lunedì 8 aprile 2013

Brassed off (Grazie, signora Thatcher!)

E' proprio periodo di scomparse, questo: pubbliche e private, alcune che cagionano dolore, altre per fortuna quasi sollievo.

Dopo vari addii sofferti oggi mi è data pertanto l'occasione di celebrarne uno con assai meno rimpianto, anzi, oserei dire, quasi con letizia, se potesse essere umanamente dignitoso rallegrarsi della morte di un individuo (in astratto io credo di sì, e anzi sempre legittimamente si registra, in occasione di dipartite di tiranni, aguzzini, detentori di potere esercitato per fini indegni, criminali dell'umanità e ogni sorta di esseri in qualsiasi maniera minacciosi del benessere se non addirittura della mera sopravvivenza dei propri simili, un senso collettivo di liberazione e di giusto risarcimento per la "livella" che non risparmia nessuno e rimette a posto ogni cosa, annichilendo buoni e cattivi senza favoritismi), e se al contempo non fosse inutile gioire della morte di una persona ormai non più in grado di nuocere, posto che tutto il male che poteva compiere l'aveva portato ad effetto da un pezzo con conseguenze devastanti non solo per il suo Paese ma per il mondo intero (come hanno ricordato molti giornalisti e politici nella giornata odierna) che si dispiegano da trent'anni a questa parte con sempre maggiore ampiezza e con una forza che pare irreversibile.

Sto parlando, ovviamente, di Margaret Thatcher.

Condivido perciò qui con voi un frammento di un film che fa parte da anni della mia videoteca, sovente rivisto con rinnovata empatia e partecipazione, che nel pomeriggio mio figlio ha avuto l'idea di re-visionare insieme a me in onore della fausta circostanza odierna, e che costituisce una delle tante manifestazioni della veemente opposizione alla sua spietata politica, uscendo quasi all'apice della sua impopolarità, l'anno precedente alle dimissioni a cui ella fu costretta dall'ondata di malcontento civile, a tragedia dunque ormai quasi completamente compiuta; ed è una sorta di suggello di anni di lotte e di contrasti per la strenua rivolta di una cospicua e importante parte del mondo artistico e culturale contro di lei, dai tanti musicisti - Pink Floyd, Iron Maiden, Elvis Costello, Paul Weller, Clash - agli scrittori e pensatori ai cineasti, Ken Loach in testa su tutti come fulgido esponente di un cinema arrabbiato più che impegnato, crudo, documentaristico, che ha sfornato, insieme ai suoi e a questo, anche altri piccoli capolavori come Billy Elliot o The Full Monty.

Avrei voluto evitare di spoilerare la scena clou e postare invece il finale: con la banda che suona sommessamente in notturna, sul bus che la porta in giro per Londra, Pomp and circumstance, mentre in sovrimpressione all'espressione impietrita di dignità e dolore del grandissimo Pete Postlethwaite, cifra e morale dell'intera vicenda, scorrono i terribili dati risultanti dalle politiche neoliberiste della lady di ferro: centinaia di miniere di carbone, ancora produttive, chiuse, duecentocinquantamila minatori rimasti disoccupati, un dramma sociale di proporzioni impressionanti. Ma non l'ho trovato.
Beccatevi perciò il prefinale di questa storia esemplare, colle immortali parole del protagonista, minatore in pensione e in fin di vita che ad ogni accesso di tosse non sputa sangue ma carbone, e insieme sacerdote laico di offici musicali di ottoni smaglianti e lucidi piatti quale magistrale e fervente direttore della banda della miniera di Grimley, una delle migliori bande del Paese per una delle tante miniere dismesse con l'inganno, l'oppressione e l'umiliazione dei lavoratori.

Goodbye, mistress Thatcher. Nessuno ti ricorderà con rimpianto, con gratitudine. Non ci mancherai, impegnati come siamo a soffrire gli effetti della diabolica dottrina da te propagandata, e a lottare con i moderni tuoi discepoli e adepti, che hanno continuato a cuor leggero a predicare il verbo dell'economia senza regole tributandole sacrifici umani fino alla catastrofe con cui stiamo facendo i conti in questi giorni.

E nonostante tutto noi restiamo umani. Non così possiamo dire di te e di quelli come te, forse.




















6 commenti:

  1. La cosiddetta lady di ferro è stata la peggiore maledizione degli ultimi 30 anni per l'Europa, la sua politica ha portato allo smantellamento dello stato sociale che stiamo vivendo ancora oggi, all'esplosione del liberismo selvaggio e feroce fatto di diseguaglianze inaccettabili. Per questo dovrei tacere quello che sento? in nome della morte? ebbene lo farei solo se in nome della morte non ascoltassi agiografie disgustose.
    Un saluto

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dio, quanto sono d'accordo!!! E quanto anch'io ho schifato le agiografie disgustose, ieri.
      Stavo leggendo ora on line l'articolo sull'Huffington Post dei festeggiamenti forsennati che hanno invaso la città di Londra alla notizia della morte della Thatcher. "Le scene che sono apparse sui giornali del Regno Unito (e non solo) sembrano più assimilabili ad un Paese che per anni è stato dominato da una dittatura e gioisce così nel momento in cui il tiranno cade", e comprendo, molto bene, come lo spirito sia questo... Ciao Antonio!!!

      Elimina
  2. Il film di cui al titolo ed all'ottimo contenuto di questo post penso sia tremendamente attuale vista la situazione di questo nostro Paese.
    E' un film bellissimo, commovente, forte, musicalmente eccezionale e potente.
    Un consiglio: non ve lo lasciate sfuggire.
    Però Cris, tu che me lo hai suggerito e che ho finito di vederlo qualche minuto fa, non dovevi tirarmi questo colpo basso perchè ho pianto. Non mi vergogno ad ammetterlo.
    Un abbraccio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cribbio, Aldo, sono profondamente commossa dal tuo commento :)
      E felice, strafelice che ti sia piaciuto così tanto il film...
      Che gioia sentirli suonare insieme, vero? E' una sorta di potentissimo antidoto alla sofferenza quotidiana, ai soprusi e alle infamie che il film racconta. E' una vittoria metaforica, una riaffermazione del primato dell'individuo sociale e della rete di protezione della comunità in cui è inserito: il mostro del turbocapitalismo li voleva soli, isolati e divisi, per sconfiggerli; la banda li rende uniti, legati, e per questo ancora forti, vivi e capaci di risorgere, di resistere, di non arrendersi :)

      Elimina
  3. Se fossi di persona al tuo cospetto, ti abbraccerei! Lo faccio, virtualmente e mi ritengo fortunato ad essere passato qua da te, in questo breve momento libero! Posterò immediatamente questo video su Fb dove, proprio ieri, ho sostenuto un'accesa discussione sulla così detta lady di ferro, con uno che ha dimenticato parecchie delle sue bastardate!

    Ciao Cri, magnifica riflessione che mi rende orgoglioso di certe "conoscenze" virtuali che coltivo! Ti lascio un saluto e buona serata.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ah, Carlo carissimo, queste sono le vittorie che ci sono consentite: questo restare umani, questa sintonia tra le persone che tali si sentono ancora, che decuplica le nostre forze e riaccende, ogni volta, la scintilla della fiducia, non la speranza, ché chi vive di speranze disperato muore, ma la fiducia :D
      E in quanto all'abbraccio, me lo piglio virtuale e te lo ricambio con grande soddisfazione, nell'attesa di scambiarlo con te concretamente, ché certi scambi fanno bene come il pane, sono la benzina del motore per continuare a camminare, guardando lontano, senza scoraggiarsi e senza stancarsi mai :)

      Elimina