martedì 26 giugno 2012

Tra i francesi che si incazzano, i giornali che svolazzano

Ieri giornata di incredibili agnizioni, complicazioni, afflizioni, irritazioni, determinazioni, concentrazioni, emozioni, buffe sensazioni, ambivalenti attrazioni, imbarazzate rassegnazioni. Dì di molto rumore per nulla, di scoperte dell'acqua calda, di tutto qua?, di montagne che partoriscono topini, di microscopici cataclismi, tra ridarelle convulse e frenesie imbrigliate per il tempo di un battito di ciglia.

Poi, finalmente, oggi è un altro giorno. E quando mi sveglio realizzo che mi tocca andare in ufficio.

Dove trovo tutto esattamente come l'avevo lasciato giovedì. Perché le due colleghe che stanno svolgendo al momento la mia stessa mansione - loro in tandem, io da sola - non son state in grado di fare, insieme, tra venerdì e lunedì, un terzo del - poco - lavoro che io autonomamente ho svolto giovedì in un paio d'ore scarse.

E non si tratta di un caso di inefficienza della pubblica amministrazione, eh. Le due in questione sono operose e impegnate. C'è proprio una differenza di potenziale in termini di elasticità, tempi di reazione, capienza energetica mentale.

E io che sto sempre a colpevolizzarmi perché mi pare di perdere tempo in continuazione.

Perché, perché ho consentito a venirmi a seppellire qua dentro? Posso io passare dieci ore al giorno con gente che, quando sono arrivata al Gloria, sta ancora alla prima Avemaria del rosario?

E' una frustrazione che mi accompagna da oltre vent'anni. E meno male che, oltretutto, credevo con l'età di essermi rimbambita e di aver perso smalto.

Vedi, non c'è mai da disperare: nella P.A. si trova sempre l'opportunità di rinforzare la propria autostima. Ad esempio quando una delle due colleghe testé menzionate mi guarda perplessa abbrancare con decisione le pratiche e si azzarda ad offrirsi, incuriosita e collaborativa: "vuoi una mano, Cri, almeno per la prima? Tu detti e io scrivo? No, perché è troppo complicata, ha proprio un sacco di dati, eh, avevamo cominciato a darle uno sguardo ieri, hai visto quante particelle ?"
"No, grazie" sorrido "preferisco far da me, ma grazie."
Un quarto d'ora dopo questo scambio di battute arriva Claudio: vuol portarmi a far colazione alla macchinetta del sesto piano per spettegolare un po'. Io accetto. Tanto la pratica l'ho già finita.

Povero Claudio, è ciarliero e stimolante come sempre, ma non riesce a dissimulare del tutto un certo qual abbacchiamento. Quando torniamo giù prima di separarsi da me lasciandomi davanti alla porta della mia nuova stanza mi soffia nell'orecchio, svaporando come una pentola sul fuoco vicina al punto di ebollizione: "Cri, io non posso più sta' zitto, te lo devo dì. Non capisco come faccia il capo a reggere 'sta situazione, di là va tutto a ramengo, le cose da fare sembrano diventate una marea, non se ne vede mai la fine. La verità è invece che, semplicemente, quelle tre che ora stanno al posto tuo, tutte e tre insieme, non riescono a completare la metà delle cose che mandavi avanti tu!"

E adesso sto scrivendo perché sono in pausa e, come se dice a Roma, me gratto. Sbrigato tutto l'incredibile e delicatissimo arretrato della scorsa settimana, sono totalmente sfaccendata. Sarà che il mio cervello è tarato su un'altra velocità rispetto al resto dell'ufficio, e devo rassegnarmi ad aspettare che gli altri mi raggiungano. Mi sento un po' Coppi alla Milano-Sanremo del 1946, quando alla radio annunciarono "Primo classificato Coppi Fausto; in attesa del secondo classificato trasmettiamo musica da ballo"; e hai voglia ad ascoltare musica, per riempire quattordici minuti di distacco!

Meno male che da domani ho due giorni di ferie. Così avranno un margine di vantaggio. Mica per altro, per non demoralizzarli troppo, 'sti poveretti.

(E io, comunque, tengo per Bartali)


12 commenti:

  1. eh, che canzone... una delle tante perle geniali dell'immenso Paolo Conte...
    Ciao!!

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  2. ... ti capisco!!

    Ciao Cri e buon pomeriggio. Nonostante mi batta spesso per difendere, in pubblico ed anche qua in rete, la "categora", come te vivo le contraddizioni e le problematiche di un lavoro che, spesso, mal sopporto per la "vicinanza" di colleghi un po "particolari". Come te, peraltro, una quindicina di anni fa fui assalito da "ripensamenti" e provai, effettivamente, a "cambiare". Venivo dal privato, tutta un'altra storia... ma dopo 10 anni di "pubblico" avevo perso quello smalto e quella "professionalità" necessari... me ne resi conto amaramente!

    Purtroppo, nel pubblico non esiste la "produttività" come discriminante economica e questo, a mio parere, impedisce ogni possibile rinnovamento.

