domenica 7 aprile 2013

Cristina got married


 
La tenerezza della mortalità
di hollygoli

Feedback: 1367 | altri commenti e recensioni di hollygoli
venerdì 16 luglio 2010
Un film di delicatezza ed intensità quasi insostenibili, che nello spettatore "giusto" può far scattare uno straziante processo di identificazione con Peggy Sue. Una storiella da cinema tipicamente americano che nelle mani del mostro sacro Francis Ford Coppola diventa un'opera d'arte, un gioco di specchi (non solo figurato), non surrealista ma iperrealista, ricco di sottotesti, ambiguità, inquietudini, simile a certi sogni lucidi che fondono realtà vissute e proiezioni dell'inconscio che in Shakespeare assurgono a folgorante metafora della vita in Misura per Misura: "tu non hai né giovinezza né vecchiaia, ma un sonnellino pomeridiano nel quale sogni di entrambe". Peggy Sue si ritrova proprio così, non più diciottenne né quarantenne, sospesa in un "sonnellino" a metà tra il bel sogno e l'incubo, in cui cammina, abita e sfiora la vita di persone di cui è consapevole che non sono più così, o non sono più affatto. Lungi dall'apparentarsi minimamente ai banali classici dell'operazione nostalgia, il film non scivola però nemmeno in una sorta di dramma parapsicologico grazie ad un'intrinseca sincerità sentimentale, che è di Peggy Sue - una mai più così grande Kathleen Turner -, il cui amore struggente, ma venato di ironia e per ciò mai patetico, per le cose e le persone della sua memoria, ma soprattutto per la se stessa diciottenne, è l'energia che anima il teatrino della sua rappresentazione onirica, insieme ad un sottilmente sotteso senso di incertezza sulla sua condizione, sospesa tra l'essere ancora viva e momentaneamente intrappolata nei ricordi o, viceversa, esser morta e divenuta lei stessa ombra tra le ombre; ma prima ancora è di Coppola, qui autenticamente commosso ed ispirato forse dai propri drammi personali, che compie egli per primo il viaggio di Peggy Sue e che, per trovare scampo e sollievo ad un grande dolore, si rifugia, non col sogno ma con il magico mezzo del cinema, in un mitico eden perduto, quando ancora il futuro era tutto da scrivere, gravido delle ingenue speranze della giovinezza, consapevole però, nel momento stesso in cui attua il suo gioco, della vanità di esso. Peggy Sue non non riesce a modificare il tracciato della sua vita di ragazza, perché sa di non averne la possibilità: non è davvero la Peggy Sue di allora, è un'abusiva che non vive, ma fantastica solo di un passato che non esiste più, se non come impronta nel suo cuore, eco pulsante di qualcosa che è finito, come la scia di luce delle stelle spente milioni di anni fa sul firmamento del cielo; e perché infine comprende che nel riuscire ad accettare questa fatalità di esseri mortali, effimeri, sta la tenerezza dell'essere umano. Per questo "Peggy Sue got married", tra immagini di raggelante bellezza e un'opprimente, a tratti, sensazione di deja vu ai limiti della claustrofobia, è, alla fine, uno di quei film da cui si emerge diversi da come ci si era entrati, intristiti, ma illuminati dalla condivisione di una smagliante serenità superiore, luminosa come la luce che pervade tutta la pellicola. Non un capolavoro, ma certo un piccolo gioiello.

(Recensione scritta da me su Mymovies esattamente un anno prima di aprirmi il profilo FaceBook, quando già il magma ribollente del passato cominciava a rendermi irrequieta, e la visione di questo film mi aveva rotto gli argini di un pianto irrefrenabile, scossa da singulti tali da spaccarmi le costole. Me lo sono rivisto la settimana prima  della morte di mio padre, sollecitata da un amico di mio figlio, ragazzo particolare, raffinato, entusiasta e delicato cinefilo, studente di cinema alla facoltà di Lettere dell'università di Tor Vergata, a cui l'avevo consigliato e con cui avevo avviato sul film specifico un gran bel dibattito. In questi giorni è ricomparso ancora a tradimento qua dentro, e mercoledì o giovedì sera, quando davvero mi sentivo sola al mondo, mi sono rimessa forse venti volte di seguito la colonna sonora. Stasera mi sa che lo riguardo: non è terapeutico, anzi. Però contiene una pietas, una tale struggente e straziante tenerezza per un passato impossibile da rivivere e tanto meno da modificare, e un tale amore per l'unica possibilità che ci è concessa riguardo ad esso, e cioè l'accettazione generosa ed accogliente di ciò che siamo stati, che risulta davvero utile, se non imprescindibile, vederlo e rivederlo. Tanto più in occasione del compleanno del suo, umanissimo, grandioso, regista, che lo girò colpito dal gran dolore per la morte di suo figlio. Auguri, caro Francis, e che Dio ti benedica)


10 commenti:

  1. Il passato, sarebbe meglio non avercelo :-) difatti Kronos non conosce che il sospetto e il terrore.
    Come al solito è Spinoza a liberarci dalla paura:
    Sentimus experimurque nos aeternos esse. Come dire,
    l'eternità è un'esperienza di questa vita. Siamo eterni, possiamo esserlo.

