giovedì 13 dicembre 2012

Brise marine


La chair est triste, hélas ! et j'ai lu tous les livres.
Fuir ! là-bas fuir! Je sens que des oiseaux sont ivres
D'être parmi l'écume inconnue et les cieux !
Rien, ni les vieux jardins reflétés par les yeux
Ne retiendra ce coeur qui dans la mer se trempe
Ô nuits ! ni la clarté déserte de ma lampe
Sur le vide papier que la blancheur défend
Et ni la jeune femme allaitant son enfant.
Je partirai ! Steamer balançant ta mâture,
Lève l'ancre pour une exotique nature !

Un Ennui, désolé par les cruels espoirs,
Croit encore à l'adieu suprême des mouchoirs !
Et, peut-être, les mâts, invitant les orages,
Sont-ils de ceux qu'un vent penche sur les naufrages
Perdus, sans mâts, sans mâts, ni fertiles îlots ...
Mais, ô mon coeur, entends le chant des matelots !


7 commenti:

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  2. straordinaria musica di Nyman, accompagna bene i versi di Mallarmé

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    1. Sono contenta di esserci riuscita, Antonio! La mia intenzione era proprio quella di creare una, il più possibile, armoniosa sinestesia...

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  3. Concordo in pieno con Antonio!
    Grazie soprattutto per la musica, perché non la conoscevo.
    Un abbraccio, carissima Cri.

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    1. Il binomio Nyman-Greenway ha prodotto una grande musica... Questa in particolare è tratta da Prospero's book, la rivisitazione barocca e visionaria di Greenway de La tempesta di Shakespeare, con il gigante Sir John Gielgud nelle vesti di Prospero a tenere a bada un mondo meraviglioso e frastornante di creature cantanti e danzanti. Un film che ho visto da troppo tempo, credo sia ora di riguardarlo :)
      (Oggi pomeriggio vado alla Feltrinelli a cercarlo, per sostituire la mia videocassetta ormai rovinata. E ad ordinare il tuo Tutta colpa di Tondelli, di cui ho letto recensioni assai interessanti ;) )
      Un abbraccio a te, e un altro grazie, carissimo Nick ^^

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  4. Bellissima la musica, ma così triste, così triste, in un continuum che dà il senso del vuoto, della solitudine. Come la poesia.
    Ma la bellezza suprema è accompagnata sempre da un velo di sofferenza.

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    1. La bellezza suprema è sempre accompagnata da un velo di sofferenza. Oh, sì. Non foss'altro che quella, ancestrale, primaria, della nostalgia per la pienezza, per l'assoluto, che si risveglia in noi, esseri mortali, quando sfioriamo davanti alla bellezza suprema l'eco di esso. E questa musica a me sembra, più ancora che triste, disperata, disperatamente, appassionatamente tesa verso quello sfiorare: in un continuum, sì, che è un eterno ritorno, perché ad ogni librarsi verso l'alto corrisponde un chinarsi di nuovo verso il basso. Noi non possiamo far altro che descrivere cerchi verso l'infinito. Ma questa ruota che ci porta verso l'alto e poi inesorabilmente verso il basso e poi ancora verso l'alto, questo è vivere :)

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