domenica 27 maggio 2012

Se una notte d'inverno un viaggiatore

Se una notte d’inverno un viaggiatore
fuori dell’abitato di Malbork
sporgendosi dalla costa scoscesa
senza temere il vento e la vertigine
guarda in basso dove l’ombra s’addensa
in una rete di linee che s’allacciano
in una rete di linee che s’intersecano
sul tappeto di foglie illuminato dalla luna
intorno a una fossa vuota
Quale storia attende laggiù la fine?
chiede, ansioso d’ascoltare il racconto.

- Lei crede che ogni storia debba avere un principio e una fine? Anticamente un racconto aveva solo due modi per finire: passate tutte le prove, l'eroe e l'eroina si sposavano oppure morivano. Il senso ultimo a cui rimandano tutti i racconti ha due facce: la continuità della vita, l'inevitabilità della morte.

9 commenti:

  1. Se riuscissi a capire quel romanzo di Calvino mi invidierei da solo e qundi invidio chi lo ha capito.

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    1. Io ho capito così, che bisogna capirla come la racconta il romanzo alla fine, con le parole che ho copiato nel post. Poi se ho capito bene non so.

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  2. Le due facce sono quelle che corrispondono alla realtà della vita che "continua" per finire "inevitabilmente" nella morte.

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    1. E' quello il mistero ciclico sul quale indaga Calvino, scienziato, semiologo, filosofo e artista...

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  3. Vorrei iniziare a leggere Calvino, cosa mi consigli?

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    1. Faccio conto che non scherzi (non mi pare di conoscere gente che non abbia MAI letto Calvino!) e ti piglio in parola. Calvino in realtà - sia nei libri dichiaratamente tali, come Marcovaldo, Gli amori difficili, Le Cosmicomiche o Ti con zero o lo splendido e suggestivo Le città invisibili, sia nei libri solo in apparenza "unitari", come Palomar, o questo Se una notte d'inverno è un viaggiatore - è un narratore di racconti: affastella novelle su novelle, aneddoti su aneddoti, affascinato dall'idea di osservare, analizzare, ri-comprendere l'intera complessità e vastità della somma delle storie del mondo, in una sorta di ricerca del filo conduttore delle cose che dall'origine arrivi al loro fine ultimo, al significato del tutto, per sfiorare il quale è necessario non ignorare nessun pezzo del puzzle atto a comporre il quadro. A parte Il sentiero dei nidi di ragno, incentrato sulla Resistenza, le uniche sue produzioni avvicinabili al concetto di romanzo sono quelle che, a loro volta considerabili "racconti lunghi", compongono la trilogia de I nostri antenati, ossia Il barone rampante, il visconte dimezzato e il cavaliere inesistente. Dei tre quello più corposo e ricco di trama, dove il peso del significato metaforico non è meno importante ma più lieve, lasciando campo più libero al fiabesco (che per Calvino è sempre imprescindibile) e all'immaginifico puro, e consentendo anche una libera lettura del testo come romanzo di formazione e di avventura (sia pure tutta sui generis) è il barone rampante. Io comincerei da lì, se volessi fare un assaggio di Calvino. (Calvino è anche il nostro illustre omologo dei Fratelli Grimm: in ogni libreria di gente della mia età non possono mancare le sue Fiabe italiane!)

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    2. grazie CRI, inizierò dal barone rampante, non ho mai letto calvino, l'ho considerato più volte ma l'ho sempre messo da parte.
      buona giornata.

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  4. Per la precisione lessi molti anni fa quel romanzo di Italo Calvino "Il barone rampante", ma quello lo capii benissimo e mi piacque. Credo di averlo riletto dopo qualche tempo.
    Evidentemente allora avevo la mente più fresca.

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  5. Grazie, Aldo! Hai contribuito a convincere Endi :)

    (E chissenefrega della mente fresca. Meglio avercela calda!)

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