mercoledì 28 settembre 2011

Piccole confessioni di una malandrina/2

Stamane, come spessissimo accade, la connessione internet dell'ufficio va un po' a rilento e un po' a singhiozzo.
Per non parlare di quella del mio cervello.
E' giorno di pubblico e c'è un po' di movimento, almeno.
Arriva M., uno dei miei agronomi preferiti, l'eterno ragazzo di un paio d'anni più giovane di me, ridenti occhi azzurri e rotonda faccia da bambino, che mi poggia sulla scrivania un pacco di roba da lasciare al protocollo facendomi sornione "Ooooh. Finalmente arrivo a concedermi la sosta più gradevole qua dentro" e io, che oggi sono in disposizione d'animo particolarmente civettuola, mi sento lisciare il pelo dalla parte giusta. Anche perché so che lui lo pensa sul serio.
(M. è uno che, qualche anno fa, davanti ad una mia uscita su un problema lavorativo, mi guardò ammirato ed emozionato esclamando "Guarda, se non fossi sposato io ti farei una corte serrata. Perché tu sei troppo intelligente". Complimento che tuttora è ben saldo al top della mia classifica personale.)
Allora io, siccome gli ha suonato il cellulare e lui ha tardato a rispondere perché non era sicuro fosse il suo, non appena finisce di parlare con l'interlocutore che l'ha chiamato per dissipargli ogni dubbio in merito alla possibilità di distinguere le nostre rispettive suonerie gli dico di fare il mio numero, che ha in memoria. Lui esegue, e Moon River si diffonde nella stanza, sommessa ed ariosa, creando il solito incanto.
Lui la riconosce e ride, commenta spiritoso, io mi illumino. Perfino gli utenti raccolti fuori della mia porta, in attesa febbrile di essere ammessi all'esame propedeutico al rilascio dell'autorizzazione alla raccolta dei tartufi (oddio signo', m'ha detto cinque minuti prima un signore d'età che sta facendo i solchi nel corridoio, me so' scordato tutto, manco me ricordo più come me chiamo) agitati come tanti bambini nella sala d'aspetto del dottore, si rilassano improvvisamente.
Dopo qualche altro scambio di tenero cazzeggio M. se ne va, ma la canzone rimane nell'aria, appesa alle labbra del mio collega che ha preso a fischiettarla.
E' venuta voglia anche a me di qualcosa di buono. Allora mi lascio andare, entro nella mia playlist di Windows megaplayer e la faccio partire di nuovo, con tutto il corollario del CD di colonne sonore composte e/o suonate da Henry Mancini.
Ora che sono arrivata a "Love is a many splendored thing" il post è finito, e io posso andare a controllare se si è ripristinata la connessione.
Ricomincio a lavorare.
(Forse...)

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