martedì 14 maggio 2013

Oggetto piccolo (a)


Perché mi fate questo? Perché mi stuzzicate nel punto sensibile?
I-po-con-dria-ca, io sono ipocondriaca. Come, pare, conseguenza delle mie tendenze narcisistiche combinate con le mie ossessive pulsioni di controllo.

Solo che non sono un'ipocondriaca classica, di quelle che si acconciano con entusiasmo a fare un migliaio di esami e di ricerche, traendone un godimento di cui non si saziano mai. Io sono un'ipocondriaca che chiede solo una cosa: essere rassicurata che le sue sono solo ubbie. Senza prescriverle alcunché, perché il gesto verrebbe da lei interpretato come corroborante delle sue preoccupazioni.

Avevo un medico, da ragazza, che non mi pigliava mai sul serio. Una volta mi cacciò dallo studio urlando: finiscila! Vattene!
Era il medico perfetto per me.

Invece, se tu, specialista pure amica di famiglia, a cuor leggero mi inviti a fare ulteriori indagini mirate in maniera inquietante dicendomi "non ti preoccupare, è routine, io lo so che sono negative", scusa, ti meriteresti che ti spezzassi una ad una le ossicine delle falangi di tutte e due le mani. Perché tu non dai peso alla cosa, lo fai per pararti il culo e perché un'analisi del sangue tanto non è invasiva e non si nega a nessuno - a nessun laboratorio convenzionato, intendo - ma a me stai togliendo mesi di vita per l'ansia che mi hai provocato.
Perché, se sai che sono negative, che cazzo me le fai fare a fare?
E intanto parte la danza del mio cervello che dice "te l'ha detto per tranquillizzarti, ma se te le fa fare, e oltretutto è pure un'amica, si vede che un sospetto ce l'ha." Laddove so benissimo che, dieci volte su undici, il dottore non guarda in faccia a nessuno, e largheggia in richieste di ulteriori accertamenti, melium abundare quam deficiere, così, di default, con leggerezza e superficialità, perché così fan tutti, e poi nessuno ha voglia di pigliarsi responsabilità inutili quando si può agevolmente ottenere una controprova sostanziale della propria diagnosi, sia mai che gli si spremano troppo le meningi con un superlavoro di deduzione a questi cervelloni cuor di leone. Che ti verrebbe anche da ribattere: "ma se devo fare tutto sto po'po' di controlli per ottenere un responso, vuol dire che te non mi servi proprio a niente. La prossima volta cerco i sintomi su google e mi auto prescrivo i test da effettuare."
Poi dice come mai l'omeopatia, nonostante sia paragonabile ad un bicchiere d'acqua fresca, stia andando così forte: perché l'omeopata è uno che ti fa un sacco di domande, che ti ascolta, e alla fine ti dice con un'aria da vate lungimirante "è di sicuro questo e quest'altro, pigliati trenta di queste gocce sei volte al giorno, sciogli quattro di queste pastiglie sotto la lingua alla mattina e alla sera, e prima di dormire fai questo cataplasma e applicalo sul piede, e guarirai". Tu gli obietti: "ma se mi fa male il fegato che c'entra il piede?" e lui ti attacca in replica una pappardella di mezz'ora sulla riflessologia plantare.
Insomma, pare che tenga conto del fatto che tu non sei una macchina, sei un essere umano.
Invece questo modo cool di praticare la medicina di oggi io lo trovo di gelida, asettica violenza. Mi sento abusata. Come una bambina indifesa, si approfitta della mia paura per fare di me ciò che si vuole, frugandomi senza rispetto, senza sensibilità.
Come se fossi un oggetto.
Un oggetto piccolo e solo in mezzo ad un mondo di orchi.


