti, ed aumentare esponenzialmente lo scambio di emozioni tra recitanti e pubblico, in un gioco di rimandi di sentimenti - passione dei primi, gaudio dei secondi, e passione amplificata pel gaudio percepito, e gaudio accresciuto dalla percezione del dono di quella passione potenziata - che è circolazione di purissima energia affettiva.
Unite tutti gli elementi, e avrete un'esperienza profondamente terapeutica per l'anima.
Una tempesta di vita.

(E questa settimana ci ho rifatto, regalandomi un altro meraviglioso week end in quegli ameni luoghi per assistere a La malattia della famiglia M, un gioiello di piéce messa in scena in un gioiellino di teatro liberty, il Concordi di Acquaviva di Montepulciano, da un altro grande artista che ho avuto l'onore di conoscere su FaceBook, che in questi frangenti va benedetto.

La stragrande maggioranza della gente cura la depressione farmacologicamente.
Io l'ho combattuta, e vinta, con il teatro, l'arte, la frequentazione di persone positive, il taglio di aborti di relazioni negative, e la contemplazione della natura.

Sono fiera di me stessa. E sono risorta.)



"Le nostre rappresentazioni sono finite. Questi nostri attori,
come vi ho detto, erano spiriti,
e sono svaniti nell'aria, nell'aria sottile.
E, come l'edificio senza fondamenta di questa visione,
così le torri ammantate di nubi, gli splendidi palazzi,
i templi solenni, lo stesso immenso globo,
sì, e tutto quel che racchiude, si dissolveranno,
e, simili all'incorporea rappresentazione ora svanita,
non lasceranno traccia. Siamo della sostanza
di cui sono fatti i sogni..."



giovedì 25 luglio 2013

C'è chi dice no

Troppo ganza! Anche se manca il mio copyright ne sono fiera lo stesso. Si va diffondendo il mio verbo!
(Me la regalano per il mio compleanno!!!)


mercoledì 24 luglio 2013

L'anno che verrà/3


Cara amica, ti scrivo. Stavolta scrivo a te.
Ti scrivo qui sperando che tu non legga.
Sperando che legga.
Sapendo che sarà inutile. Come inutili sono la mia preoccupazione e il mio dispiacere.
Chi è sicuro di se stesso non ha bisogno di dirmi "dammi fiducia". Nè di dirsi "mi do fiducia".
Perché ne ha a sufficienza per capire che non è di queste conferme che ha bisogno. Perché queste non sono conferme: sono malsani masochismi, tentazioni che tende all'anima una malattia ancora in fase acuta.
Anch'io devo resistere alle mie tentazioni. Che sono, al presente, quelle di sentirmi delusa; di disperarmi nel constatare l'accelerazione che sta prendendo il tuo ruzzolare di nuovo nel fossato di rovi; e di voler precorrere i tempi scommettendo sulla tua rovinosa caduta.
Invece è vero che devo darti fiducia. Perché, come ho detto ad una delle persone che mi sono più care al mondo proprio stamane, sto imparando ad aspettare la gente. A non tentare di forzare le tappe. A non pretendere tutto subito. A rispettare i tempi altrui. Senza andare in ansia, senza temere, senza spazientirmi. Perché è solo così che si costruiscono e si sedimentano autentiche relazioni umane. Se son rose, fioriranno.
Lo so che avevo sperato per te cose ancora insperabili. Magari fosse stato così semplice superare la convalescenza. Non avrebbe potuto esser così corta la strada per il risanamento delle proprie ferite. E avrei dovuto mettere in conto sviamenti, ricadute, inciampi.
Ecco, ora c'è davanti a te lo scandalo, l'ostacolo: e ha le fattezze di un grosso e sudicio pietrone piovuto dal cielo che ti si è conficcato dinnanzi, sbarrandoti la strada. Tu lo avevi superato, quel masso, con impegno e travaglio, e senz'alcuna tua complicità quello ti si è riparato davanti. Se ora invece di rimetterti a scalarlo con fatica e dolore, o a spezzarti la schiena per spingerlo via, hai deciso di appoggiartici, forse per un momento, forse per un periodo, forse per chissà quanto tempo, che cosa posso avere io da eccepire?
E poi è la tua vita, non la mia. La tua vita. E io non posso viverla al posto tuo.
Ora tutta la mia concentrazione deve stare in questo: nel continuare a volerti bene lo stesso. Perché non posso rinnegare tutto quello che io e te abbiamo condiviso sin qui, tutto quello che sin qui siamo state.
E se tu ora ti sfili, sta a me, che sono più forte, più serena e più motivata, continuare a tenere la postazione.
In modo che, quando tu smarrita tornerai a cercarla, la possa ritrovare.

