mercoledì 17 aprile 2013

Wednesday 17


Ancora una deroga agli affari privati, ancora un excursus su quelli pubblici: perché esiste un "pubblico" che, nel suo inarrestabile e impersonale meccanicismo, nella sua superiore e volgare estraneità, disumanità, insensibilità, spietatezza, sul privato, sulla carne e nell'anima di moltitudini di uomini e donne, incide come nient'altro potrebbe fare, pesantemente e drammaticamente, proprio per queste sue nefande caratteristiche.
Come ogni altra volta in cui la Storia, come nel bellissimo e terribile libro della Morante, è male che incide, fino a stravolgerla, sulla piccola storia di ciascuno di noi, anche questo pezzo di Storia ha lasciato una ferita sanguinosa, profonda, ancora aperta, infetta, che invece di cicatrizzare continua ad estendersi suppurando da trent'anni a questa parte, il cui dolore con l'occasione della morte della sua artefice principale si è particolarmente riacutizzato.
Il pezzo di Leonardo Clausi di oggi,  sul suo blog "Onda d'urto" dell'Espresso, è talmente pieno di sacrosanto sdegno che non ho potuto fare a meno di ricopiarlo parola per parola.


« Everybody loves you when you’re dead* (Margaret Thatcher)


Questo funerale non s’era da fare.


La città, militarizzata. Il Funeralone di stato, a spese dei contribuenti. “Privatizziamo il suo funerale”, ha detto Ken Loach, il commento più acuto e appropriato in questa vicenda. L’ex-Primo Ministro viveva in una suite del Ritz hotel, a Mayfair: un posto da seimila euro a notte. Si tratta davvero di una figura rappresentativa di tutto il Paese?
È di cattivo gusto scrivere queste note mentre il feretro scivola in mezzo alle fanfare? Siamo davvero tutti uguali davanti alla morte? I personaggi cosiddetti storici lo sono proprio perché trascendono non certo la propria mortalità, come pensava Foscolo, ma la propria umanità: per cui lasciamo da parte i discorsi da parrocchia sul rispetto per i defunti eccetera. Basta con quest’ipocrisia comoda che vede scendere a comando la pietà dall’alto di un attico postmoderno. Le azioni storiche di questo leader, eletto da alcuni, bruciano ancora la pelle, la carne e la memoria di mezzo Paese. Quello più debole. A piangere la madre, la figlia, la moglie, la sorella e la nonna siano i membri della famiglia. E chi ha beneficiato delle sue azioni.
Oggi, davanti alle telecamere di tutto il mondo, la Gran Bretagna ripropone per l’ennesima volta la mitologia della disuguaglianza, a base di galloni, uniformi da parata, cavalli, cannoni, chiese, arcivescovi e compunti telecronisti. In fondo è uno dei talenti riconosciuti universali di questo Paese. Nessuno sa inscenare matrimoni, incoronazioni, battesimi e funerali meglio dei dignitari di Sua Maestà. Sta diventando un po’ noioso, un canovaccio logoro, soprattutto perché sai già perfettamente l’argomento delle prossime scene.
Ma per questo livido primo ministro bottegaio e guerrafondaio, amico dei ricchi, dei dittatori, razzista e omofobo, concentrato di una grettezza piccolo-borghese al cui complesso d’inferiorità l’establishment in declino ha dovuto consegnarsi (garantendo l’arricchimento bulimico dei parvenu della finanza durante gli anni dell’ingordigia al potere) pur di mantenere i poveri a distanza di sicurezza – ebbene, sarebbe stato opportuno evitare.
La cosa veramente triste è che sia stato Brown, il cancelliere dello scacchiere che ha presieduto al patto faustiano del New Labour con i bricconi della City a volere questo costoso e tronfio funerale proprio sul ciglio della crisi del 2008. A riprova del fatto che si pensava che ormai la storia fosse davvero finita, che – in palese contraddizione con il principio del terzo escluso del vecchio Aristotele (non Onassis), si fosse rimasti diversi ma diventati anche uguali: noi e loro, Tories e Labour, uniti sulla diagnosi (più mercato, meno stato) e divisi sulla terapia (più mercato e più stato, una scommessa perduta in partenza del New Labour che ha ridistribuito i dindi della finanza -  finché c’erano – nel welfare ora in via di smantellamento).
Thatcher ha vinto perché è diventata l’ideologo di riferimento di tutte le maggioranze governative d’Europa. Anzi ha trionfato, perché lei, una specie di casalinga di Treviso, ha cantato per prima un mantra che da noi avrebbe prodotto dei leader della sinistra formatisi leggendo Topolino e Dylan Dog.
Lei e Churchill, gli unici che abbiano avuto tanto onore. Tutti e due di una destra trucida perché fintamente moderata, monarchica. Ma Churchill, nonostante tutto, era Churchill. Uno senza il quale, per intenderci, questo pezzo sarebbe probabilmente stato scritto in tedesco. Uno che ha unito, da destra ma ha unito. Uno che ha guidato una resistenza militare a capo di una coalizione.
Thatcher ha diviso. Incrementato il golfo Sud-Nord, condannando alla disperazione intere comunità, ree di vivere in zone limitrofe dove l’economia aveva girato pagina. Ha distrutto l’importanza d’ideali non monetizzabili, come quello di società e di solidarietà, senza i quali non siamo che merce sugli scaffali di un supermercato. Ha contagiato una società in sofferenza economica con un virus maledetto: quello del conoscere il prezzo delle cose prima del loro valore, pessima abitudine americana, (lasciatemelo dire che è vero, a scanso di sterili polemiche pro/antiatlantiste). Questo virus sta ora dettando le politiche economiche di tutto l’occidente.
Oggi tutta Europa assiste a questo funerale come a uno degli ultimi eventi ancien régime. È il ricordo di un “come eravamo”. Dubito che al resto del mondo interessi, al di là della sapiente coreografia. Tra le molte altre cose che simboleggia c’è l’unica grande capacità di esportazione del Paese ex-officina del mondo diventato forza propulsiva di servizi, cultura pop e denaro virtuale: quella della riproducibilità tecnica dell’ingiustizia. Altri matrimoni, battesimi e funerali seguiranno, in uno stanco ripetersi che non mancherà di riempire le pagine di riviste nei parrucchieri, nelle case di riposo e nelle sale d’aspetto dei medici di periferia.
La storia, una volta di più, la scrivono i vincitori. Una funzione autenticamente positiva, quest’evento di oggi, forse l’avrebbe: avviare un dibattito sull’abolizione dei funerali di stato.
Ci lamentiamo tanto del nostro caos nazionale, e facciamo bene. Ma a guardare la frattura socioculturale oltremanica, una frattura sud-nord anziché il contrario, dove la gente balla e brinda alla morte di un primo ministro, c’è davvero poco da invidiare. Grazie a Margaret Thatcher questo è un Regno Disunito: e io mi ben tengo stretto il mio settarismo destra-sinistra, in barba ai becchini – ideologici – delle ideologie.


