martedì 1 maggio 2012

La cognizione del dolore

Il pensiero della sofferenza non è discorsivo. Il pensiero urta contro il dolore fisico, contro la sventura, come la mosca contro il vetro, senza poter progredire in alcun modo né scoprirvi nulla di nuovo, e senza potersi impedire di tornarvi. Così si esercita e si sviluppa la facoltà intuitiva. Eschilo: "Mediante la sofferenza la conoscenza". Fare della sofferenza un'offerta è una consolazione, e quindi un velo gettato sulla realtà della sofferenza. Ma lo è anche considerare la sofferenza come una punizione. La sofferenza non ha significato. E' questa l'essenza stessa della sua realtà. Occorre amarla nella sua realtà, che è assenza di significato.


(Grazie a Bruno per la musica. Io adoro Piazzolla, ma non avevo mai avuto il coraggio di sentirlo suonato da altri che da lui... Invece questa esecuzione è bellissima, e ci sta perfetta.)

4 commenti:

  1. Le stelle sono bottoni di madreperla e la sera si veste di velluto:
    e tremola la sera fatua: è fatua la sera e tremola ma c’è
    nel cuore della sera c’è
    sempre una piaga rossa languente.
    @Dino Campana

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  2. Grazie sia a te che a Bruno per questa bellissima musica.
    Ciao!

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  3. Una cosa che mi ha sempre colpito... i pensatori che in vita hanno patito le peggiori malattie e sofferenze sono anche gli stessi che hanno prodotto i concetti più vitali e potenti (Spinoza, Nietzsche, Deleuze, Carmelo Bene...)

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  4. Entro sommessamente, in punta di piedi, con poca voce, per salutarvi e ringraziarvi tutti, Bruno che aggiunge balsamo a balsamo, Nicola col suo splendido sorriso di luminosa intelligenza, Bomba... Bomba che mi fa alzare il volto al cielo con rinnovato vigore. Se il nostro vivere è, come è, esperienza di mortalità, la sofferenza è strumento di conoscenza, l'ansia divorante condizione esistenziale privilegiata, la solitudine grazia e fiera esclusività imprescindibile che tratteggia i contorni di un'anima integra e consapevole che sa riconoscere altre anime affini. Scrive ancora Simone Weil: "Non lasciarti imprigionare da nessun affetto. Preserva la tua solitudine. Il giorno, se mai esso verrà, in cui ti fosse dato un vero affetto, non ci sarà opposizione fra la solitudine intima e l'amicizia; anzi tu potrai riconoscerla proprio a quel segno infallibile. Gli altri affetti debbono essere severamente disciplinati."

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