martedì 1 gennaio 2013

Capodanno a San Vittore

Crrr... crrr... crrr...
Questo disgraziato che russa. Sono ore che russa imperturbabile, beato lui. Si sente per tutto il raggio. Per lui è una notte come tutte le altre. 
Uno schianto fragoroso all'esterno, vicinissimo.
In un'altra notte ci sarebbe da allarmarsi. O magari per qualcuno, qua dentro, da sperare. Ma stanotte no. Stanotte sono spari di gioia. Perché poi di gioia? Per il fatto che finisce un anno e ne comincia un altro? Chi sa se c'è nebbia o neve? Dal rumore parrebbe nebbia. Sciocchezze. Come se si potesse capire. Forse è una serata limpidissima, algida. Forse il cielo è gremito di stelle che palpitano nitide. Come libri che s'aprono e si chiudono.
Un tintinnìo metallico che s'avvicina a intervalli regolari: din-din-din... din-din-din... Come se arrivasse uno di quei lebbrosi che un tempo camminavano con un campanello al piede per allontanare i viandanti notturni. Dio, com'è presto ancora: è la ronda col secondino che picchia sulle sbarre per sentire se sono intatte; appena le dieci, dunque.
A quest'ora nei locali notturni e negli alberghi dove sono apparecchiate le cene di San Silvestro comincia ad arrivare la gente. I saloni sono quasi vuoti ancora e sui tavoli c'è il carrello "Riservato". I camerieri dormono in piedi come i cavalli e i suonatori dell'orchestrina quando vedono spuntare una brigata smettono di conversare e accennano un valzer in sordina mentre la cantatrice s'avvicina al microfono.
Quattro rivoltellate improvvise, nitide. Un povero diavolo che dalla finestra cerca di mettere in fuga i guai del passato e tener lontani quelli del futuro. Oh, vita! Caminito que el tiempo ha borrado... E quest'animale che continua a russare.
Attraverso le mura di San Vittore, Giuseppe B. ha sentito passare i giorni, interminabili. Dalle sbarre d'una finestrella ha visto scender la neve, pensava: "Ora tutta la città è bianca. Chi sa se ha nevicato anche a Genova?" Nelle città di mare, quando nevica e le strade e i tetti sono bianchi, il cielo sembra rosso.
Una settimana, due settimane. Pensava: "Adesso tutti i negozi sono illuminati, le vetrine scintillanti, la gente corre a far spese, si preparano gli alberi con le candeline e le stelle d'argento". Ha sentito arrivare la Vigilia, la grande notte. Perché anche nelle carceri queste ore entrano in qualche modo e si fanno distinguere dalle altre. Ha sentito avvicinarsi la fine dell'anno - oggi per le strade non si circola - e arrivare la notte di San Silvestro. Fino al camerone dei detenuti in questa notte entro l'eco di qualche sparo di gioia. Ecco il rumore di un tram lontano e un crepitio attutito: Dev'essere una di quelle trecce di mortaretti che i ragazzi mettono sulle rotaie. Che ora sarà? Questa è la notte più insopportabile per lui. A quest'ora nelle sale da ballo distribuiscono i berretti di carta e i rotoli di stelle filanti per la sarabanda di mezzanotte, già stanno stretti che non riescono quasi a ballare per la ressa, si pesta uno strato di coriandoli come neve, ballando bisogna distrigarsi dal groviglio di stelle filanti. Che silenzio, invece, qui, se non ci fossero questo che russa come un cannone quegli spari lontani ogni tanto. Forse la mezzanotte sarà già passata.
Ma ecco come un fruscio, quasi un soffio leggero di vento che passa nella rotonda e in tutti i raggi del carcere. E' entrato qualcosa. Da diversi punti si sente contemporaneamente qualcuno che si muove, si vedono nella fioca luce rossastra del camerone ombre che si alzano a metà del letto, da tutti i piani s'odono diversi "ps! ps!" e colpi leggeri alle sbarre delle celle. Ma come, hanno saputo tutti che proprio in questo momento, fuori, sta arrivando l'anno nuovo?
E subito, all'esterno, vicini e lontani, fiochi e fragorosi, colpi secchi, detonazioni, bombe, esplosioni, tatatatà, come di mitra; adesso sembra che in tutta la città si spari. E quest'animale che continua a russare. Non lo svegliano nemmeno le cannonate. Una voce da una branda in fondo: "Buon Anno!". "Buon Anno!" risponde una voce. Un passo nel corridoio. Tra le sbarre d'una cella un braccio porge un bicchiere di latta al secondino perché lo porti a brindare con un altro bicchiere di latta che un braccio tende tra le sbarre d'un'altra cella e poi lo riporti indietro... "Ti, uì! Buon Anno! Crrrrr... crrrr..."

S'è alzato quel magro che fa orrore: bello e repugnante con la zazzera grigia e la faccia grigia, ha trent'anni e sembra un vecchio, vestito come un attaccapanni; è il più cattivo e il più sfacciato. Ta-ta.ta.tatatà!
Buon anno! Bum! E quell'altro che se ne sta faccia al muro con la testa sotto le coperte? Ohé,  svegliati! Lascia andare, sta piangendo. Caminito cubierto de cardos la mano del tiempo tu suelo borrà. A quest'ora nei saloni degli alberghi e nei locali da ballo si spegne la luce per due minuti, l'orchestra fa il rullo come al circo equestre, le coppie si baciano, Buon Anno!
Fugaci clacson lontani, rapidissimi. La città dev'esser percorsa in tutti i sensi da automobili all'impazzata. Un ultimo sparo nitido, solitario: un ritardatario che tenta ammansire il futuro con un'arma da fuoco. Forse il suo orologio va indietro. O forse gli si era inceppata l'arma. 
Il cielo color cenere. A San Francisco mo' sona la sveglia, chi dorme e chi veglia, chi fa infamità. Crrr... crrr... Oh, vita!

2 commenti:

  1. Davvero. Campanile aveva davvero un dono speciale nel captare le atmosfere dell'anima. Ora poi, che ho corretto le migliaia di refusi, è ancora meglio :D

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