sabato 20 settembre 2014

Streets of Philadelphia

Ah, la musica, che cosa si farebbe se non esistesse. Circola spesso su FaceBook un adagio che dice: ringrazio la musica perché c'è stata quando non c'era nessun altro.
Ed è una grande verità, questa.
Così accade che io, più di un anno fa, in uno dei miei momenti down, nei quali una nostalgia di qualcosa di mai esistito mi riagguanta e stringe il cuore in una morsa penosamente intollerabile, sento a un tratto scorrere nella radio l'onda ruvida e vellutata di una canzone sommessa, cantata quasi per scommessa, che come un velo impalpabile di tulle si distende, si distende fino a coprire tutto l'orizzonte. Non me ne avvedo subito: persa nella mia malinconia sulle prime non ci faccio caso, mi perdo le battute. Ma poi, pian piano, comincio a distinguerla, la sua melodia prende ad esser colta dal mio orecchio, a fissarsi nella mia mente. E mi penetra dentro, e mi gocciola nelle ferite di nuovo scucite come miele, come unguento balsamico, e mi calma, e mi dilata, e mi apre di nuovo alla vita, e ad una gioia quieta, ad una rassegnazione dolce e colma d'amore. Mai sentita prima, o forse sì, ma senza riceverne una impressione così vivida come oggi.
La cerco per un anno, questa canzone. Passa assai raramente sulla radio, ma ogni tanto la afferro. Mai presentata, mai citata nel titolo, accidenti, che jella. Il mio inglese è assolutamente primitivo, e poi il tizio che canta biascica talmente (il che dovrebbe costituire un primo indizio atto a rintracciarla) che sarebbe comunque quasi impossibile captare qualche parola. Io catturo un termine qua e là, mi precipito su Youtube con un "like stone" prima di dimenticarmene, ma - ovviamente - da una traccia così esile non cavo nulla.
Una sera del giugno scorso sono in solitaria attesa di entrare al cinema per l'ultimo spettacolo a vedere un film bello e dolorosissimo, Alabama Monroe (che mi farà riflettere e rimettere in squadra a lungo), e dagli altoparlanti posti all'esterno la filodiffusione attacca, in poco più di un sussurro, la fatidica canzone (e anche lì, dal fatto che esce dagli altoparlanti di una multisala, dovrei cogliere un indizio, ma io, macché). Vado in orgasmo, mi avvicino il più possibile agli apparecchi, mi tendo, quasi, per carpire finalmente quella melodia inafferrabile, ma è inutile, stringo solo aria, quella mi sfugge come una farfalla che schiva il retino. E dentro di me mi ammonisco: Cri, se sei così impedita da non avere la faccia di entrare e chiedere alle maschere che canzone è, sai che ti dico, peggio per te, tieniti lo spasimo e ben ti sta. Tornata a casa mi replico: ok, è andata così. Ma sono sicura che se avrò pazienza e smetterò di farmene ossessionare io 'sta canzone la troverò, prima o poi. E' solo questione di tempo. Le cose accadono. Bisogna avere fiducia.
E accade così che martedì notte, tornando da Villa Borghese e dal Globe Theatre dove ho ascoltato cascate di diamanti sciorinate dalle bocche dei giovani protagonisti in guisa di versi del Grande Bardo in Pene d'amor perdute, io accenda la radio e la ascolti di nuovo, questa canzone.
Passa su Radio M100, che ha un sito streaming dove si possono rintracciare i brani della sequenza della playlist sino a un paio d'ore prima.
Mi precipito a casa, accendo il pc, apro il sito, la cerco, la trovo.
E scopro che ha gli anni di mio figlio, ventuno. E che è a dir poco famosissima.
Ma per me, che detesto Tom Hanks, non amo the Boss e mi son sempre accuratamente tenuta lontana dal film per evitarmi strazi troppo pesanti da fronteggiare, è stata sconosciuta fino a un anno prima.
Ora non più.
E allora la mente mi parte, e mi comincia a vorticare su un delirio di corrispondenze, di ulteriori aspettative, di interpretazioni speranzose del "segno".
Però mi governo, e mi impongo: basta, Cri. Non ci saranno altre belle sorprese oltre a questa. Attestati qui, e goditi la soddisfazione e la quiete del momento. Che è già tanto. E' già tutto.
E allora mi placo, senza dispiacermene eccessivamente. Fa niente, mi dico. Me la farò bastare, la musica. Che c'è stata quando non c'era nessun altro, ora come allora, mentre anch'io percorro le strade della mia città, della mia vita.
E me la regalo qui, per il mio cinquantesimo compleanno.
Bisogna avere fiducia.




I was bruised and battered and I couldn't tell
What I felt
I was unrecognisable to myself
I saw my reflection in a window I didn't know
My own face
Oh brother are you gonna leave me
Wastin' away
On the streets of Philadelphia
I walked the avenue till my legs like stone
I heard the voices of friends vanished and gone
At night I could hear the blood in my veins
Black and whispering as the rain
On the streets of Philadelphia
Ain't no angel gonna greet me
It's just you and I my friend
My clothes don't fit me no more
I walked a thousand miles
Just to slip this skin
The night has fallen, I'm lyin' awake
I can feel myself fading away
So receive me brother with your faithless kiss
Or will we leave each other alone like this
On the streets of Philadelphia

10 commenti:

  1. C'è nella tua ricerca di questa canzone la stessa tensione e l'affanno che muovono alla ricerca di un perduto amore, da ritrovare per continuare a vivere.
    Non so come mai né perché, leggendoti mi è nata spontanea questa associazione:)
    E che la musica che ha placato la tua anima sia di buon auspicio per i tuoi 50 anni.

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    1. E come sempre tu hai capito tutto, ma proprio tutto tutto tutto.
      Mi vengono le lacrime. Di gioia. Sei una persona specialissima, Ambra :)))))
      <3

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  2. Per citare di nuovo il grande Albus Silente ti ricordo questa sua frase: "Ah, la musica. Una magia che supera tutte quelle che noi facciamo qui!

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  3. vedi, alla fine è lei che a trovato te. Streets of Philadelphia dopo averti vista al cinema non era voluta andare dalle maschere a chiedere chi eri, tornata a casa ti aveva cercata su Youtube ma avendo carpito solo "Cri" la ricerca non era andata a buon fine.
    Poi martedì notte a Villa Borghese, ti ha inseguito lasciando ogni possibile traccia e...BINGO !!!
    BECCATA LA CRI :)

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    1. Tu la metti in un modo davvero originale e irresistibile, endi. Sei un mago anche tu, come e più di Silente...
      (A fine ottobre pare che io e AGO avremo la possibilità di beccarci! Ci mancherai tu per fare il trio . e che trio! - con noi, endi potter ;)

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    2. Sarebbe stranissimo e stupendo. Dai Endi!

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    3. Grazie per la stima, ma endi ancora non è pronto a mostrare al mondo la sua vera identità, si aggira furtivo sulla B con la sua maschera quotidiana in cerca di autori.

      :)

      Siete bellissimi ;)

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    4. Guarda che noi ci incontreremo mascherati. Anche perché non siamo poi così bellissimi...
      Allora rimandiamo il Trio a quando mai verrò io nella Capitale

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    5. Rimandiamo, sì: tanto, o qui o a Milano, noi tre siam destinati a fare gruppo. Ci incontriamo sempre nel racconto di AGO e siamo così affiatati!

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