martedì 23 luglio 2013

venerdì 19 luglio 2013

Stay by me

Parto tra poche ore per tre giorni di Val D'Orcia, dove ho in programma, tra l'altro, due perle assolute:
1) assistere allo spettacolo della Compagnia degli Arrischianti, il formidabile gruppo di attori amatoriali (laddove "amatoriali", per alcuni di loro, guarda caso gli interpreti principali di stasera, è termine alquanto improprio e riduttivo) che, diretto da Artisti con la A maiuscola, si cimenta in allestimenti teatrali più nobili di molte produzioni autoriali che si vedono sulla piazza di Roma, il quale da martedì fino a domenica propone nel cortile del castello di Sarteano (o più probabilmente nel teatro degli Arrischianti, visto il tempo...) una Tempesta di Shakespeare che già dalle foto e dagli spezzoni di video che ho potuto visionare mi promette l'immersione in un'esperienza magica;
2) abbracciare stretta colei che della Compagnia è parte integrante e trait d'union tra quella e me, ossia Angie, che non vedo da troppo tempo.
Due propositi che mi riempiono di gioia.
Dunque vi saluto, mentre qui a Roma sto vivendo un anticipo di Tempesta coll'acquazzone monsonico che si è scatenato una mezz'ora fa, perdurando, al momento, a dispiegare i suoi effetti, e lascio a presenziare il blog al posto mio Annie con questa canzone che più l'ascolto più mi emoziona.




Stay by me
And make the moment last
Please take these lips
Even if I have been kissed
A million times

And I don't care if there is no tomorrow
When I could die here in your arms
Even if the stars have made us blind
We're blind we're blind
So blind in love

Sweet darling
Don't you know that we're no different to anyone
We stumble
We falter
But we're no different than anyone

And all the winter snow has melted know
Into a pool of silver water
And we were standing in a thunder cloud
Dark as your hair
Dark as your hair

mercoledì 17 luglio 2013

Quanto t'ho amato

Per i grandi artisti che se ne vanno lasciandoci tracce lievi ed eterne, per gli amici come Bruno che errano e ogni tanto tornano, per riattizzare, quando saranno di nuovo lontani, una dolce nostalgia che sa di buono, per loro e per tutti gli altri che come loro abitano il nostro cuore e i nostri pensieri, per tutti quelli che ci passano accanto e sfiorano le nostre mani in un attimo d'infinito, che non si fa in tempo ad accorgersene ed è già passato e però non passerà mai.

Grazie, cavaliere, del piccolo inestimabile dono.




Se tu mi avessi chiesto: "Come stai?"
se tu mi avessi chiesto dove andiamo
t'avrei risposto "bene, certo sai"
ti parlo però senza fiato
mi perdo nel tuo sguardo colossale,
la stella polare sei tu
mi sfiori e ridi no, cosi non vale
non parlo, e se non parlo poi sto male...

Quanto t'ho amato e quanto t'amo non lo sai
e non lo sai perchè non te l'ho detto mai
anche se resto in silenzio, tu lo capisci da te

Quanto t'ho amato e quanto t'amo non lo sai
non l'ho mai detto e non te lo dirò mai
nell'amor le parole non contano, conta
la musica.

Se tu mi avessi chiesto: "Che si fa?"
se tu mi avessi chiesto dove andiamo
t'avrei risposto dove il vento va
le nuvole fanno un ricamo
mi piove sulla testa un temporale
il cielo nascosto sei tu
ma poi si perde in mezzo alle parole
per questo io non parlo e poi sto male...

Quanto t'ho amato e quanto t'amo non lo sai
e non lo sai perchè non te l'ho detto mai
anche se resto in silenzio, tu lo capisci da te

Quanto t'ho amato e quanto t'amo non lo sai
non l'ho mai detto e non te lo dirò mai
nell'amor le parole non contano, conta
la musica.

