lunedì 2 settembre 2013

La fortezza vuota

"Mal comune mezzo gaudio".
Ah, quanto significato in questa saggezza popolare, oggi sconsideratamente disprezzata a favore dell'infelice ridicola illusione della supremazia di un individualismo ch'è perdente sotto ogni punto di vista.
L'idea narcisistica di essere speciali, diversi dagli altri nelle proprie sofferenze - ossia, nella partitura costante della nostra esistenza - prima ancora di essere patologica è tafazziana. Perché è la perfetta maniera per condannarci da soli, e senza scopo, al ritiro dalla salutare, inevitabile connessione con le persone, e anche col resto dell'universo mondo, indispensabile per la sopravvivenza.
Respingendo con latente spregio l'accettazione della imprescindibile condizione di uomo tra gli uomini, la mente morbosa ci fa il peggior servizio che il più acerrimo nemico possa concepire. Nella sua vanagloriosa allucinazione di eccentricità, lo psicotico si condanna da solo al proprio isolamento. Egli va in pezzi e sembra gridare aiuto, appigliandosi ad ogni ausilio possibile come un naufrago a qualsiasi pezzo di legno galleggiante, e attaccandosi a chiunque come una cozza allo scoglio, ma in realtà non lo vuole, anzi, lo disdegna. "Tu non puoi capire, nessuno può capire". L'interazione con un suo simile - uno qualunque, egli non distingue nella massa dei diversi da lui, non ha gusti né sentimenti, tranne un generico sentire filantropico che in realtà è maschera di una profonda, paranoica diffidenza verso qualsiasi specificità di contatto con gli altri a lui "inferiori" - può servirgli al massimo per svuotare il suo secchio di ansie e ossessioni, l'altro ridotto a discarica di rifiuti tossici. Il suo male interiore è cannibale e autoreferenziale, e per sussistere - in un atroce mors tua vita mea ingaggiato con colui che parassita e divora giorno dopo giorno - protegge quel malcapitato dalla possibilità di sanarsi costruendogli attorno un'inaccessibile tomba di ghiaccio che allo sventurato sembra il suo fondamentale guscio protettivo, ma in realtà separandolo dall'unica cura possibile, ossia l'accesso a relazioni autentiche con gli altri esseri umani, e prosciugandolo dall'interno per mancanza di dialettici stimoli affettivi, cioè di nutrimento del sé.
Al di là delle cause scatenanti - le ferite dell'infanzia, i condizionamenti sociali, le influenze esterne -, è questa catastrofe solipsistica la devianza ontologica che lacera l'anima dell'uomo contemporaneo.

La fortezza vuota: con questa metafora Bettelheim tratteggiò, in un libro bellissimo e insostenibile, la condizione dei bambini autistici rinchiusi nella sua Orthogenic School di Chicago. 

"Questa è la vostra ora, è l'impero delle tenebre".
Ora quei bambini sono usciti dalle cliniche, si sono propagati, sono diventati noi.

11 commenti:

  1. 'Tu non puoi capire, nessuno può capire" una frase abusata in un dialogo con l'altro e che fa sì che il malcapitato si rinchiuda nella famigerata torre eburnea...
    SE HO CAPITO QUANTO HAI SCRITTO, MA NON LO SO

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    1. HAI CAPITO PERFETTAMENTE! TU PUOI CAPIRE, IL CHE DIMOSTRA CHE SEI UNA PERSONA ECCEZIONALE PERCHE' PER CAPI' A ME... Ooops. :D :D :D

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  2. Sappi che ti leggo. Non so se è un bene o un male. Quando mi faranno uscire da questa stanza tutta bianca e con le pareti imbottite ne potremo parlare a voce. Comunque, mal comune è un'epidemia, come disse Marcello Marchesi.
    E' entrato un signore di bianco vestito, non so cosa vuole però mi porge delle caramelle bianche ...

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    1. Papa Francesco! Con le ostie della comunione! Ti vuol convertire profittando del tuo precario stato mentale! :D
      (Marcello Marchesi, che genio assoluto. <3 )

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  3. Spaventosamente feroce questa tua analisi, ma profonda e veritiera. E' il Male che divora come un cancro, ineluttabile, prodotto da una società che non riesce a ritrovare una dimensione umana che pure avrebbe in sé.

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    1. Mi è uscita di getto, stimolata da una corrispondenza con un'altra anima in pena che ottimisticamente pensavo di poter aiutare (in c*** te c'entra, in testa no, si dice a Roma) e che s'è ormai trasformata in una partita di tennis estenuante, nonché in una sorta di bignami accelerato e a fusione fredda (perché almeno questo l'ho ottenuto, che cose del genere non mi smuovono più i sentimenti, resta solo la mia tigna anche questa narcisistica di volerla avere vinta con la forza della ragione contro l'irragionevolezza altrui) dell'antica parabola del casumano, che mai ho osservato come su un lettino autoptico e compreso tanto bene come stamattina, rileggendola alla luce delle ultime interazioni con questo nuovo, e ci sento tutta la furia che ancora non riesco a controllare, l'irritazione, l'esasperazione, l'impazienza, la voglia di pigliarlo a calci. Io avrei forse delle buone intuizioni, talvolta, ma me le frego tutte col mio immediato ribollire vulcanico. Dovrei essere distaccata e misericordiosa, e invece sono ancora troppo coinvolta e agitata, quando invece, in ultima analisi, ho combattuto queste inclinazioni anche in me stessa, ne sono uscita, se gli altri vogliono crogiolarcisi a me che me ne deve fregare? Perché devo farne una questione personale? Edoardo ci dovrà lavorare ancora tanto per rendermi equilibrata e serena, secondo quello che saggiamente dice Hellinger: "Chi è in accordo con se stesso non ha bisogno di accanirsi"...

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  4. Io credo di aver "quasi" capito. Penso sia proprio così come tu attesti. Avevo bisogno di leggere una riflessione come questa tua, stranamente mi ha fatta uscire da una paturnia che mi affliggeva da qualche giorno.

    Ciao Cri

    :)

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    1. Oh, Nou, le tue parole mi rendono felice. Questa circolazione positiva di pensieri che fanno bene, tu che li lanci come un messaggio in bottiglia e l'altro che se lo ritrova davanti e lo legge e sente che gli può servire, è più di qualche volta una insperata e preziosa conseguenza delle relazioni in rete. A me è capitato lo stesso moltissime volte, nel tuo blog, in quello di Martina, di Ambra, di Minerva, di Antonio e di tutti gli altri: nel periodo massimo della mia depressione una mano importante me l'avete data proprio tutti voi. Chissà, forse per una sensibilità affine io e te abbiamo avuto a che fare con situazioni, nella circostanza, simili. Anche per me questa è stata una paturnia che mi ha afflitto, per la verità, ben più di qualche giorno, direi un anno intero come minimo, e anche di più. Pian piano ho fatto chiarezza, e ho cominciato a fare i conti e a distaccarmi da questa mia fragilità psichica nel farmi coinvolgere da persone simili, fino allo scoppio di esasperazione di ieri mattina, quando ogni casella è finalmente (per ora) andata a posto...
      Ciao, Nou carissima, un abbraccio. :)

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  5. proverbio che non condivido ma sagge riflessioni.
    ciao

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    1. Il proverbio non è mio, le riflessioni sì, dunque sono comunque lusingata. Ciao!

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    2. naturalmente :)
      intendevo solo dire che questo proverbio non fa per me. ciao

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