venerdì 23 settembre 2011

Giancarlo

Nasce in una famiglia della borghesia napoletana del quartiere del Vomero.
Dopo aver frequentato il Liceo Vico partecipando ai movimenti studenteschi del 1977, iscrittosi all'università, collabora con alcuni periodici napoletani interessandosi subito delle problematiche dell'emarginazione delle fasce sociali più disagiate, al cui interno si annida il principale serbatoio di manovalanza della criminalità organizzata.
Inizia la sua collaborazione come corrispondente da Torre Annunziata per il quotidiano Il Mattino di Napoli. Si occupa principalmente di cronaca nera e quindi di camorra, appassionandosi ai rapporti ed alle gerarchie delle famiglie camorristiche che controllano Torre Annunziata e dintorni. Comincia anche a collaborare con l' "Osservatorio sulla camorra", periodico diretto dal sociologo Amato Lamberti. Il suo sogno è quello di strappare il contratto da praticante giornalista professionista per poi poter sostenere l'esame e diventare giornalista professionista.
Lavorando per Il Mattino riesce ad andare sempre più in profondità nella conoscenza della camorra, dei boss locali e degli intrecci tra camorra e politica, scoprendo una serie di connivenze che si sono stabilmente create all'indomani del terremoto tra esponenti politici oplontini e il boss locale, Valentino Gionta, che, da pescivendolo ambulante, ha costruito un business partendo dal contrabbando di sigarette, per poi spostarsi al traffico di stupefacenti, controllando l'intero mercato di droga nell'area torrese-stabiese.
Le sue inchieste scavano sempre più in profondità, tanto da arrivare a scoprire la moneta con cui i boss mafiosi fanno affari. Con un suo articolo accusa il clan Nuvoletta, alleato dei Corleonesi di Totò Riina, e il clan Bardellino, esponenti della "Nuova Famiglia", di voler spodestare e vendere alla polizia il boss Valentino Gionta, divenuto pericoloso, scomodo e prepotente, per porre fine alla guerra tra famiglie. Queste sue rivelazioni, pubblicate il 10 giugno 1985, inducono la camorra a sbarazzarsi di questo scomodo giornalista.

I capo-clan Lorenzo ed Angelo Nuvoletta tengono numerosi summit per decidere in che modo eliminarlo, nonostante la renitenza di Valentino Gionta, incarcerato. A ferragosto del 1985 la camorra decide la sentenza: egli, che sta lavorando sempre alacremente alle sue inchieste e sta per pubblicare un libro sui rapporti tra politica e camorra negli appalti per la ricostruzione del post-terremoto, dovrà essere ucciso lontano da Torre Annunziata per depistare le indagini. 
Il giorno della sua morte telefona al suo ex-direttore dell'Osservatorio sulla Camorra, Amato Lamberti, chiedendogli un incontro per parlargli di cose che "è meglio dire a voce". Non si saprà mai di cosa si trattasse e se lui avesse iniziato a temere per la sua incolumità. Lo stesso Lamberti, nelle diverse escussioni testimoniali cui è stato sottoposto, ha fornito versioni diverse della vicenda che non hanno mai chiarito quell'episodio.
Il 23 settembre 1985, quattro giorni dopo aver compiuto 26 anni, alle 20.50 circa, appena giunto sotto casa sua, al Vomero, con la propria Mehari, viene ucciso in un agguato.
Per chiarire i motivi che hanno determinato la sua morte e identificare mandanti ed esecutori materiali saranno necessari 12 anni e 3 pentiti. Il 15 aprile del 1997 la seconda sessione della corte d'assise di Napoli condanna all'ergastolo i mandanti dell'omicidio (i fratelli Lorenzo, poi morto, e Angelo Nuvoletta, e Luigi Baccante detto Maurizio) e i suoi esecutori materiali (Ciro Cappuccio e Armando Del Core). In quella stessa condanna appare, come mandante, anche il boss Valentino Gionta. La sentenza viene confermata dalla Corte di Cassazione, che però per Valentino Gionta dispone il rinvio ad altra Corte di Assise di Appello: si svolge un secondo processo di appello che il 29 settembre del 2003 lo condanna di nuovo all'ergastolo, mentre il giudizio definitivo della Cassazione lo scagiona definitivamente per non aver commesso il fatto. 