Quanto t'ho amato e quanto t'amo non lo sai
non l'ho mai detto ma un giorno capirai
nell'amor le parole non contano,
conta
la musica.

Musica di Nicola Piovani, testo di Vincenzo Cerami

lunedì 15 luglio 2013

Una giornata particolare

È bello svegliarsi e non farsi illusioni. Ci si sente liberi e responsabili. Una forza tremenda è in noi, la libertà. Si può toccare l'innocenza. Si è disposti a soffrire.

(Buonanotte)

martedì 9 luglio 2013

Charade

Scrivo tutta contorta a gambe incrociate sul letto, china sul pc, mentre marito e figli stanno oltre la porta aperta in salotto a guardare un DVD: il che significa, visto che casa mia è un quadrato di settanta metri o poco più, senza corridoio, che mi stanno lontani cinque passi, e io posso seguirmi il film riflesso negli specchi delle ante dell'armadio.
Stasera è una sera benedetta, la giacobina è di ottimo umore, il ventenne è casalingo e tranquillo, il marito è insolitamente sereno e quasi giulivo, e buone vibrazioni viaggiano nell'aere, incrementate dalla visione del film che hanno scelto (per la precisione, che ha scelto la giacobina, devotissima fan di Audrey Hepburn, e manco male che, sempre in contrasto come stiamo, son riuscita ad attaccarle questa che è una delle mie più intense passioni giovanili) tra i più o meno quattromila titoli che costituiscono la nostra videoteca, un grande, amatissimo classico: il vecchio, caro, magnifico Sciarada.
Un film balsamico, terapeutico, che scivola soffice, elegante, suggestivo e carezzevole dagli occhi all'anima.
Infarcito di battute fulminanti e immortali: "Sto per divorziare." "Se è per me, non lo faccia"; "Che ne dice di nominarmi vicepresidente con l'incarico di tirarle su il morale?"; Sai qual è il tuo difetto? Nessuno"; "Spero che avremo tutti figli maschi, così potremo chiamarli tutti come te".
Animato dalla perfetta sintonia di una mesta ma deliziosa Audrey coll'immenso Cary Grant (Cary, Cary, idolo del mio cuore sin da quando ero piccina piccina!).
Impreziosito e contrappuntato mirabilmente dalla struggente, delicatissima musica di Henry Mancini.
Henry Mancini-Audrey Hepburn, binomio inscindibile di emozioni incancellabili: in Breakfast at Tiffany's, in Charade, ma anche in un meno conosciuto Two for the road, che invece è una perla di assoluta bellezza, un caleidoscopio di tuffi al cuore, di risate e di lacrime, di dolcezza e di amarezza, dal sapore della vita, con un finale inossidabile.
E una colonna sonora che a risentirla, stasera, mi commuove più di Charade.
Che non mi stanco di riascoltare, e perciò la posto qui.
Ché oltretutto, dopo aver passato una bella mezz'ora a sorridere delle sue (dis)avventure insieme ad un marito insolitamente loquace e spensierato, mi sembra ci stia a pennello. Un piccolo modo per celebrare un piccolo miracolo che mi ha fatto un piccolo bene al cuore.

mercoledì 3 luglio 2013

Excalibur

Non c'è nulla di nobile nell'essere superiore a un altro uomo. La vera nobiltà sta nell'essere superiore alla persona che eravamo fino a ieri.
Proverbio indù

(Per quanto mi concerne, uno degli indizi decisivi della mia raggiunta superiorità su me stessa, al di là delle  circoscritte esperienze di illuminazione che mi capitano ancora troppo di straforo rispetto alle miriadi di volte in cui torno a sprofondare nelle pozzanghere, sarà la mia constatazione di esser minimamente riuscita a distaccarmi dal disordinato passionale impulso di replicare, piccata o indignata, alle castronerie che i tre quarti dei miei contatti su FaceBook mi elargiscono con la serena tonitruante protervia di chi sta rivelando alle genti inoppugnabili certezze a caratteri di fuoco, invece di riderci su o di oltrepassarle con paciosa noncuranza. Quella sì che sarà una vittoria epocale su di me)