8 commenti:

  1. è evidente che non si è trovato nessun buon offerente per i suoi funerali, ci ha dovuto pensare quella società che lei diceva non esistere!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' questo il dettaglio particolarmente odioso dell'intera vicenda, la ciliegina avvelenata sulla torta: quello che sarà costato di tasse agli inglesi questa oscena faraonica parata.

      Elimina
  2. I grulli (pregasi non confondere) siamo noi che, almeno a livello turistico, non vediamo l'ora di andare a trovare questi altezzosi europei(???)inglesi i quali se ne strafottono del prossimo e incensano una loro non degna rappresentante che è passata a miglior vita.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ahahahahah, Aldo, figurati che io vado a Londra dal 25 al 28 aprile, per la prima volta in vita mia :D :D :D
      Grazie dell'appellativo! ^_^

      Elimina
  3. Persone così stanno bene morte e salutate con funerali privati: avrà pur avuto uno straccio di parente! Persone così sono una disgrazia per un Paese. Non riesco ad avere un pensiero compassionevole né per la loro vita, né per la loro morte. Ce n'è anche in Italia di gente simile, purtroppo ce n'è in ogni nazione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sottoscrivo tutto in pieno. Purtroppo. Ci pensavo stamane, a quanto è impossibile che vinca la giustizia, la concordia, l'inclusione, il rispetto, l'attenzione verso i più deboli. Quelli che stanno meglio, salvo rarissime eccezioni, non molleranno mai. E' nella natura umana essere egoisti e ciechi, purtroppo...

      Elimina
  4. Il penoso, fastidioso, detestabile culto della personalità non muore mai.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non solo in Italia: come si vede, fatte le debite differenze, tutto il mondo è paese...

      Elimina