Slot machine nel retro di un bar
spendi inutilmente anche l'ultimo gettone
per l'oggetto piccolo (a) che non uscirà
mangia niente e vomita anche l'ombra di se stessa
l'anoressica piccola (a) ma non basterà
succhia fino al filtro ficca il fumo nei polmoni aspira
piccolo oggetto piccolo oggetto piccolo oggetto piccolo (a)
dov'è che cosa fa chissà come sta
quali nuovi abiti abitudini e in quali occhi sorriderà
piccolo oggetto piccolo oggetto piccolo oggetto piccolo (a)

guardalo nello specchio fatti guardare
chiudilo a chiave o lascialo libero di andarsene e tornare
come e quando vuole
mettilo in ginocchio legalo al letto
taglialo via di netto chiudilo fra parentesi
come in un abbraccio troppo stretto

guardalo nello specchio fatti guardare
chiudilo a chiave o lascialo libero di andarsene e tornare
come e quando vuole
spoglialo di nascosto ma guardalo al sole
bagnalo di silenzio e asciugalo dalle lacrime
rivestilo di parole nuove
mettilo in ginocchio legalo al letto
taglialo via di netto chiudilo fra parentesi
come in un abbraccio troppo stretto
spoglialo di nascosto ma guardalo al sole
bagnalo di silenzio e asciugalo dalle lacrime
rivestilo di parole nuove

16 commenti:

  1. Non parlarmi di medici in questi giorni, ti prego. Ti spiegherò a voce.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Aldo, mi spiace :(
      Non so perché avevo un sentore che i miei rompimenti di balle fossero in sintonia coi tuoi.
      Uff :(((

      Elimina
  2. Non sono convinto che l'omeopatia sia paragonabile ad un bicchiere d'acqua fresca e per il semplice motivo che conosco un veterinario, anzi un chirurgo veterinario, uno tra i pochi che è specializzato in omeopatia, che cura i suoi "pazienti" spesso con questo metodo terapeutico e, per diretta esperienza, ho visto i successi ottenuti. Tutto questo, non escludendo la medicina tradizionale se la ritiene più appropriata al caso che sta trattando. Ora, se funziona sugli animali, perché "noi" animali dovremmo diffidare?

    Ciao Cri e buona serata. Condivido molto le deduzioni che hai tratto alla fine di questo sfogo e mi auguro che ne sia veramente convinta. Purtroppo molti tra coloro che praticano la medicina convenzionale assumono, nei confronti dei pazienti, un'asetticità che spesso si percepisce come violenza. Ampio discorso, poi, andrebbe fatto per i così detti "medici di famiglia", sempre più somiglianti a modesti burocrati che distribuiscono, senza passione alcuna, medicinali.

    E' vero, invece, che l'omeopata ha un approccio diverso con il paziente e ne studia comportamenti e storia. Insomma, si ha l'impressione - che poi non è affatto impressione ma una terapia bella e buona - che ti tratti da essere umano e non da "macchina" da riparare.

    Quindi, metti da parte le tue "paure" e cercati, se possibile, un altro dottore! Oppure, tieniti quello che hai ma affronta la questione per quello che è: l'hai percepita alla perfezione!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma io non diffido mica dell'omeopatia, Carlo: semplicemente non riesco ad applicarmi a credere alla sua efficacia (anche se credo assolutamente alla funzione terapeutica dell'approccio dei medici omeopati col paziente); e semmai diffido delle reazioni fideistiche di alcune care amiche e colleghe che la considerano una roba miracolosa, e considerano l'omeopata il loro guru. Io invece sono laica e seguace del pensiero debole su tutto, cure mediche comprese! E non mi curo nemmeno con la medicina allopatica, se è per questo: detesto gli screening di massa, mi sgomenta l'attitudine odierna di portare i figli fin dalla nascita a visite ortopediche, odontoiatriche, oculistiche di controllo, anche in assenza di sintomi, nell'evidente tentativo di eliminare da loro ogni piccola imperfezione; e detesto le mie colleghe che bazzicano gli ambulatori di analisi e di radiologia una volta a settimana, infarcendo la miriade di controlli previsti dai vari protocolli di check up (da cui io rifuggo come la peste perché sono certa che, invece di giovarmi, mi nuocerebbero, deprimendomi le difese immunitarie per la sensazione di fragilità ed insicurezza che mi suggerirebbero e la dissociazione tra psiche e soma che mi accentuerebbero, propiziandomi una condizione di morbilità, se è vero, come è vero, il detto "mens sana in corpore sano") di ulteriori più accurate visite specialistiche ad ogni minima sfasatura che pare loro di avvertire nei loro corpi ormai maturi (e qui invece ci vedo una mancanza di accettazione del tempo che passa, una fatica a star bene col proprio corpo trasformato, e ad amarlo e goderselo nel modo più giusto e salutare); siccome sono consapevole che, come dice il mio amico spinoziano dottore, il novanta per cento delle malattie guarirebbe spontaneamente, e le medicine al massimo facilitano la remissione (l'altro dieci per cento è costituito, statisticamente, dai morbi che sarebbero mortali in ogni caso), quando ho le mie placche alle tonsille, per esempio, da anni riesco a non farmi venire la febbre e mi curo con spruzzi di propoli; e qualche sinusite l'ho eliminata con un paio aereosol di Acqua di Sirmione :D
      Devo dire che, corna facendo, mi aiuto il fatto di avere anticorpi piuttosto cazzuti. Forse proprio perché non assumo mai farmaci... ;)

