lunedì 25 febbraio 2013

Lost in translation


Heu! Quantum per se candida forma valet!

Properzio, II, 29, 30


Che vieni a fare ora,
giovinezza,
incanto sfacciato della vita?
Cos’è che ti spinge sulla spiaggia?
Stavamo tranquilli noi di mezza età
e tu vieni a ferirci, facendoci rivivere
i più pericolosi sogni impossibili,
vieni a frugarci nell’immaginazione.

Dalle onde sorta,
tutta fulgore, sfavillio, sensualità pura
e ondoso movimento d’animale latente,
verso la riva avanzi,
con seni minuscoli rosati,
con maliziose natiche come sorrisi,
oh dea slanciata dalle caviglie un po’ grosse,
e con quell’accenno
(così tipicamente tuo)
del ventre che cede all’appiccatura
delle cosce: bellezza delicata,
precisa e indecisa,
dove posar la fronte spargendo lacrime.

E ti vediamo giungere, figura
d’un favoloso spazio rivierasco
con tori, con conchiglie e con delfini,
sopra la rena molle, tra mare e cielo,
ancora tremula di gocce,
abbagliata di sole e sorridendo.

Ci annunzi il regno della vita,
il sogno d’altra vita, più libera e più piena,
senza più voglie rancorose come rimorsi
- senza desiderare te, sofisticata
bestiolina infantile ove coincidono
l’immediata bellezza della starlet
e la graziosa timidezza del principe.

Anche tu aggrotti la fronte
all’improvviso, che un pensiero t’assilla
eccitante ed ottuso
e volgendo verso il mare il tuo viso dove brilla
tra bionde ciocche madide
l’espressione malinconica di Antinoo,
oh bella indifferente
per la spiaggia cammini come se non sapessi
che ti inseguono gli uomini ed i cani,
gli angeli e gli dei
e gli arcangeli,
i troni, le abominazioni…


Jaime Gil de Biedma, Poemi postumi.
Traduzione dallo spagnolo di Giovanna Calabrò

(Rubata alla mia fantastica Alberta sulla sua pagina FaceBook)

4 commenti:

  1. E allora, prendo atto di quanto sopra e rubo a te le prime otto righe per farle mie modificando soltanto una parola nella quinta riga:

    Che vieni a fare ora,
    giovinezza,
    incanto sfacciato della vita?
    Cos’è che ti spinge sulla spiaggia?
    Stavamo tranquilli noi di quinta età
    e tu vieni a ferirci, facendoci rivivere
    i più pericolosi sogni impossibili,
    vieni a frugarci nell’immaginazione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Se tu sei alla quinta, io sono alla terza. Una donna della terza età ^^

      Elimina
  2. Bella l'idea di riportare i versi di questo poeta straordinariamente talentuoso. In questa poesia coniuga leggerezza, leggiadria ispirata da questa giovane ninfa uscente dalle acque avvolta in un velo di sensualità, con una sorta di sprezzante astio verso la giovinezza e la bellezza prorompente della "bestiolina infantile".
    Avrei voluto conoscerlo, deve essere stato un grosso personaggio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono d'accordo. Ho intenzione di conoscerlo meglio...
      (Bellissima la tua riflessione. Mi piace soprattutto l'ultima parte, quella dello sprezzante astio: devo esser diventata sprezzante anch'io, e non solo stile volpe e l'uva, da come nell'immagine della bestiolina infantile ci ho ritrovato un mondo semantico alquanto calzante al mio sentire)
      (P.S.: Alberta, alla quale ho "rubato" questa poesia, è una delle magnifiche donne milanesi, funzionario - o dirigente, forse: non sono sicura di ricordare bene - al Comune, che ho il privilegio di sfiorare tangenzialmente grazie all'effimero contatto su FaceBook)

      Elimina