domenica 12 maggio 2013

Diamante


Oggi, giorno dedicato alla consumistica festa della mamma, il rullo compressore di FaceBook mi ha irritato più del solito.
"Auguri alle mamme!"
Auguri de che? In Italia, poi? Di questi tempi?

Che è, una presa pel culo? L'estrinsecazione ennesima dell'ipocrisia nostrana? Oppure un corroborante alla causa dell'orribile Marcia per la vita che ha sfilato anche quest'anno per le vie di Roma?
La botta decisiva è stata opera della mia amica Carmela, donna appassionata e sensibile, che ha creduto di farmi cosa grata lasciandomi in bacheca questa cosa qui:

"Essere Mamma non è un mestiere..
non è nemmeno un dovere...
E' solo un diritto fra tanti diritti. ( Oriana Fallaci..da Lettera a un bambino mai nato)"

Ora: tanto per cominciare, se c'è una che mi è sempre stata sommamente sui coglioni è proprio Oriana Fallaci. La trovo un'insopportabile spocchiosa fascista. Mi basta leggere il suo nome per andare in bestia.
Poi questo suo aforisma è di una malafede intollerabile. 
Sono stata a rodermi il fegato per un paio d'ore. Infine ho deciso di risponderle:
"Sai, Carmela, ci ho pensato e ho deciso di essere sincera con te: non sono d'accordo con Oriana Fallaci (non lo sono mai, del resto...): essere mamma non è un diritto. Dire che è un diritto è qualcosa di paurosamente vicino ad una mistificazione.
E' spalancare la porta dell'anticamera alle manifestazioni per la vita, che non hanno nulla né di cristiano né di umano.
Senza contare che, in una società come la nostra, e in Italia in special modo, affermare una cosa del genere è un'odiosa presa in giro collettiva; e quando è fatto dalle donne è un volersi alimentare illusioni le une con le altre.
Essere madri è un accidente della vita: si nasce, si cresce, si genera, si muore.
"I vostri figli non sono i figli vostri", dice Gibran, e lì mi attesto. E la sperimento ogni giorno questa verità. L'accetto, la vivo.
Se i figli non sono miei, ne consegue che essere madre non è un diritto.
Essere madre non è un diritto, né una scelta. Una scelta presuppone la conoscenza delle conseguenze di essa.
Se una madre - un genitore in generale - conoscesse le conseguenze del suo atto generativo, non lo compirebbe mai, manco a pagamento.
Si può generare solo per incoscienza. O per l'illusione di avere qualcuno da amare. Che in realtà nasconde l'illusione di avere qualcuno che ci ami.
Sbagliatissimo. Ma naturale.
Ha ragione Laura: quando ti nasce un figlio la società è convinta che tu debba perdere l'identità. E tante di noi sono disposte a cessioni di quote di se stesse in cambio dell'illusione di aver dato un senso alla propria vita diventando "madri".
Ma il senso della vita non è lì. Quello, ribadisco, è solo un accidente.
Il senso della vita è vivere. In relazione con gli altri viventi. Figli compresi, ovvio.
Credere ad una sublime concezione della maternità significa esporsi a delusioni incredibili, a tentazioni di controllo, di manipolazione (inutili, quando non perniciose) degli individui che abbiamo partorito e che, accidentalmente, ci vivono vicino.
Significa alimentare una dipendenza, e vivere dipendenti.
Significa opporsi al flusso dell'esistenza, e star male, e far star male.
Io invece voglio stare bene. Ho fatto la mia parte di arco, le frecce non sono mie.
Ora posso finalmente esplorare il mio essere freccia, e scoccarmi lontano, nell'unico ruolo di madre che davvero nessuno mi potrà togliere: di me stessa."




6 commenti:

  1. Mi distraggo un minuto e scopro che esiste qualcosa da ridire anche sulla festa della mamma.

    Non ci avevo pensato, sai?
    Nè alla faccenda del diritto/dovere, né all'ipocrisia, né all'aborto. Ho un concetto troppo pucci pucci delle feste, ghirlande a cuoricini, biglietti teneri, fiori. Massimo ero arrivata a pensare che è facile fare le mamme coi figli degli altri (ma anche avere un altrui matrimonio perfetto).

    A me piace vedere i figli delle mie amiche cantare "auguri mamma, buon compleanno!" perché sono buffi topoletti di neanche quattro anni e non capiscono che festa sia; mi piace la mia amica che piange perché la sua mamma è morta da poco e le manca; mi piace chi sforza un sorriso nella speranza di essere mamma un giorno, anche se fa fatica a diventarlo. Mi piace pensare che si possa essere le mamme che si vuole (anche se si legge Oriana Fallaci).


    Auguri, Crì (speravi di scamparli?)

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    1. Non si può essere le mamme che si vuole, Bionda: questo può pensarsi solo se si pensa che, come il titolo di un famoso libro di Bollea, "Le madri non sbagliano mai". Invece si può essere solo le mamme che si riesce ad essere, alla meno peggio: chi meno, chi peggio.
      Il che è già moltissimo, eh :D
      Non si può essere le mamme che si vuole perché, cosa si vuole veramente, come mamme? Qualcuno sa dirmelo? Nessuna mamma è mamma di natura, libera dai condizionamenti che la cultura, le esperienze esistenziali e l'influenza dell'ambiente familiare e sociale le ha trasmesso ed inculcato.
      E in definitiva non si può essere le mamme che si vuole, perché altrimenti bisognerebbe accettare anche le mamme alla Franzoni.
      Io non mi aspetto di scampare più a nulla, piccola: figurati se pensavo di voler scampare ai tuoi auguri (Grazie, altrettanto!) :D

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  2. "essere mamma non è un diritto. Dire che è un diritto è qualcosa di paurosamente vicino ad una mistificazione.
    E' spalancare la porta dell'anticamera alle manifestazioni per la vita, che non hanno nulla né di cristiano né di umano".

    Perfetto.

    Un post fatto col compasso. Ciao Cri!

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  3. Non sono mamma ergo non so commentare come dovrei.
    Le manifestazioni per la vita? Ma perché fanno 'ste buffonate quando si sa benissimo quello che succede con i medici che si dichiarano antiabortisti.
    La Fallaci? Cancellata da un pezzo, non leggo di lei neppure un rigo.
    Mi sembra di ricordare di aver letto molti anni fa soltanto quel libro sui colonnelli in Grecia il cui titolo se non sbaglio è "Un uomo".

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    1. Sicuro che non sia anche un po' mamma, tu?
      Perché fanno 'ste buffonate? Perché siamo un paese cattolico apostolico romano ipocrita e ferocemente dedito alle opere di bene a scapito altrui :D
      (Sono contenta che tu non legga la Fallaci!)

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