Suo fratello Paolo, unico rimasto in vita della famiglia, lo ricorda come un ragazzo carismatico, capace di grandi sacrifici, ma anche come una persona solare, pronta a dare sostegno; ed in un'intervista afferma:
« Di noi due, insieme, conservo l’immagine di una giornata a Roma, a una marcia per la pace. Io col gesso che gli dipingo in faccia il simbolo anarchico della libertà. E lui che mi sorride. »

Nel 1999 è stato realizzato un cortometraggio sulla sua vicenda, dal titolo Mehari, diretto da Gianfranco De Rosa, per la sceneggiatura del giornalista napoletano e amico di Siani, Maurizio Cerino. Protagonista Alessandro Ajello, con la partecipazione di Nello Mascia.
Nel 2004 è uscito nelle sale cinematografiche il film "E io ti seguo" di Maurizio Fiume, interpretato da Yari Gugliucci. Nello stesso anno è stato istituito il Premio a suo nome dedicato a giornalisti impegnati sul fronte della cronaca.
Dal 2005 il Teatro Diana di Napoli mette in scena ogni anno uno spettacolo che lo vede protagonista (insieme ad altre vittima della camorra) intitolato Ladri di sogni (spettacolo che nel 2006 ha vinto il premio come spettacolo per le scuole e ragazzi con più presenze)
Il 4 giugno del 2008 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha presenziato ad una cerimonia di commemorazione del giovane giornalista, nel corso della quale un'aula della scuola di giornalismo dell'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli è stata a lui intitolata.

Nel 2009 il gruppo rap napoletano Biscuits dedica alla sua storia un video musicale, girato a Torre Annunziata. Viene ideato anche uno spettacolo intitolato Ladri di Sogni.
Nello stesso anno nasce ad Ercolano (NA) una radio intitolata al giovane giornalista. Una web radio della legalità anticamorra e denuncia sociale nata in un bene confiscato all'ex boss locale Giovanni Birra. Nello stesso luogo dove per anni si è deciso della vita e della morte di tante persone, ora un gruppo di giovani lotta per la dignità e il riscatto di un paese, attraverso la diffusione di una cultura dell'antimafia, di valori sociali e libertà d'informazione.
Gli vengono intitolate strade, tra cui una rampa nei pressi di piazza Leonardo a Napoli, nel luogo dove fu assassinato, e scuole, come il centro polivalente per giovani a Castel San Giorgio (dal 21 marzo 2010), l'ISIS di Casalnuovo di Napoli e il Liceo Scientifico Statale di Aversa. 
Il 26 novembre 2010 viene inaugurato il teatro del nuovo centro polifunzionale giovanile di San Giorgio a Cremano che porta il suo nome. 
Gli viene anche intitolata l'Aula Magna del Liceo Vico da lui frequentato.

Lui è Giancarlo Siani. L'unico giornalista giustiziato dalla camorra. Ucciso a ventisei anni.

Nel 2009 esce il il film "Fortapàsc", di Marco Risi (sceneggiatura di Marco Risi, Andrea Purgatori, Jim Carrington e Maurizio Cerino), dedicato all'ultimo anno della sua vita. Il 19 settembre 2009, nel giorno del 50º anniversario dalla sua nascita, Fortapàsc, all'Invisible Film Festival di Cava de' Tirreni, vince i premi come miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista, migliori attori non protagonisti e migliore sceneggiatura.
Libero De Rienzo, che interpreta Giancarlo,  nel film guida la vera Citroen Mehari verde a lui appartenuta, e nella quale è stato ucciso.


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