mercoledì 13 febbraio 2013

Lettera a un bambino mai nato

Caro cosetto buffo molliccio e appiccicaticcio,
ti scrivo sollevata al pensiero che tu non leggerai mai questa mia, così non devo stare a censurarmi e posso dirla come me la sento. Scrivo di corsa e senza rileggere perché ho la lingua di fuori e i minuti contati come spesso mi accade da quando ho ripreso a vivere. Volevo dirti che ultimamente me ne sono successe così tante multicolori e in formato kolossal che non sapevo più a chi dare i resti: e che alcune tra le meno importanti mi sono sembrate tra le più significative, tipo quella del mio pc rotto (evidentemente per stress) dalla mattina di settembre seguente alla notte del mio compleanno scorso passata a chattare inutilmente con te fino all'alba che mi sono alfine decisa a portare a riparare solo per sentirmi dire che l'hard disk è fuso, bruciato, kaputt, con tutto quello che c'è dentro - i milioni di parole che ci siamo scambiati, da soli o in compagnia, le tue melopee, le mie melensaggini, e le foto, e i racconti, e le canzoni, e i link condivisi: ogni tua traccia, tutto quello che mi parlava di te, è sparito per sempre, irrecuperabile! -, sentenza che io con gaudio e tripudio ho preso per il segno divino che la strada che sto percorrendo è proprio quella giusta, e sia fatta la volontà di Manitù che dall'alto dei cieli veglia su di me e mi approva. Poi voglio confessarti che qualche giorno prima, capitata sulle poche chat salvate dalla distruzione perché ricopiate nella mia casella mail, tutte risalenti all'ultimo periodo, ho scoperto solo in tale circostanza, vivamente impressionata e un po' imbarazzata e molto divertita, come gli avessi dato giù con te in quei frangenti a colpi di clava. All'epoca la gente a cui le feci leggere me l'aveva detto "questo non ti ritornerà più sotto, se non è matto davvero non avrà voglia di pigliar ancora mazzate" e io strabiliai "quali mazzate?" perché stavo talmente sotto botta da non accorgermene, ma oggi, orca se le ho viste! Ad ogni riga, ogni ulteriore scambio di frasi che riscorrevo e che mi testimoniavano la mia ferocia di rintuzzarti a forconate ogni minima tua (ridicola e miserrima) obiezione, rimembrando vagamente l'andamento della conversazione, ho mormorato, cercando invano di anticiparmi (un po' come il tizio che va al cinema insieme all'amico, c'è una corsa di cavalli, scommettono su chi arriva primo, l'amico vince e gli dice che non vale perché lui il film l'aveva già visto e quello allora gli ribatte che l'aveva già visto anche lui ma che gli pareva che stavolta fosse partito meglio) "Cri, dimmi che mi ricordo male, a questa gli hai risposto gentile, vero, mica ne arriverà un'altra, ora, giusto?" abbassando la testa come per ripararmi da quella gragnola di legnate in tragicomico crescendo, e poi sbirciando vergognosa piano piano con un mezzo occhio solo, e puntualmente invece eccola là, sbeng, ce n'era un'altra, e poi un'altra, e un'altra ancora, in un incalzare senza respiro che avrebbe messo KO Mike Tyson quando ancora era la Belva, che alla fine mi ha lasciato sconcertata, ma pure gongolante, fierissima di me stessa e persino un po' impietosita per te.
E per finire voglio raccontarti di quando, lunedì sera, correndo sul Muro Torto che è uno dei percorsi miei preferiti di Roma (aaaah Villa Borghese, ti ricordi quanto mi piace Villa Borghese?) in mezzo alla pioggia scrosciante dentro la mia Agila celeste nuova di zecca (mi sono spogliata via via di tutto: ad ogni momento di sconforto per tutti gli scorsi mesi ho reagito comprandomi di volta in volta cose nuove e buttando quelle vecchie, abiti colore di capelli suoneria del cell cappotto borsa e auto, e ora mi sento come avessi fatto la muta completa) ascoltando Nyman a tutto volume ho provato l'impulso irresistibile di trafiggere il tetto della  mia bella macchinina con le mani per alzare le braccia al cielo giubilante, piena di forza e di amore immenso per la vita, e in simultanea ho pensato che l'idea che tu fossi importante nella mia esistenza è una scemità assoluta che non so proprio da dove mi sia venuta, che ho proprio sofferto come un cane del tuo palesarti quel che in realtà sei ma che, come per i dolori di parto, oggi non mi ricordo più cosa significhi davvero, ne ho perso la memoria nel corpo e nell'anima; che tu sei tornato da dove sei venuto, nel buco minuscolo dove ti rintani, bambolotto lillipuziano che sei, e che io ora so che non c'è innamoramento, affetto, tenerezza, relazione, incanto sentimentale, corrispondenza d'amorosi sensi, che valga un microscopico frammento dell'esaltazione e dell'emozione e della gioia di aver vinto dentro se stessi, in piena autonomia, la propria battaglia.
JUMP!

