mercoledì 22 gennaio 2014

Finding me

Le riflessioni e i preziosi vostri commenti al post precedente hanno trovato curiosa consonanza con un lavoro di una fotografa giapponese scoperto la settimana scorsa su Repubblica.
Lei si chiama Chino Otsuka. Da ragazzina ha abbandonato la sua terra d'origine per andare a studiare in un college inglese, e non è più tornata a vivere in Giappone da allora.
Ha viaggiato anche molto, nel frattempo. Sin da quando era una bambina molto piccola.
Così, rivedendo vecchie fotografie della sua infanzia, le è venuta un'idea.
Di inventare una macchina del tempo, e andare ad incontrare la se stessa bambina nella foto, anni ed anni dopo.


Nasce così il progetto Finding me: Chino torna nel luogo esatto dove è stata fotografata dieci, quindici, vent'anni prima - sul predellino di un treno in Spagna, su una spiaggia in un'isola del Giappone, fuori da una panetteria a Parigi, appollaiata sul parapetto di un ponte sul Tamigi -, si fotografa, e attraverso la foto, opportunamente rielaborata al computer, si accosta all'altra Chino, quella piccola, quella che non c'è più, se non nella vecchia foto. 
E dentro di lei.



L'effetto è straniante, bizzarro in maniera quasi insostenibile. Ma di grande suggestione.
Sono immagini che trasmettono una punta di malinconia, ma al tempo stesso infondono una grande serenità.
Perché ritrovare il proprio bambino interiore, tornare sui propri passi per fargli compagnia e godere della sua, specchiarsi nei suoi occhi, scoprire noi stessi in lui, è riempire il vuoto di un'assenza lacerante, ricomporre la propria ferita esistenziale, ritrovare il proprio posto nel mondo.

Io lo so, perché questo mi capita, ogni volta che per un poco ci riesco.

Poi, quando mi riperdo, mi alzo di lì e vado a cercarmi in un'altra fotografia.

Proprio come Chino.



13 commenti:

  1. Tra le molte foto scattatemi da mio padre, mai da solo sempre con i miei fratelli, una in particolare mi colpisce e dove mi ritrovo. Con mio fratello più grande, Io tre anni e lui cinque, credo. Ed avviene proprio quello che hai descritto te cioè "ritrovare il proprio bambino interiore".

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    1. Ce l'hai lì a casa quella foto? Me la mostri quando torno a trovarti? Posso venire presto? Ci mettiamo d'accordo per telefono? :) :*

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  2. Il bambino, il fanciullino, è sempre lì. Purtroppo a volte relegato in uno sgabuzzino buio a tremare di paura, temendo il mostro orribile che siamo diventati. Bisogna confortarlo e tornare a parlargli. Bisogna prenderlo per mano, come fai tu e come ha fatto in maniera così struggente Chino.

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    1. No, non può essere che tu faccia terapia: e che la faccia dal mio stesso terapeuta :DDD
      (in realtà il segreto è abbracciare il mostro prima del fanciullino: perché quello si para tra lui e noi, e dobbiamo riconoscerlo e amarlo come parte di noi insieme al fanciullino ;) )

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  3. A me queste foto inquietano. Per via di quel fanciullino in carne ed ossa che invece non esiste più, è solo dentro di noi, informe, senza corpo, solo come un respiro leggero dentro l'anima. Al contrario della sensazione di ritrovamento, vederlo a fianco dell'adulto,mi procura malessere, come di qualcosa di falso, che non esiste, ma gli si è voluto dare concretezza. E' strano come delle immagini possano suscitare sentimenti contrastanti a seconda degli occhi che le guardano.

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    1. Forse intuisco quello che tu provi. In fondo hai ragione: guardarle accanto è straniante, come accostare una persona ad un ectoplasma, un'ombra. Comprendo, visto sotto questo aspetto il procedimento è inquietante, fuorviante, quasi fosse un pessimo tentativo di woodoo.
      Io ci ho visto altro, così, d'impulso: ci ho visto quello che ho già visto e vissuto. Perché quello che Chino ha dovuto allestire con la tecnologia io l'ho sperimentato spontaneamente: più volte, al termine di crisi di nervi oppure di esperienze emotive particolarmente intense, io quella bambina ce l'ho avuta al fianco davvero, l'ho visualizzata, ne ho sentito la manina dentro la mia. E spesso, ancora adesso, quando c'è qualcosa che la turba la sento fisicamente che mi salta in braccio, stringendosi forte per farsi consolare. Te lo giuro :)

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  4. mi hai riportato in mente pascoli Cri.
    credo ahimé che il fanciullino (per quanto mi riguarda) lo potrò solo sfiorare, vederlo di passaggio andare via. da bambino immagini come sarà il mondo, da adulto ne sei consapevole :(

    un saluto a tutti quanti, oggi a roma piove machissenefrega!!!!!!

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    1. Non è detto, endi, non è detto: se sei fortunato, oppure ben allenato, riesci ad incontrarlo, a parlarci e pure a stringerci un forte legame d'affetto e di alleanza :)
      Un abbraccio caldo che ti protegga dal freddo di tramontana di questa giornata romana di sole bellissimo ma, appunto, turbinosa di vento :)

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  5. Io non ho fotografie del mio passsato. A volte in modo letterale: ci sono 15 lunghi anni della mia vita in cui non mi sono state fatte fotografie. Ne esiste forse una di me, o due, chissà dove sono. Quelle prima... non esisteva lo scanner o la fotografia digitale, per cui dovrei recuperarle in qualche modo. Quelle dopo... sono quelle dei social network (che sto lentamente abbandonando).
    Quelle dentro di me... forse mi fanno paura.
    Un abbraccio.

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    1. Proprio oggi ho scorso le tue foto su FaceBook, Marti: ma tu lo sai quanto sei bella? Bella in modo autentico, naturale, inimitabile. Spero tu ne sia consapevole... E spero anche che tu riesca a riconciliarti con le immagini dentro di te. Te lo auguro con tutto il cuore: perché non c'è altra strada per arrivare ad un superiore benessere. Ora lo so :)

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    2. Sei molto cara... no, non mi sono mai considerata bella... ne' ho le le file di uomini che mi aspettano fuori :) (infatti, il contrario).... è difficile riconciliarsi... e si fanno tanti danni, quando si elemosina pensando di meritarsi solo briciole. Tanti danni. Lo so che quella che hai indicato è l'unica strada, lo so... infatti da questo benessere sono ancora lontana.
      Un forte abbraccio, bella (tu :) )

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  6. la vita è un continuo divenire e bisogna guardare sempre avanti, non dimenticando il passato ma andare avanti!

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    1. Indietro non si può andare, certo: e non serve, tra l'altro. Il passato è dentro di noi, a formare la nostra integrità di persone :)

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