giovedì 28 luglio 2011

Tum tum

θυμέ, θύμ᾽ ἀμηχάνοισι κήδεσιν κυκώμενε,
ἄνα δέ, δυσμενέων δ᾽ ἀλέξευ προσβαλὼν ἐναντίον
στέρνον, ἐν δοκοῖσιν ἐχθρῶν πλησίον κατασταθείς
ἀσφαλέως· καὶ μήτε νικῶν ἀμφαδὴν ἀγάλλεο
μηδὲ νικηθεὶς ἐν οἴκωι καταπεσὼν ὀδύρεο.
ἀλλὰ χαρτοῖσίν τε χαῖρε καὶ κακοῖσιν ἀσχάλα
μὴ λίην· γίνωσκε δ᾽ οἷος ῥυσμὸς ἀνθρώπους ἔχει.

Cuore, cuore mio, oppresso dai tormenti senza scampo,
sorgi e i tuoi nemici vinci, opponendo loro il petto,
negli scontri con gli avversari piantandoti saldo
vicino ad essi. E se vinci non farne un vanto apertamente,
e se sei vinto non piangere gettandoti per terra in casa,
ma delle gioie gioisci e dei mali soffri senza eccesso:
riconosci quale ritmo regge l'uomo.

2 commenti:

  1. "E se vinci non farne un vanto apertamente,
    e se sei vinto non piangere gettandoti per terra in casa,
    ma delle gioie gioisci e dei mali soffri senza eccesso:
    riconosci quale ritmo regge l'uomo."

    :)νῦν χρῆ o anche necessest (se no si campa male :D)

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  2. Si campa male sì! :D

    (Io per ora me lo sono postato, riesumandolo dai pochi tesori rimastimi dall'esperienza liceale di trent'anni fa: bisogna vedere se riesco a metterlo in pratica ;) )

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