lunedì 23 aprile 2012

PadreMadre

Com'è difficile per una madre, per un padre, comunicare con un figlio, con una figlia, che non sono più i fiduciosi, sereni, rassicuranti bambini che erano appena ieri.

Com'è difficile per un figlio, per una figlia, parlarsi con una madre, con un padre, che li guardano con occhi esausti, vitrei, spauriti, senza nemmeno più riuscire a sforzarsi di scorgere in loro un'ombra di quei loro bambini ora irriconoscibili.

Fiumi di parole che diventano discorsi che basta sempre un attimo perché si accendano e diventino diverbi. Insulti. Grida. Schermaglie. Battaglie. Che giorno dopo giorno tracciano solchi sanguinosi nei cuori degli appartenenti a tutte le fazioni. Tutti sono parte lesa, in queste guerre senza vincitori.

E talvolta finiscono con un bombardamento finale al napalm che stermina tutto, lasciando nell'aria un terrificante silenzio postatomico, una desolazione insostenibile e fatale.

Allora, al posto della parola, ecco il canto. A lenire la disperazione, lo smarrimento, l'incredulità di uno strappo talmente violento e irrimediabile, che echeggia anche tra noialtri, noi madri e padri, e i nostri figli ancora vivi a combattere con noi. A coprire il rumore osceno di un colpo che ha spezzato per sempre ogni possibilità di tornare indietro a spiegarsi, parlare, capirsi.

Dove non si riesce più a comunicare a parole, non ci si rassegni mai a tacere. Si canti, piuttosto.

Ciao, figlio.




Padre, occhi gialli e stanchi, nelle sopracciglia il suo dolore da raccontarmi
Madre, gonna lunga ai fianchi, nelle sue guance gli anni e i pranzi coi parenti
Non mi senti, o non mi ascolti, mentre piango ad occhi chiusi sotto al letto

Padre, e se mi manchi è perché ho dato più importanza ai miei lamenti
Madre, perché piangi? Ma non mi hai detto tu, che una lacrima è un segreto?
Ed io ci credo, ma non ti vedo mentre grido e canto le mie prime note

Ma se, una canzone che stia al posto mio non c'è
eccola qua: è come se foste con me

Padre, mille anni, e quante bombe sono esplose nei tuoi ricordi
Madre, tra i gioielli, sono ancora il più prezioso tra i diamanti?
Ma non mi ascolti, non mi senti, mentre parto sulla nave dei potenti

Ma se una canzone che stia al posto mio non c'è
eccola qua: è come se foste con me
Ma se una canzone che stia al posto mio non c'è
eccola qua: è come se foste con me

Padre, occhi gialli e stanchi, cerca ancora coi tuoi proverbi a illuminarmi
Madre, butta i panni, e prova ancora, se ne hai voglia a coccolarmi,
perché mi manchi, e se son stato così lontano è stato solo per salvarmi
Così lontano è stato solo per salvarmi
Così lontano è stato solo per salvarmi

Ma se una canzone che stia al posto mio non c'è
eccola qua: è come se foste con me
E' come se
foste con me
E' come se
foste con me

4 commenti:

  1. Non so commentare. Non so davvero come. Perché io la frattura con mio figlio l'ho avuta quando aveva 16 anni, dopo 16 anni di simbiosi. Io spero sempre che si possa ricucire, ma ci sono troppi fattori esterni, troppe presenze devianti.
    A volte bisogna lasciare andare. Ma io non la volevo più questa simbiosi, io volevo una fraternità, una comunione di intenti e di rispetto. A volte non è possibile.
    Io e mia figlia stiamo vivendo un vero e proprio lutto. Ed è inutile girarci attorno. Così, non è giusto.
    Per cui ti abbraccio.

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  2. Sarà perchè ho avuto un solo figlio? Forse, ma io e lui siamo andati sempre d'accordo pur lasciandogli ampia libertà.
    Risultato? Almeno da sei o sette anni io sono suo figlio.
    Niente lezioni per nessuno, una semplice constatazione.
    Le mamme non vengono lasciate mai, i loro figli le adorano anche se a volte può non sembrare così.
    Tranquilla Cri, te e Alfredo.

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  3. Una bella canzone .... che non conoscevo, nè pensavo che @Cremonini fosse capace di scavare così in profondo e con tale poetica forma ... mentre ribadisce cantando che, qualunque siano stati i rapporti con mamma&papà, un figlio maschio .... li porterà sempre nel cuore, pur non dandolo quasi mai a manifestare, rifuggendo - quando in gamba ed autonomo - dagli atteggiamenti mammoni conditi da "baci e abbracci" ....

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  4. Martina, Aldo, Bruno, oggi non riesco a trovare l'energia di tirar fuori da me parole adatte per replicare alle vostre, dono immensamente importante di una parte importanti di voi, dei vostri vissuti, della fisionomia della vostra anima. Il figlio che saluto qui non è Matteo, è Gianmarco. Ma in Gianmarco se n'è andato anche un pezzo di Matteo, di Matteo che annichilito, gli occhi rossi, mi ripete "non riesco a credere che Gianmarco non ci sia più", "perché l'ha fatto, lui era l'ultima persona che avrebbe potuto fare un gesto simile", "cosa aveva dentro, Gianmarco? Forse per cinque anni sono stato accanto ad una persona che non ho mai conosciuto", e l'angoscia che sottende quest'ultima domanda è quella di chi crede che allora anche dentro di sé, nascosto accuratamente ci possa essere anche solo un'ombra di questo qualcosa così terribile e incognito e perversamente seducente da spingere un ragazzo di diciotto anni a chiuderla qui, a scendere dal treno, ad andare lontano, via da tutto e da tutti.
    E nella mamma di Gianmarco c'è un pezzo di me. Quella mamma che ricordo per averla vista un paio di volte amorevole, legatissima al figlio. E nel padre di Gianmarco c'è un pezzo del padre di Matteo. Quel padre con cui forse c'erano conflitti, come ce ne sono, di maggiore o minore intensità, in tutti i rapporti tra genitori e figli, dello stesso sesso ma non sempre e non solo, quando i figli devono distaccarsi per diventare adulti. E ieri pomeriggio non trovavo requie a quest'ossessività bruciante, che si assomma con le altre che non mi danno pace in questo periodo, e continuavo a cercare un senso, un senso, un senso. E alla fine mi sono arresa, il senso non c'è, o forse sta proprio lì il senso, nel non senso. Allora, nel silenzio dei pensieri, è affiorata la musica. Una canzonetta pop, manco impegnativa, ma boh, che m'è parso svelasse un tassello dell'enigma, come se Cremonini davvero si fosse messo in gioco, raccontando una sincerità di sentimento che spiega almeno in parte certi meccanismi. Che dà una minima idea di come si possa arrivare a staccarsi, a scavare solchi tanto profondi, senza saper manco come sia cominciato il processo...
    (E meno male che non avevo la forza di cavarmi fuori parole... Vabbè. :) )

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