      Elimina
  3. Iniziamo con:

    http://www.zerocalcare.it/2012/02/27/medicina-anno-zero/#more-246

    e proseguiamo con:

    http://www.zerocalcare.it/2012/02/06/ipocondria/

    divertiti ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Oddio, co' quello dell'ipocondria SO'MMORTA XD XD XD
      (so' io quella! So' proprio io! La storia dell'uovo di Varano nel collo dopo il viaggio in Thailandia associato alla gita a Formia, buahahahahahahaha, io ragggiono così ognora!!! E il linfonodo ingrossato sul collo ce l'ho ogni volta che mi viene il raffreddore: una bella pallina cicciotta che mi diverto a stuzzicare :D )
      <3

      Elimina
  4. Finalmente riesco ad arrivare. Beh, non male nemmeno la vena di violenza (più che giustificata)che scopro in te:-)
    Il medico di famiglia di quando io ero bambina è morto e sepolto da tempo. Ora vanno di moda questi adepti della nuova medicina che più esami ne ha, più ne metta.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eh, Ambra, quanto hai ragione... Il mio medico di famiglia di quando ero bambina era un uomo buono, paziente, capace, amante del suo lavoro che svolgeva come fosse una missione. Aveva lo studio attaccato al mio portone: ricordo quando a sei, sette anni, scendevo da lui per farmi togliere i denti da latte dondolanti. Lui tutto serio e compito mi faceva sedere sulla sedia da dentista sulla quale io sparivo, minuta com'ero (era proprio un dottore d'altri tempi, se la cavava anche come cavadenti e cerusico), e me li toglieva con delicatezza e solennità, facendomi sentire anche molto importante. E quando mi venivano le mie tonsilliti ricorrenti, la sera, dopo aver finito le visite, passava a controllare se la mia febbrona fosse scesa, mi prescriveva la penicillina e immancabilmente poi, per dare una mano a mia madre, cieca e sola con me fuori combattimento e mia sorella piccolissima, andava pure a comprarmela in farmacia. Antonio Ciardiello, si chiamava, il mio benefattore, che è morto troppo presto, quando non ero ancora adolescente, ma che non scordo. Non ho mai più trovato un medico così.

      Elimina
  5. questa tua riflessione l'ho trovata anche in tiziano terzani.
    non ho nulla da aggiungere, hai già detto tutto.
    anzi...dottore dottore mi fanno male le ossa...il dottore bhè non le mangi...
    vabbé questa era un pò triste e rifritta... :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Terzani era un illuminato: tutta la mia battaglia interiore è combattuta con l'obiettivo di diventare così, aperta al mio essere mortale, accettando di dover morire e cominciando perciò finalmente a vivere in pienezza e in autenticità ogni momento del mio presente :)
      ( :D Ti rispondo con un'altra barzelletta alquanto rifritta: "dottore dottore, guardi, dovunque mi tocco mi fa male, ahi, ahi, ahi!" "E' perché ha il dito rotto" )

      Elimina