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    1. Ho pianto così tanto, in questi ultimi giorni - e, insisto, non per la nostalgia di mio padre, ma per il dolore di scoprirmi sola, ontologicamente sola, proprio come nella poesia di Quasimodo - che davvero stamane mi sono svegliata senza passato. Liscia, pulita, monda, vuota. Come nuova. Rinata. E tuttora sono preda di questa permanenza impermanente. Sono immobile da ore davanti al pc. Ho captato appena il movimento del sole fuori dalla finestra: era alto, ora è calato e si è fatta notte, e io sono ancora qui, in questa posizione. Serena, imperturbabile, assente. Chiusa in me stessa, indifferente, autonoma.
      Chissà se è questa, l'esperienza di eternità di cui parlava Baruch. Forse devo perfezionarmi, ancora.
      (Caro, caro Matt. :* )

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  2. Adesso anche recensioni fai, e che recensione! Complimenti Cri. Ho messo in lista questo film, mi piacerà? Vedremo.
    La Turner una bella e brava attrice. Nel film "La guerra dei Roses"
    che ho visto tre volte, mi è piaciuta molto.
    Nei tre minuti e qualcosa la colonna sonora mi è sembrata una sinfonia di musica classica non altro.

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    1. L'ho scritta tre anni fa, Aldo, quando ancora ero giovane e ingenua :D
      Se la Turner ti è piaciuta ne La guerra dei Roses, qui ti farà innamorare... Commuovere, tanto, sicuro, con quell'espressione sorpresa e sospesa tra l'angoscia e l'incanto, senza artifici per renderla più adatta ad interpretare un'adolescente, donna adulta tra i ragazzi, struggente per quel suo esser così incongrua, spettatrice di una giovinezza che non è più la sua, se non dentro il suo cuore che inspiegabilmente nella sua realtà si è fermato, attuando quella sospensione della sua esistenza sul limite tra la vita e la morte...
      La musica è proprio bella, vero? Ariosa ma delicata, intimistica, sommessa. E sommesso e delicato è anche tutto il film. Nonostante, come ho detto, sia anche parecchio doloroso, non roseo, a tratti oscuro e non rassicurante, certo non disimpegnato: ma lieve e pudico sì, tanto.
      Se non lo trovi in streaming te lo presto io: non so se ti piacerà, credo di sì: io lo amo, proprio, da tanti anni :)
      Buonanotte, caro Aldo mio :):*

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  3. grazie per questo consiglio, non ho mai visto questo film e dalla tua recensione, come dalla colonna sonora, desumo che si tratta di un'opera da vedere, a presto

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    1. :)
      Allora te ne do un altro (forse questo lo conosci...) in tema con la giornata di oggi
      A presto!

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  4. Devo vederlo questo film , allora.
    Pulita e senza retroterra...mi disse più o meno così mio marito quando perse entrambi suoi "non sono più figlio, solo padre". Vergognandosi, poi, dell'effetto che poteva sortire da quel "solo" padre...
    Ti abbraccio di nuovo.

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    1. Cara Sandra :)
      Pulita e senza retroterra: per tutti sarebbe il vuoto, per me è anche un sigillo, finalmente, a una situazione che non era diversa neanche "prima": in ogni caso è un dover rinascere, reinventarsi, di nuovo, ricominciare. Abbraccio te e anche Franco, ché con questo ricordo (doloroso ma bello perché racconta di un "prima" ricco e denso di figlio, giusto, naturale, per cui venga di esclamare la frase che a lui venne spontanea e che tu hai qui riportato) mi hai fatto commuovere, tanto tanto. Che belle persone siete.
      :*

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  5. Io invece non credo lo rivedrò non voglio star male, però onestamente a parte qualche nostalgia quando vedo mia figlia e i suoi amici 30 anni parlare del loro futuro e in qualche maniera vivere lo di già ..non ho voglia di tornare ai miei 18 anni, probabilmente nemmeno ai miei 30, non dico che sono contenta di invecchiare ..

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    1. I diciott'anni, i trenta, come Peggy Sue, ce li abbiamo addosso, sono sotto pelle, strati intermedi di noi; e anch'io, onestamente, non tornerei né agli uni né agli altri (ma manco a uno o due anni fa, veramente...), è andata come è andata, e andiamo sempre avanti :)
      Invecchiare? Chi è che invecchia qui? What means "invecchiare"? :D

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