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  3. "Quel naso triste come una salitas, quegli occhi allegri da italiano in gita..."
    Anche io, Bartali forever! Un abbraccione. ;*

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  4. "Lol" (cit.)

    Poi bisognerà che mi spieghi cosa è successo. Io ci ho guadagnato una caciotta al tartufo, intanto :p

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  5. E sì cara Cri, io sono certo che il tuo cervello - e non solo - è tarato sull'ALTA velocità rispetto a...
    Guarda che combinazione io tenevo per Ginettaccio Bartali sin da prima di quel famoso 1948 quando vinse il Tour de France.

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  6. Ma quanto, quanto mi fa piacere vedere che son circondata da gente tanto compatibile <3

    Nicola, verissimo! Immenso Paolo Conte, ma grandioso anche Enzo Jannacci. E nella fattispecie che accoppiata... :P

    Ciao, Carlo! Anche io vengo dal privato: a ventun anni mi sono procacciata da sola l'assunzione in uno studio commercialista dove ho trascorso i tre anni più faticosi, più gratificanti e più stimolanti della mia intera vita lavorativa. Poi, purtroppo, ho acconsentito a farmi plagiare anche in quello dalla mia madre padrona e sono finita nel tritacarne del pubblico, che mi ha svuotato, svilito e peggiorato, non solo nelle competenze lavorative, ma proprio nella penuria di scambi significativi a livello umano... E sono anni che ormai sento l'impellente necessità di cambiare vita e tornare a fare un'attività che possa aspirare degnamente al nome di "lavoro". Consapevole della perdita di smalto che dici tu. Però non posso vivere senza contemplare almeno all'orizzonte quella possibilità...

    Angie, non dubitavo tu fossi anche in questo la più "giusta"! Mille baci, e tutto il mio <3

    Giulio, tu non mi pigli abbastanza sul serio. (Tutte cose divertenti, comunque ^^)

    Eeeeeh, Aldo caro. Rispetto a, rispetto a. Annuisco vigorosamente.
    (Davvero, guarda che combinazione... ;) :D )

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  7. Ciao Cri carissima, sei proprio fantastica! E' vero, c'è gente che mette in salamoia il cervello e sopravvive da zombie! Che tristezza! Dai, continua come sempre ad essere efficiente e frizzante, che soddisfazione riconoscere di essere in grado di far camminare un treno da soli, vero? Già, non tutti sono in grado di farlo, è come se fossero mono sinapsi.... Ma parliamo d'altro, Cri anche tu come Aldo abiti a Roma vero? L'ho già proposto anche a lui, vogliamo incontrarci un pom, prima di partire per le vacanze? Magari a prendere qualcosa di fresco seduti al bar per quattro chiacchiere ed un saluto? Mi farebbe veramente piacere, fammi sapere. Nel frattempo ti auguro buon wk. Un abbraccio affettuoso ed un sorriso.

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    1. Mi farebbe un gran piacere, Vania! Assolutamente :)
      Sentiti con Aldo, e fatemi sapere! Io mi libero senz'altro e non vedo l'ora!
      Se poi vuoi, fatti dare da Aldo il mio numero di cellulare ;)

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  8. In genere le persone con grosse qualità finiscono a fare i lavori più avvilenti, Cri. Un po' per scelte sbagliate (quella che raccontavi tu di te stessa, ad esempio, ma anch'io ne ho una bella lista), un po' perché non si ha il pelo sullo stomaco. Un po', ho scoperto con tristezza, perché soprattutto in Italia bisogna tenere la voce alta, in quella competitività dell'urlo che a me, forse troppo britannicizzata da tutti questi anni, non appartiene. Ti dico con incredibile ed amarissimo cinismo di tenerti stretta quel posto che ti avvilisce un po', ma comunque ti consente finalemetne di tirare un respiro. Hai un dono, sai lavorare e sai pensare (un dono così raro, quest'ultimo, in questa società avvilente), usalo a tuo vantaggio. E goditi la spettacolare estate romana (oddio quanto mi manca... mannaggia ai ricordi :D).
    Un forte abbraccio bella, io torno a lavorare, almeno ho la grande fortuna, in questo momento, di essere la manager di me stessa ;)

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    1. Davvero per certi aspetti è una grande fortuna, Martina, esser manager di se stessi! Ti dirò che ci aspiro con tutte le mie forze. Magari non lo farò domani, ma aver questo come obiettivo davanti agli occhi prima di tirare le cuoia mi aiuta ad avere uno stimolo per andare avanti :)
      (I tuoi consigli sono giustissimi, purtroppo... E grazie delle tue parole!)

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  9. Che leggendo m'è venuto un dubbio atroce, ok che tu sia veloce e son contento per te della cosa, ma QUANTO sono lente le tue colleghe? Parrebbe parecchio, senza voler togliere nulla a te. Guarda però che non è solo un problema della PA, anche dalle mie parti funziona così...io non sono veloce nè sopra la media, eppure sono una scheggia rispetto alla maggioranza dei miei colleghi/e.
    ciao.

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