10 commenti:

  1. Cri, per un po' ho pensato che non eri tu che scrivevi. Oddio, si lo stile è il tuo, ma qui c'è qualcosa in più. Cosa è? Più ironia? Più rabbia? Più vittoriosa forse e celebrativa.
    Ma sai che anch'io,quando ho toccato il fondo, allora butto un bel po' di roba, compreso cibi e bevande (ma guarda un po') che potrei tranquillamente tenere?
    Prima o poi arriva il momento in cui cerco quelle cose disperatamente, prima di ricordarmi di averle decapitate.

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    1. Ambra, ho passato una settimana a pensare in continuazione di fare un post su questo e su quello: me ne sono capitate in continuazione, - cose serie e variamente fastidiose e/o dolorose ma anche piuttosto belle, nella vita "importante", e poi anche cose di poco conto come questa qui del pc rotto: a cui poi si sono aggiunte altre situazioni pregresse e distinte, ricongiunte e condensate nell'esultanza di lunedì sera, quando si sono sistemate nella mia testa che tutto tende a connettere in un unicum integrato dove ogni dettaglio ha trovato un posto e un senso. Ho scritto tutto di fretta, in modo grossolano e caotico, come mi accade già da un po': l'intenzione ironica c'è ma non mi pareva ben resa; e c'è pure, più che rabbia, un'aggressività che deriva da una parvenza di sicurezza appena conquistata; dunque sì, un tanto vittoriosa e celebrativa.
      Non avrei mai avuto il coraggio di buttare il pc, è stata davvero una benedetta fatalità che io ho accolto come segno. Le cose nuove invece le ho comprate gradualmente seguendo una procedura collaudata nell'arco di tutto l'autunno e di parte dell'inverno: ogni volta che il malessere o la malinconia mi stringevano la gola coprivo quel momento di sofferenza con un'attenzione per me. Per esempio, una sera dei primi di dicembre, quando ho avuto una ricaduta pesante, per reazione sono entrata in due negozi diversi e mi sono comprata non uno, ma due cappotti. La Pandina l'ho dovuta sostituire perché Alemanno le ha interdetto l'accesso alla città, classificandola veicolo inquinante: ma siccome era la macchina con cui avevo macinato chilometri nel periodo incriminato, da sola e in compagnia, spesso lasciando alla compagnia la guida, mi era diventata anch'essa orpello, ostacolo alla guarigione, e sono stata ben contenta di sbarazzarmene. Sono altresì contenta di esser riuscita a non rottamarla: l'ho regalata al mio meccanico ottantaduenne, e l'idea che un veicolo così ingombrante di brutti ricordi sia come "riconsacrato" dalla presenza di un uomo buono, sereno e operoso come lui mi fa molto piacere.
      Io sono sempre stata in fondo molto conservatrice, pigra, fatalista: sono attaccata alle abitudini quanto alle persone, mi sgomentano i cambiamenti: si vede proprio che sto cambiando carattere. E quando arriverà il momento in cui cercherò quelle cose disperatamente dovrò solo ricordarmi che esse erano simboli di qualcosa che non è mai esistito, se non come proiezione delle mie illusioni e transfert dei miei bisogni emotivi: e allora, se dovrò piangere, dirotterò le mie lacrime sugli autentici dolori della mia vita, come ho imparato a fare con grande giovamento, e non su surrogati sterili, parodiche finzioni alle quali è perfettamente inutile che resti attaccata, perché, come mi ha detto una volta una saggissima ragazza, "qui non puoi aspettarti la clemenza della Corte perché non c'è..."

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  2. Soltanto un breve riassunto di quattro parole sperando di farmi capire: se non allora quando...

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    1. Aldo mio, dopo mezz'ora di chiacchierata telefonica mi accorgo di non aver capito ancora niente. Pazienza, vorrà dire che me lo rispiegherai :D

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  3. Per la miseria, mi è venuto il fiatone a leggerti! E siccome non ero ancora allo stremo, ho letto pure la tua replica ad Ambra.

    Che dire? Secondo me, ben venga tutto ciò che è "nuovo"! Però, a questo punto mi permetterei un consiglio: un po di riposo!!! ;-)

    Ciao Cri, buon pomeriggio!

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    1. Ah, carissimo Carlo, ma io sto già riposando! Dopo tanto penare ora mi godo un delizioso momento di menefreghismo. Ieri sera Edoardo, il mio maestro jedi, al termine della seduta mi ha chiesto "come ti senti?" e io gli ho risposto che mi sentivo come un sassetto, una cosetta bella soda, condensata, tranquilla, che si beava di interessarsi a se stessa e di farsi i fatti suoi. Lui mi ha sorriso commentando "insomma, una specie di pagnottella!" e non ho capito se era un commento positivo, un'allusione a un presunto sovrappeso (che vedrebbe solo lui, dispettoso!) o una bonaria presa in giro :D

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    2. mi sa che mi tocca venire a correre con te

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    3. Quando vuoi! Penso che ci divertiremmo un sacco.

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  4. Mi servirebbe qualche chiacchiera non virtuale.

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    1. Io ne ho moltissima voglia, Sandra: ho un ricordo inossidabile di quel sabato di maggio in cui vi ho conosciute e non vedo l'ora di rivedervi, Ambra e te!!!

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