mercoledì 12 ottobre 2016

Ambra

Ti ho conosciuta il 5 maggio 2012, in occasione di un pranzo organizzato dal nostro comune amico Aldo. Era un periodo molto buio, per me, di grande smarrimento e prostrazione.
Sono arrivata all'appuntamento sentendomi come Freddie in Show must go on: inside my heart is breaking, my make-up may be flaking but my smile still stays on. Così stavo in quei giorni, così stavo anche in quella mattina calda e luminosa al centro dei giardini di Piazza Vittorio.
Poi, volgendo lo sguardo intorno a quel capannello di estranei, ho captato una vibrazione insolita di straordinaria intensità. Veniva dal tuo sorriso. Un sorriso singolare, pieno di un fascino schietto ed enigmatico assieme, incredibilmente attraente ed espressivo: di grazia e di forza, di discrezione e comprensione, di signorilità e di umanità. Un sorriso sapiente, dei segreti misteri della vita, che agganciava l'anima di coloro a cui veniva rivolto. Con quel sorriso mi hai istantaneamente catturato. A tavola, dove ci siamo trovate sedute vicine, mi pareva che da te si irraggiasse un flusso di energia tanto potente da risucchiarmi, sollevando il mio spirito, restituendomi alla vita.


Da lì, in maniera spontanea, è nata la nostra corrispondenza affettiva. Giorno dopo giorno tu sei divenuta per me, che mi dibattevo nei miei tormenti interiori, uno dei sostegni più importanti. Le tue preziose visite al mio blog erano nutrimento essenziale per la mia anima. Nelle nostre discussioni, che tu hai avuto la generosità di fissare e raccogliere per me in quattro libri che serbo come tesoro inestimabile, mi sembrava che con le parole colmassimo la lontananza tra di noi: tu venivi da me sulle ali impalpabili dei tuoi pensieri e anch'io, di rimando, spiccavo il volo, per incontrarmi con te a metà strada. Poi, ogni tanto, ci incontravamo davvero, da sole o assieme agli altri amici blogger; e il piacere di stare insieme, di discorrere faccia a faccia, di esplorare luoghi, fare esperienze, in reciproca compagnia, rafforzava l'intesa, la sintonia, la confidenza, donandomi ricordi bellissimi che terrò stretti per il resto della mia vita.
L'affinità elettiva tra di noi per me è stata una grazia, un privilegio tanto immeritato quanto benedetto. Tu mi hai aiutato a uscire dalla palude in cui ero sprofondata, Ambra mia. Hai fattivamente contribuito a salvarmi la vita assai più di quanto abbia fatto chiunque altro.
Per questo tu sarai sempre viva per me e in me. Questo distacco atroce e inaspettato, che mi lascia sgomenta, non ha il potere di troncare nulla del nostro dialogo. Oh, sì, il rimpianto di non averti nemmeno salutata, il pensiero delle tante cose che son rimaste da dire, mi frastorna. Ma persino nel distacco tu mi offri un altro tassello fondamentale per la comprensione della verità, per il vaglio della moneta buona da quella falsa.
Perché io, tu lo sai, ho patito tanto la scomparsa di persone conosciute qua sopra che ho ritenuto carissime. Persone di cui ho dovuto accettare una fittizia quanto irreversibile dipartita perché, pur continuando ad esistere, esse si sono scollegate da me. Ebbene, questo dolore, ormai evanescente, impallidisce fino ad estinguersi, davanti alla realtà brutale, crudele, della tua morte. Tu non sei più qui fisicamente, Ambra, ed è straziante pensare che non potrò mai più avere il bene su questa terra di vedere il tuo sorriso, di ascoltarti, di leggerti, di starti accanto. Però il collegamento con te, invece, quello non si è spezzato. E non si spezzerà mai, resterà vivo e reale per sempre.