lunedì 13 febbraio 2012

Les liaisons dangereuses

Mai rileggersi le chat invece di andare coscienziosamente a dormire, se non si vuol scoprire che ovviamente, sul momento, correndo a scapicollo su quella illusoria corsia preferenziale virtuale che pare collegare in contemporanea tutti gli internauti in qualsiasi parte del mondo, presi (affannosamente) dal voler trasmettere quello che si sentiva essenziale voler comunicare, per guardare la tastiera non si è osservato con attenzione lo schermo, lasciandosi così sfuggire dettagli essenziali ai fini della giusta comprensione di quel che il proprio interlocutore stava dicendo. (E a rileggersi lo scambio di battute con uno a cui, parlando di mele, vien risposto a patate, pare di assistere ad un siparietto tragicomico da commedia dell'assurdo: "Ma no, non hai capito" "Ma sì" "Ti dico di no!" "Ti dico di sì!". Roba davvero da mettersi le mani in faccia.)

Invece ora te ne accorgi alla prima occhiata. Ma comunque troppo tardi. Vorresti allora riavvolgere il film all'indietro, opporre un "ehi, aspetta un attimo!", analizzare, precisare, sviscerare, ma l'attimo è passato, il tizio non è più disponibile e tu te la devi tenere fino a quando lui non avrà ripristinato il contatto. E, anche quando potrà riavviarsi, il discorso tra voi due difetterà sempre della conseguenzialità delle reazioni, della percezione del linguaggio del corpo o delle espressioni del volto dell'altro, compromettendo, parzialmente o in modo determinante, l'elaborazione di un disegno di lui meno impreciso di quello che hai appena dovuto cancellare. E quello poi mica starà predisposto a concentrarsi di nuovo in una conversazione con te, sarà al lavoro, a casa, nella sala d'aspetto di un aeroporto, chissaddove, in mezzo a mille cavoli; la tua freccia di urgenza vitale che hic et nunc gli avrai scoccato gli giungerà, sì, improvvisa (di una tempestività istantanea eppure statica, comunque differita, se lui non sarà collegato, al momento in cui lo sarà di nuovo) ma asetticamente smorzata, normalizzata, stimolo controllabile da cui lui potrà decidere se farsi toccare o meno, e pure i tempi e i modi e la misura di questo suo riscontro; trasformatasi ormai l'emotiva scintilla iniziale, l'impulso spontaneo, in manieristica espressione letteraria, gelido cristallino oggettino distinto e compiuto, a cui letterariamente verrà risposto - se verrà risposto. E nonostante questo tu comunque lascerai scritto, non riuscirai a farne a meno, con tenacia irredimibile, il tuo ennesimo messaggio in bottiglia. Perché alla fine questo spazio cieco, questo vuoto dove tu sai che può esserci qualcuno dall'altra parte, te lo aspetti, ma non è che puoi esserne sicura, e in ogni caso però sai di star tracciando un segno che resterà impresso come graffito urbano sul ponte di un cavalcavia che prima o poi qualcuno leggerà passandoci davanti, suggestiona, seduce, induce a comportamenti disinibiti mentalmente e psichicamente, narcisisti, iperbolici, e in nuce talmente sregolati da poter divenire, in casi nemmeno tanto estremi, lesionisti e autolesionisti.

Perché in realtà, mancando il riscontro concreto della presenza dell'altro, finisci a parlare soprattutto con te stessa. Con te che conosci i tuoi punti deboli, le tue necessità compulsive, e talvolta ti abbandoni alle suggestioni del tuo pathos istrionico, lasciandoti trasportare verso una meta indefinita ma in una direzione dove chiaramente ti piaccia vagare e perlustrare; talaltra usi questa lavagna come uno specchio dove rifrangerti e rileggerti: ora mera esibizionista compiaciuta che contempla, dopo averla lustrata fino a farla così lucidamente brillare, la sua personale specificità di cui i propri eccessi verbali fanno testimonianza, ora egocentrica ossessiva che prende a trivellare i meandri della mente alla ricerca di un significato esistenziale che funga almeno da puntello di senso temporaneo, da isoletta, scoglio, su cui una naufraga della vita possa almeno per lo spazio di una mezza mattinata venire a buttare le membra grondanti esauste dall'affronto delle procelle di un mare tempestoso per ripigliare fiato ed asciugarsi, crogiolandosi sollevata e un poco deliziata al tepore del sole.
(Ah, i bei tempi andati, quando una corrispondenza era regolata e scandita prevalentemente da questioni oggettive: la levata della posta dalle cassette, gli orari dei treni, le eventuali assenze o incurie degli impiegati addetti allo smistamento e poi del postino, la loro tempestività o il loro lassismo; per non parlare di quando le lettere viaggiavano sulle diligenze).

Beffardo virtuale, che in apparenza ci connette e invece in realtà ci distacca, che ci illude confondendoci i piani, offrendoci una fittizia, miracolistica immediatezza in cambio della irreversibile cessione di un po' della nostra comune umanità.

9 commenti:

  1. Hai ragione Cri, sembra (e per molti è vero) a tutti di avere qualcosa da dire e, principalmente, aver trovato qualcuno che ti ascolta ma, nella miriade di contatti, alla fine, solo pochi sono quelli veri. Siamo tutti impegnati a sentirci e rileggerci prestando poca attenzione a quello che dicono gli altri, quelli fuori da noi.

