lunedì 24 ottobre 2011

Ave Maria

Essere scoordinate psichicamente è un casotto. Ma porta anche i suoi vantaggi, sempre gratuiti perché slegati da ogni contesto e dunque assolutamente e gioiosamente imprevisti.
Ad esempio in un lunedì mattina di fine ottobre puoi esserti dovuta svegliare accessoriata dei soliti quindicimila pensieri seri, meno seri e ridicoli che ugualmente ti tormentano il cervello ma col corredo dell'aggiunta di doverti lavare a pezzi scaldando l'acqua sul fornello perché la caldaia ha deciso (di nuovo) di non accendersi, puoi aver dovuto andare al lavoro sotto un cielo plumbeo e in più scoprendo che il pugnale da mesi piantato nel tuo petto ti si è improvvisamente spostato dietro, profondamente conficcato nella scapola destra, regalandoti un attacco di artrosi cervicale come non ne avevi da anni, col dolore che ti si propaga in scariche elettriche per tutto il braccio fino a comprometterti l'uso del pollice opponibile e per conseguenza la tua funzionalità lavorativa, eppure poi però lo stesso, fregandotene di tutto, puoi trovarti a salire le scale dell'ufficio e dopo a varcare la soglia del piano in frenetica e ilare danza al ritmo dei tamburi che cadenzano la seconda strofa de i treni a vapore che ti sparano nelle orecchie le solite cuffiette del tuo vetusto walkman, in preda ad uno dei tuoi non infrequenti attacchi di ottimismo e giocondo entusiasmo.
Buona settimana, mondo.



E te ne vai, Maria, fra l'altra gente
che si raccoglie intorno al tuo passare,
siepe di sguardi che non fanno male
nella stagione di essere madre.

Sai che fra un'ora forse piangerai
poi la tua mano nasconderà un sorriso:
gioia e dolore hanno il confine incerto
nella stagione che illumina il viso.

Ave Maria, adesso che sei donna,
ave alle donne come te, Maria,
femmine un giorno per un nuovo amore
povero o ricco, umile o Messia.

Femmine un giorno e poi madri per sempre
nella stagione che stagioni non sente.

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