lunedì 19 marzo 2012

Lasciami andare, madre

Tu che sei stata guitto nella parte di dea onnipotente, capricciosa e spietata, corrusco e terribile astro di cartapesta della mia esistenza, spada di latta di Damocle sulla mia testa inerme, ridicolo incubo assoluto incombente sui miei sogni, parodia di ubiqua signora e onnisciente padrona della mia persona, artificioso buco nero della mia luce; tu, che avresti voluto continuare fino alla fine a tenere con la tua mano dura il fantomatico morso delle mie briglie, a sottrarmi i dolci sapori del vivere per darmi in cambio il tuo acido fiele, a prosciugarmi fiducia e speranza nei miei simili per riversarmi addosso il tuo mare d'amarezza, a mantenermi cieca nell'anima come tu lo sei anche nel fisico, tu, che mi dici "ti benedico" per maledirmi, che mi chiedi "come stai?" per farmi ammalare, che esclami "lo so che ho sbagliato tutto" per non mettere mai nulla di te stessa in discussione, che non sei mai stata così tanto carnefice come da quando impersoni la vittima; tu, che hai inteso annullare nel mio orizzonte la metà maschile del cielo fino al punto di nascere oggi, giorno dedicato ai padri, che in casa nostra era il tuo giorno, tuo unico e solo, anche questo; tu, grumo cellulare di odio, ammasso sanguinolento di rancore, che ti sei nutrita di me invece di nutrirmi, che mi hai gravato addosso invece di sollevarmi, mi hai angosciata invece di rassicurarmi, mi hai sottratto amore invece di donarmene, tu vampiro, parassita, batterio saprofita della mia carne, tu sei tutto ciò che mi è stato fornito al posto di una madre.
E ogni giorno, nelle mie incrinature, nelle mie ferite non rimarginabili, nelle mie fragilità, questa consapevolezza mi viene di nuovo impressa sul corpo. Ogni giorno ne porto i segni, sempre nuovi, sempre ulteriori.
Oggi è uno di quei giorni. Un giorno come un altro.
Un giorno in cui non c'è nulla da festeggiare. Nessun buon compleanno, mamma.

10 commenti:

  1. Cosa vuoi commentare dopo queste parole rabbiose e che sudano di risentimento? Ti dico la mia sensazione: mi spaventano le tue parole.

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  2. Era già tutto previsto, Primo. Non preoccuparti.

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  3. Ecco, una persona esterna che legge questo non può pensare a una ripartizione delle colpe tra te e lei se il vostro rapporto non ha funzionato (ammesso che ciò, tra madre e figlia, sia possibile, visto lo squilibrio tra i compiti che competono ai due ruoli), perché per meritare tanto odio ancora adesso da parte tua deve essere andata ben oltre l'immaginabile. E piantarla di vivere nel passato? Le persone hanno il potere che tu dai loro: se non gliene dai, non ne hanno. Guarda al presente, al futuro, al rapporto coi tuoi figli, alla tua vita luminosa (te le ricordi le mmille cose che m'hai scritto per cui vale la pena vivere?). Piantala - te ne prego - con tutta questa rabbia che alla fine ti corrode dentro. Non c'è nulla da fare, costei era/è così: lasciala andare tu, non chiederle ancora che sia lei a lasciar andare te ;-)
    E non sprecare tempo e soldi in soluzioni fallimentari: vivi e basta! Ché quando la vita rischi di perderla, poi ti incazzi solo con te stessa per tutto il tempo che hai sprecato anche dietro ricerche affettive inutili: la tua famiglia non necessariamente è quella biologica. Forza!
    Fai qualcosa di figo e speciale oggi, ma di veramente figo, affinché non sia più il giorno dell'apoteosi dell'autocelebrazione di qulla megera ma di qualcos'altro di solo TUO :-)

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  4. Ma io ho fatto qualcosa di figo, Minerva. Ho fatto questo post. E davvero, non sai quanto m'è costato, e quanto è stato catartico.
    E lo dico a te, che so, per competenza, intelligenza, sensibilità e quant'altro, potrai capire: quello che mi è successo nella vita è sì, abbastanza inimmaginabile. Ma non è mai abbastanza inimmaginabile quanto il raccapriccio che sento da parte di chiunque, il disagio, la tensione, di veder incrinato lo stereotipo della "mamma che è sempre la mamma" tipicamente italico, prima ancora che archetipico. Vivere e basta è quel che sto tentando di fare, e la rabbia che tiro fuori è quella che non mi corroderà più dentro. E' vita, è gioia, è amore, è carne, è sangue. Ma tutti si sgomentano, nel vedermelo fare. Perché, perché dobbiamo tutti avere paura di dirlo, che una madre può uccidere? Perché dobbiamo ritrarci inorriditi davanti a una persona che tenta di liberarsene? Chi mi vuole bene dovrebbe aver fiducia in me. Io, che sto imparando a volermene, ne ho. Lasciatemi fare il mio cammino, ve ne prego :)