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  2. E quante volte mi è sembrato, in questa fantastica illusione, di avere a portata di mano la conoscenza di una persona adatta a me. Amicizie che durano pochi mesi, e poi inevitabilmente si dissolvono per ricostruirsi su qualche altro server, in qualche altra parte del globo.
    Però se affronti la rete conoscendo questa sua ingannevolezza può rivelarsi anche una bella fuga dalla vita soffocante. Se una volta si faceva meditazione per arrivare a conoscere se stessi oggi, per certi versi, potrebbe bastare il nostro parlare con il computer.

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  3. Sapevo che su questo il mio e il tuo sentire sarebbero stati simili... E' che dopo un po' scremi, e nella miriade di contatti, che in buona parte non è appunto significativa ma funzionale a quello che dici tu, emergono via via specifiche persone che hai conosciuto qua dentro e a cui ti senti affezionata, e allora ti viene fame della loro concretezza. A quel punto è giocoforza che il legame debba spostarsi su un altro livello, e il contatto virtuale, ancorché spesso continui a permanere privilegiato per ottimi e svariati motivi, che è stato fausta occasione di incontro con gente che ora ti è divenuta cara al cuore, si ribalti spesso (almeno per me, che sono una persona espansiva ed ansiosa) in motivo di frustrazione...

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  4. Il commento sopra è per Gap: mentre lo postavo è arrivato quello di Chimera, che mi tocca proprio nelle ferite più scoperte :)
    Il problema è quello: affrontare la rete nelle sue ingannevoli e fantastiche illusioni, cercando di comparare sempre le emozioni virtuali, con forza ed ostinazione, con la verifica "sul campo". E usarla come via di uscita momentanea dalla vita quotidiana riuscendo però a mantenere un equilibrio tra questa e quella, per non arrivare a pericolose fughe ed evasioni dalla realtà che ci disumanizzino e ci tolgano l'identità, in un rifugio in un mondo di fantasia che in casi estremi può arrivare a compromettere la nostra sanità mentale...

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  5. Ecco il perché lo frequento poco, salvo quando interloquisco con simpatiche persone che meritano uno scambio più rapido di opinioni e pareri e che gradiscono farlo con me.

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  6. :D
    Saggio Aldo!!!

    Ora sono in un mare di raccomandate - 100 precise! - da spedire in distinta alla posta di Via Santa Croce entro l'una e mezza perché chiudono prima... Dopo le sedici posso considerarmi una simpatica persona che possa avere con te una telefonata per uno scambio più rapido di opinioni e pareri? ;)

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  7. Questo tuo post mi fa pensare al mio stesso modo di vivere chat e blog. Un dialogo certamente frammentario, asimmetrico, temporaneo, molto vero perché sono sincera ma anche molto falso perché mi 'metto in scena' per qualcuno, molto profondo in certi momenti, ma anche molto superficiale e/o distaccato in altri. Poi a me piacere leggere e ascoltare - e meno parlare. Di persone con le quali c'è stato inizialmente rapporto virtuale ne ho anche conosciute alcune - a volte è andata bene, a volte meno. Insomma, per dirti che per me in tutto e per tutto in realtà replica le medesime dinamiche della vita - quelle in cui credi d'avere (oltretutto per sempre) amici e interlocutori profondi e con i quali vi potete reciprocamente capire alla perfezione perché siete 'in presenza' e invece anche lì sono cose temporanee e ambigue - perché gli esseri umani sono un casino, e mai c'è la possibilità di comprensione reciproca perfetta o amore e dedizione totale ed eterno :-)

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  8. Cara Minerva, è verissimo: gli esseri umani sono un casino. Non ci piove. E sul fatto che i rapporti virtuali replichino quelli della vita nemmeno. Però, sarà che io ho avuto un'esistenza piuttosto isolata, anche per varie ragioni indipendenti dalla mia volontà, che mi ha resa tendenzialmente una sorta di ibrido tra un'estroversa entusiasta della gente e un'irriducibile misantropa, nella realtà non mi è mai capitato di rimanere scottata da rapporti in cui ho creduto profondamente, semplicemente perché non ne ho avuti e non mi sono mai illusa di averne (il mio unico, effettivo amico stabile proveniente dal mondo "vero", a parte un paio di persone importanti del mio passato e qualche contatto significativo del presente come il collega di cui parlo ogni tanto nei post, è mio marito). Voglio dire, "de visu" ci sto attenta, non concedo la mia stima né il mio affetto agevolmente. Qua dentro invece è stato facile per me, soprattutto in passato, lasciarmi prendere la mano. Anche perché la parola scritta esercita su di me una seduzione potente. Per non parlare del fascino dell'ambivalenza di scrivere "per se stessi" una sorta di riflessione personale che però rimbalza su un'altra anima, perché dall'altra parte reagisce, col suo individuale carico di opinioni, idee, certezze, sensazioni, emozioni, un altro distinto e diverso da te, e ti rimanda una palla diversa da quella che tu gli avevi lanciato. E dell'innegabile circostanza che i fraintendimenti nella comunicazione, e le ambiguità, le omissioni, i mascheramenti già ordinariamente propri di ciascun individuo, qui dentro moltiplicano i loro effetti con una rapidità ed intensità perniciose, per il grado di confidenza ed intimità che si può instaurare tra due persone, e al contempo per la possibilità, per uno o tutti e due gli attori della relazione, di potersi celare, in parte o in tutto, dietro la rassicurante superficie dello schermo...

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