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  5. Buon viaggio, allora! E sai bene che troverai sempre persone che faranno un pezzo di strada con te e ti sosterranno, e che - pur non essendo tuoi parenti biologicamente - ricopriranno tutti i ruoli famigliari dei quali avrai bisogno. Ciao! :-)

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  6. E io, come dice Minerva, spero di essere una di quelle persone per darti almeno un po' d'affetto poiché di mia comprensione e di mia solidarietà ne hai a profusione.
    Un grosso abbracci,
    aldo.

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  7. Un giorno ne parleremo, delle nostre madri. Quando finalmente riuscirò a telefonarti ;)
    Le nostre madri sono state manipolatrici perché era l'unico punto di potere che avevano. Mia madre ha manipolato tutto e tutti come ha voluto, usando tutte le sue malattie, mentali e fisiche, come sciabole affilate.
    Ora ho smesso di dare colpe. Me la sono ritrovata di fronte come una bambina. E' una bambina, adesso, un'anziana bambina, perché non ha mai saputo crescere. Non sarebbe in grado di fare nulla da sola. Non è mai riuscita ad essere madre, e difatti neanch'io l'ho imparato. Nella sua generazione le donne diventavano madri perché "dovevano", non per scelta, io penso che lei l'abbia sempre sentito come un'imposizione. Non penso abbia mai amato il suo ruolo di madre. Ed ha manipolato tutti nella sua rabbia.
    Ora io non consento più alcuna manipolazione e me la sono ritrovata davanti senza maschera. Non penso si sia resa conto, come ho detto, il suo era un atteggiamento inconsapevole. Con ciò non voglio giustificare, tutt'ora sono convinta che non mi sarei gettata in pasto ai lupi per vent'anni, avessi avuto una famiglia accogliente.
    Ma il passato è passato. Tutto scorre...

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  8. Grazie, Minerva. Ai legami biologici io non ci ho mai creduto, credo nei legami dello spirito, spontanei e non obbligati, e nelle famiglie di elezione :)

    Grazie anche a te, caro Aldo: ricambio il grosso abbraccio, e tu sai come!!! :*

    Martina, sì, un giorno parleremo... Sposo tutto il tuo discorso, che secondo me vale anche per tantissimi nostri simili che questi conti con il passato non li hanno fatti. E non si tratta affatto di dare colpe, difatti. Semmai di smettere di attribuirsene, come sono stata condizionata a fare per tutta la vita, cominciando a ribellarmi ad un giogo che ti assicuro essere pesantissimo e alquanto peculiare, molto, molto più dell'ordinario vissuto di chiunque, e soprattutto continua ad esserlo, solo da un anno o poco più. I sensi di colpa servono solo a restare schiavi, a non agire responsabilmente, a non prendere in mano la propria vita, scegliendo di percorrere la propria strada e di accettarne le conseguenze. Servono a ricadere nel rassicurante vittimismo, laddove invece ci dovrebbe essere lucidità e consapevolezza, e amore, e tutela di se stessi, e dunque coraggio e audacia, e slancio vitale. Un bacio grande!

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  9. Io ho la suocera come tua madre con mio marito. E io se lo amo, secondo lui, devo comportarmi come loro ritengono, accondiscindente e sorridente. Se no lei soffre poverina.... ma non capisce che mi sta perdendo. Lei trionfera, lui forse un giorno se ne renderà conto. Sara

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    1. Io ci ho messo quarantasei anni di vita per capirlo, Sara. E sto in un mare di malessere da quando me ne sono resa finalmente conto appieno. E non sono arrivata da nessuna parte, perché finché il dolore, il dolore e il senso di ingiustizia subita la faranno da padrone in me io non sarò libera.
      Queste sono cose tremende che possono segnarti l'esistenza, se non riesci a farci i conti. Ma farci i conti non è tollerabile da tutti. Moltissima gente rimuove e vive nell'indistinto per una forma inconscia di protezione psichica. Perché guardare in faccia la realtà richiede uno sforzo immenso, lacerante.
      Auguro a tuo marito la consapevolezza. Perché solo passando attraverso quella fase si può elaborare il marchio di sofferenza che ci è stato impresso nella carne. E solo così si può tentare di diventare adulti. Viceversa, non avrà vinto tua suocera, tanto meno trionfato. Avrà perso anche lei, insieme a voi tutti. Suo figlio in primis.
      Buona fortuna :)

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